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‘Da noi tutti debbono migliorarsi ogni giorno, io per primo’

Guerra e il Lugano si mettono in tasca altri 3 punti, in un martedì tutt'altro che facile al cospetto dell'Ajoie. ‘Bene la pazienza, ma serve continuità’

Primo gol in bianconero anche Cole Cormier, entrato in corso d’opera in un Lugano rimasto (per scelta) senza Zanetti
(Ti-Press/F.Agosta)
19 settembre 2023
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Lugano – Il secondo tempo è cominciato appena da diciassette secondi, quando l’indisturbato Gillian Kohler approfitta dell’approssimazione bianconera per mettere alle spalle dell’incolpevole Koskinen il disco dell’uno a zero. Un gol arrivato un po’ dal nulla quello dell’attaccante numero 29 dell’Ajoie dimenticato da tutti davanti alla porta, ma che ha l’effetto di alimentare i dubbi, e non solo quelli dei giocatori, sotto la volta della Cornèr Arena. Anche perché già nel primo tempo – a parte il palo di Thürkauf – non è che il Lugano faccia stravedere, mentre invece nel secondo i ragazzi di Gianinazzi ogni tanto pasticciano specialmente nella zona centrale della pista, dove talvolta l’eccessiva leggerezza e l’approssimazione si traducono in qualche disco pericolosamente lasciato per strada, a tutto beneficio di un avversario che non soltanto è volenteroso, ma si dimostra pure bravo in ciò che fa. «Nessuno si aspettava una partita facile – racconta il difensore ticinese Samuel Guerra –. Lo sappiamo da quando è tornato nella massima Lega che l’Ajoie rappresenta un osso duro: non esistono più squadre materasso e anche stavolta ne abbiamo avuto conferma. Credo che la parola chiave per noi sia stata la pazienza: ci abbiamo messo 40 minuti per girare la partita a nostro favore ma alla fine abbiamo portato a casa questi tre punti».

E se a conti fatti è il Lugano a spuntarla, il merito non va soltanto all’opportunismo di Fazzini (lestissimo nel reagire all’involontario ‘piattone’ di Granlund, curioso assist per il provvisorio 2-1 al 39’05’’) e alla precisione chirurgica delle conclusioni dei vari LaLeggia (1-1 al 26’18’’, in powerplay: primo gol bianconero del canadese), Peltonen (suo il provvidenziale 3-1 al 53’28’’) e Cormier, autore quest’ultimo del 4-1 a 56’57’’ dopo essere entrato a partita in corso, quando Marco Zanetti (protagonista di una doppia penalità ingenua sul finire del primo periodo) verrà confinato in panchina per scelta tecnica. Infatti, se il Lugano riesce a restare a galla è anche merito di un boxplay solido, che resta in pista per dieci minuti su sessanta senza incassare reti, e – al pari di quelli di Ambrì e Zurigo – non ha subito lo straccio di un gol da inizio campionato. «Il boxplay ha funzionato bene, pur se ci sono ancora dei margini di miglioramento – continua Guerra –. Ci lavoriamo tanto e alcuni dettagli devono essere perfezionati, ma l’attitudine è quella giusta. I giurassiani hanno fatto un forechecking intelligente. Sono molto disciplinati, hanno fatto bene il loro lavoro. Mi ripeto, di sicuro sul piano della pazienza possiamo essere soddisfatti, ma nelle prossime uscite dobbiamo essere più cinici e più costanti. Personalmente sono abbastanza contento ma, mi conoscete, non lo sono mai del tutto: fisicamente mi sento bene, ma c’è tanto lavoro da fare e non mi spaventa. Il nostro punto di forza quest’anno è che tutti sono obbligati a migliorare ogni giorno, io per primo».

L’ANNOTAZIONE

Mikko il grande e il bastone del comando

Ghiaccio, sudore e parole. In questo caso, però, non alludiamo al famoso “trash talking” che nell’hockey dà sfoggio di sé soprattutto nelle delicate sfide di qualche serie dei playoff. Nella fattispecie pensiamo invece alla comunicazione sul ghiaccio tra giocatori della medesima squadra, e che nel martedì sera della Cornèr Arena fa fatica a passare. Lo dimostrano le molte incomprensioni che si verificano sul fronte bianconero in una partita già di per sé non semplice, perché – e non è una frase fatta – oggigiorno di partite semplici non ce ne sono. Un bell’esempio (o brutto, dipende da ciò che s’intende) di mancata comunicazione lo si ha nel periodo centrale, quando il Lugano sta per andare al cambio e il puck va ad arenarsi nell’angolo nel terzo difensivo ticinese: dapprima Mikko Koskinen sembra speculare che la traiettoria possa prolungarsi, poi capisce che non è il caso e di conseguenza deve chiedere rinforzi, perché lui in quella porzione di ghiaccio il disco non lo può giocare neppure col bastone. Purtroppo, però, di bianconeri non ce n’è neppure l’ombra, e così il primo ad arrivare è un attaccante vestito di bianco. E quella sarà solo una delle tre o quattro volte in cui il nativo di Vantaa, dall’alto dei suoi due metri, si vedrà costretto ad abbassarsi per picchiare il proprio bastone sul ghiaccio, chiedendo ai suoi compagni di darsi una mossa.

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