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‘Vorrei perpetuare la presenza dei Rockets a Bellinzona’

I Razzi hanno un nuovo presidente, con Matteo Mozzini che succede a Davide Mottis: ‘Vogliamo portare lo spettacolo in questa città dinamica’

Per il 48enne l’hockey è un affare di famiglia
(Mauro Cantamessi)
21 giugno 2023
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I Bellinzona Rockets ora hanno anche una guida, con il nuovo comitato presieduto da Matteo Mozzini, figura che al Centro Sportivo di Bellinzona è ben nota a tutti: «Mi sono avvicinato all’hockey all’età forse di cinque anni grazie ai miei fratelli Marco e Paolo che già lo praticavano e a mio padre Fernando, per 30 anni membro di comitato e ds dei Gdt, – racconta il 48enne ex attaccante –. Ho svolto tutte le giovanili nei Gdt Bellinzona, per poi passare all’Ambrì a 15-16 anni, giocando nei Juniori Élite e contemporaneamente in Prima Lega con i Gdt. In seguito ho deciso di andare a studiare, prima a Losanna e poi in Vallese, continuando a giocare a hockey a Sierre, una fantastica esperienza coronata dalla promozione in B in una città che vive di hockey. Poi per lavoro mi sono trasferito in Svizzera tedesca e con l’arrivo dei figli ho preferito optare per una formazione di Seconda Lega. Al ritorno in Ticino ho allenato per una dozzina d’anni nei Gdt, dalla scuola hockey ai Moskito, con qualche puntata nei Mini. Nel 2015 ho infine ripreso l’organizzazione dei Tornei internazionali di Bellinzona».

E adesso c’è la nuova avventura come presidente dei Bellinzona Rockets…

Il tempo di metabolizzare non l’ho ancora avuto, perché da quanto ho ricevuto la proposta tutto è andato, e sta andando, a mille all’ora e sono ancora dentro. È un mix tra orgoglio e adrenalina. C’è tantissimo lavoro da svolgere in pochissimo tempo, siccome abbiamo dovuto attendere che il nuovo Cda fosse ufficialmente nominato per poter avanzare con il lavoro e firmare i contratti di giocatori e membri dello staff. C’è molto entusiasmo, a tutti i livelli: tra gli azionisti Gdt e Hcap, tra i membri del Cda ma pure, lo percepiamo, nella piazza bellinzonese. Con quasi quattrocento tesserati c’è un notevole potenziale di sostenitori e pubblico e sul quale cercheremo di far leva, trasmettendo il nostro entusiasmo.

In questo ruolo succede a Davide Mottis, protagonista dell’era biaschese dei Razzi…

Il Cda uscente va lodato per il lavoro che ha fatto. Ha immaginato e realizzato questo progetto, portandolo avanti in modo egregio per sette anni, nonostante delle enormi difficoltà. Soprattutto pensando che non aveva alle spalle un settore giovanile e un club con una storia cinquantennale, sulla quale possiamo invece contare noi. Siamo convinti che sarà questa la chiave del successo dei Bellinzona Rockets: l’identificazione con il territorio e con i Gdt. Non abbiamo la presunzione di considerarci più bravi di chi ci ha preceduto, ma crediamo che il contesto sia a noi favorevole. Siamo grati alle persone che hanno guidato i Ticino Rockets fino a oggi, tutte in gamba e molto professionali e che hanno dato l’anima per questo progetto.

Qual è quell’aspetto che tiene particolarmente a realizzare durante la sua presidenza?

Per 30 anni in casa – anche mia mamma e mia nonna sono sempre state legate ai Gdt – ho sentito parlare di hockey e di collaborazione tra Bellinzona e Ambrì. E forse è per questo che mi è stata proposta la carica di presidente, è una questione di famiglia. Io ho accettato ben volentieri, conscio che non sarà per nulla facile, ma con l’obiettivo di perpetuare la presenza dell’hockey che conta a Bellinzona. Penso che un movimento ampio come il nostro, con un settore giovanile florido e in crescita, che lavora come se fosse una grande famiglia, meriti una squadra faro in grado di far sognare bambini e ragazzi. Inoltre questa squadra potrà essere molto interessante per i giovani che arrivati a 18 anni si trovano a scegliere, come feci io, tra tentare il salto in National League o il continuare gli studi. Troppi esempi di carriere mancate portano a fare la seconda scelta e a mettere in secondo piano l’hockey, quando uno scalino intermedio come la Swiss League permetterebbe di non rinunciare a nessuno dei due.

Per la città invece (per la quale Mozzini siede attualmente in Consiglio comunale), cosa possono rappresentare i Bellinzona Rockets?

La città di Bellinzona per me è la città dinamica di questo decennio, grazie alle sue opportunità geografiche, politiche ed economiche con i nuovi poli di ricerca, lo Switzerland Innovation Park. C’è grande fermento, un’alta qualità di vita, che magari in altre città si è un po’ degradata a causa dell’eccessivo urbanismo, e un’evoluzione demografica positiva. Ci sono tanti bei progetti e visto che a volte si rimprovera a Bellinzona di essere una città morta, ecco che l’hockey porta spettacolo e animazione. Alla bella realtà del calcio adesso si aggiunge anche l’hockey di Swiss League.

Al momento ci sono però ancora alcune incognite in vista del ‘battesimo del ghiaccio’, una di queste è la ripartizione dei compiti in comitato («rimangono ancora dei piccoli aggiustamenti possibili», spiega Mozzini), un’altra è l’occupazione delle piste del Centro Sportivo di Bellinzona:

Questo è un lavoro che è già stato eseguito da Nicola Pini, direttore sportivo dei Gdt, con il quale ho condiviso una grande parte di carriera hockeistica e ora anche quest’avventura. Pini, ancora prima che sottoscrivessimo l’accordo per portare i Rockets a Bellinzona, ha verificato la fattibilità per l’occupazione, in maniera oculata, assieme alle autorità cittadine, all’Ufficio cantonale dello sport e al Club di Pattinaggio. Bisogna anche dire che i Bellinzona Rockets non andranno a occupare gli orari di punta, infatti non si alleneranno la sera dopo la fine delle scuole, ma in fine mattinata o a inizio pomeriggio.

I prossimi passi

‘Contratti finalizzati a breve’

Per il Cda quali sono dunque i temi più urgenti da affrontare?

Quello principe è comporre la rosa e lo staff tecnico, visto che il nostro lavoro è finalizzato a portare una squadra sul ghiaccio. Abbiamo già degli ottimi contatti, che cercheremo di finalizzare nei prossimi giorni.

Un’altra questione paventata nelle ultime settimane era la collaborazione con una seconda società di National League oltre all’Ambrì Piotta, a che punto è?

Le discussioni sono in corso e molto avanzate, con ogni probabilità potremo fare un annuncio a breve, senza anticipare se sarà positivo o negativo. Le collaborazioni sono benvenute e importanti, in particolare adesso che come Bellinzona Rockets siamo appena nati, ma la nostra priorità è conferire alla squadra un’identità territoriale. Vogliamo che sia una squadra di Bellinzona e del Ticino, vogliamo integrare la squadra nella capitale e che tutti i bellinzonesi la sentano come loro, dal nome, alla sede, passando per i giocatori. Vogliamo dunque avere un gruppo ticinese e bellinzonese, ma solo con loro non è possibile costruire una squadra, ben vengano dunque le collaborazioni. Ciò non significa però collaborare con qualsiasi club volesse mandarci un giocatore. L’impegno di gestione del gruppo sarebbe eccessivo, siamo dunque aperti a una o due collaborazioni, con chi desidera il bene dell’hockey ticinese. Se il Lugano volesse partecipare, e penso che gli gioverebbe, noi siamo pronti a discutere.

C’è poi la questione di logo e colori sociali:

Gli azionisti sono due: Ambrì Piotta e Gdt Bellinzona, ma la gestione amministrativa, economica e sportiva compete ai Gdt, ciò significa che, proprio per il discorso di integrazione, i colori sociali saranno quelli del Bellinzona, con il rosso che rimarrà pertanto dominante.

Poi bisognerà pensare anche al pubblico:

Contiamo moltissimo sul pubblico, come dicevo prima l’hockey è uno sport dunque uno spettacolo che ha senso solo se viene visto da degli spettatori. Abbiamo portato la compagine a Bellinzona, proprio per offrire questo spettacolo al pubblico, vogliamo coinvolgere tutta la famiglia Gdt, tutta Bellinzona e il Sopraceneri e tutti coloro che amano l’hockey. Vogliamo trasmettere il nostro entusiasmo a tutta questa gente, affinché venga in pista, si senta bene e si diverta e voglia tornare anche per la partita successiva».

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