Hockey

La Svizzera vince e non subisce, mentre Thürkauf torna casa

Dopo aver travolto la Slovenia all'esordio, la Nazionale di ‘Fischi’ colleziona un altro successo ai danni dei norvegesi. Mondiale finito per il numero 79

In sintesi:
  • Domenica nera per l'attaccante bianconero che s'infortuna alla spalla: rischia di doversi far operare, né avrà per settimane
  • In attesa dei rinforzi dalla Nhl, in 120 minuti gli elvetici non hanno incassato lo straccio di una rete
Davvero non ci voleva
(Keystone)
14 maggio 2023
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Una nuova vittoria, dopo il reboante 7-0 di sabato agli sloveni. Una nuova vittoria, oltretutto, ancora senza subire reti contro una Norvegia che vorrebbe, ma non ci riesce. Insomma, l'inizio del Mondiale di Riga è indubbiamente da incorniciare per la Nazionale. Anche se la domenica di Riga riserva purtroppo una brutta notizia, che arriva già dopo due minuti e mezzo. Quando Calvin Thürkauf scivola malamente alla conclusione di un 2 contro 1 avviato da Bertschy, con il pattino del bianconero che si pianta nel ghiaccio e il numero 79 batte violentemente la spalla contro la balaustra. In panchina Fischer reagisce con una smorfia, la stessa che compare sul volto del venticinquenne originario di Zugo, che dopo essersi rialzato non transita neppure dalla panchina, ma si dirige immediatamente negli spogliatoi. La prognosi è impietosa: l'attaccante soffre di un problema alla spalla che rischia di coste

Intanto, in pista, la Svizzera è una delizia per gli occhi: c’è ritmo, c’è intensità, c’è rapidità nel gestire il disco e nel prendere le decisioni, con la Norvegia che non può far altro che chiudersi, ma il risultato è che quando il puck si trova nel terzo difensivo scandinavo l’impressione è che i rossocrociati siano in pista con un uomo in più. Sul fronte avversario, invece, il primo puck sulla gabbia di Robert Mayer arriva soltanto all’ottavo minuto, ma è un tocchettino un po’ casuale, che il portiere del Servette agguanta senza problemi (a quel punto, tanto per essere chiari, il bilancio delle conclusioni è già di 7 a 1). E a furia di provarci, il gol alla fine arriva: è l’8’13”, e Dario Simion si fa beccare da Miranda liberissimo nello slot, e la conclusione raso-ghiaccio del ticinese sorprende tra i gambali Jonas Arntzen, venticinquenne portiere che gioca in Svezia nell’Örebro.

La Svizzera continua a spingere, e al dodicesimo si crea un’altra grossa occasione, con una veloce ripartenza che permette a Christian Marti, liberato da un intelligente servizio di Gaëtan Haas, di ritrovarsi tutto solo davanti ad Arntzen, il quale – d’istinto – riesce a metterci una pezza. Cosa che, invece, non succede al minuto 16’47”, con Janis Moser servito da un bellissimo passaggio di Denis Malgin da dietro la porta, e il difensore degli Arizona Coyotes toglie le ragnatele dal “sette”. Tuttavia, il coach norvegese Tobias Johansson prova subito a giocare la carta del coach’s challenge e gli arbitri gli danno ragione, ravvisando un precedente contatto del pattino di Ambühl, finito brevemente nell’area di porta, con il gambale del portiere.

In pista però la musica non cambia minimamente e, dopo che a un minutino dal termine un tiro di Marti dalla blu si stampa sul palo, a trentadue secondi dalla pausa arriva il meritatissimo raddoppio rossocrociato, con Glauser che sfrutta l’intelligente tocco ‘no look’ di Miranda e piazza il disco sotto la traversa.

Alla ripresa delle ostilità, i rossocrociati riprendono il loro monologo, e al quarto minuto del secondo tempo, dopo una bastonata al volto di Ambühl da parte di Kaasastul, gli uomini di Fischer possono tornare ad allenare il powerplay. Che, per una volta, dopo la scorpacciata del giorno prima, non ottiene soddisfazione. Poi tocca agli elvetici restare sul ghiaccio in quattro, dopo un aggancio fischiato a Geisser, e in quella superiorità numerica per la prima volta i norvegesi riescono a rendersi minacciosi sul serio, con Robert Mayer che in un paio di occasioni è costretto a superarsi. I norvegesi sfruttano quell'occasione per creare il famoso ‘momentum’, e la Svizzera è costretta ad abbottonarsi. Anche perché al 34esimo un altro elvetico finisce in panchina, ed è Michael Fora per bastone alto, imitato al 34'47” da Herzog per sgambetto, con gli elvetici che per una trentina di secondi si ritrovano sul ghiaccio in tre contro cinque. Di significativo c’è che, scampato quel pericolo, nel minuto e mezzo restante a quattro contro cinque sono addirittura Bertschy e compagni ad avere più possesso del disco.

Il pericolo più grosso di tutti la Svizzera lo corre in avvio di periodo conclusivo, oltrettutto mentre si trova in superiorità numerica sul ghiaccio, con Trettenes che approfitta di un eccesso di leggerezza avversaria e va a stampare il disco sul palo. È un campanello d'allarme per ‘Fischi’ e i suoi uomini, che al 45’ possono nuovamente lavorare in powerplay, ma anche in quell'occasione il gol non arriva. Arriverà però nel finale, a porta vuota, grazie a Niederreiter, al 57'46”, dopo una traversa incredibile colpita da Loeffel con un tiro da cinquanta metri...

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