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Martedì nero, atto secondo ‘Queste cose non possono accadere’

Zero punti e un sacco d’imprecisioni in una serata che si trasforma ben presto in una corsa a handicap. E dove i bianconeri perdono anche Connolly

Luca Gianinazzi ha di che essere arrabbiato
(Keystone)
22 febbraio 2023
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Dischi persi, dischi dimenticati o, nella migliore delle ipotesi, dischi approssimativi. In estrema sintesi ecco il sunto del primo tempo del Lugano a Rapperswil, in un martedì sera che ricorda molto l’incubo di tre settimane prima, quel deprimente 6-1 in casa contro il Friborgo. Infatti, è soltanto il 4’39" quando Luca Gianinazzi si vede già costretto a chiedere il timeout per provare a dare uno scossone ai suoi: prima Emil Djuse riesce a passare in mezzo a Stoffel e Patry decorandoli con un bel cravattino, prima che un Dominic Lammer dimenticato da tutti sorprenda Stoffel con un backhand imparabile da quella distanza (1-0 al 3’19"); poi, come se non bastasse, un minutino dopo, a causa di un nuovo disco perso (stavolta in zona neutra) l’astuto Aberg pesca Rowe oltre i difensori Guerra e Andersson, e il centro della prima linea sangallese con una pregevole finta trasforma nel punto del 2-0 quello che a tutti gli effetti sembra un tiro di rigore.

Insomma, nel primo tempo davvero non c’è partita. Per quel che vale, lo certificano anche le statistiche dei primi venti minuti, che parlano di un malinconico 10-2, oltretutto con i bianconeri che tra il 9’29" e l’11’28" (prima va fuori Cervenka, poi Maier) rimangono sul ghiaccio praticamente per quattro minuti con un uomo in più. Così, quando da una nuova preoccupante amnesia (stavolta di Stoffel, al 14’27") nasce un secondo pseudorigore in favore del ‘Rappi’, nessuno può dirsi davvero sorpreso mentre osserva lo svedese Aberg spiazzare nuovamente un inconsolabile e incolpevole Schlegel, per il punto del 3-0.

Il Lugano? Per vedere la prima occasione (e badate bene: non la prima vera occasione, la prima e basta) bisogna attendere il secondo minuto del periodo centrale, quando un Troy Josephs ben lanciato da Giovanni Morini fallisce di poco il bersaglio. Ironia di una sorte beffarda, in questo caso, sul capovolgimento di fronte i sangallesi trovano il quarto gol, con un polsino al fulmicotone di Taylor Moy. A quel punto, tutti si dicono che la partita è finita. Invece, incredibilmente, è proprio allora che il Lugano cambia faccia: al 22’50" segna Patry, promosso in prima linea a causa dell’uscita di scena di Connolly (in attesa di conoscere l’esatto problema fisico del canadese, è potenzialmente una nuova tegola sulla testa di Gianinazzi già confrontato con gli infortuni di Arcobello e Marco Müller), poi al 34’54" tocca a Lukas Klok riaprire di botto la partita. L’impressione è che i ticinesi non siano più quelli indecisi e impacciati di qualche minuto prima. Paradossalmente, però, proprio nel miglior momento degli ospiti, basta un altro puck perso sulla ‘blu’ (da Santeri Alatalo, che stavolta non ne fa una giusta) e quell’Emil Djuse appena rientrato in pista dalla panchina dei cattivi si ritrova sul bastone un altro ‘rigore’, quello che vale il 5-2. E il discorso si chiude lì.

«Nella situazione in cui ci troviamo, soprattutto, non possiamo permetterci di non essere pronti sin dall’inizio oppure di accusare certi cali – dice il difensore Elia Riva ai microfoni di Rsi –. Domani questa cosa la dobbiamo analizzare e non deve più succedere. E non dobbiamo neppure cadere nelle provocazioni ma dobbiamo restare concentrati sul nostro gioco. Era la nostra terza partita in quattro giorni? È vero che un po’ la fatica si fa sentire, ma per quanto mi riguarda è meglio giocare delle partite che fare degli allenamenti: questa non dev’essere una scusa».

Arcobello si ferma, niente stranieri con licenza B

Quell’urlo in diretta tv, domenica sera alla Postfinance Arena, non lasciava presagire nulla di buono e, nonostante il cauto ottimismo della vigilia, gli esami strumentali a cui si è sottoposto ieri Mark Arcobello hanno evidenziato la frattura del malleolo della caviglia sinistra. «Dopo la valutazione effettuata dallo staff medico si è deciso per un trattamento di tipo conservativo, e i tempi di recupero per il ritorno in pista sono di circa sei settimane», si legge nella nota stampa del club, che nella migliore delle ipotesi non potrà tornare a contare sui servizi del proprio capitano fino al mese di aprile.

Con il mercato degli stranieri chiuso ormai da un mese, il Lugano non può evidentemente più correre ai ripari, e la società bianconera – la conferma arriva per bocca del direttore sportivo Hnat Domenichelli – nel frattempo non ha attivato alcuno straniero con licenza B, a differenza di ciò che ha invece fatto nel caso di alcuni giocatori svizzeri, le cui generalità verranno però rese note soltanto al momento della loro eliminazione dai playoff di Swiss League. C.S.

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