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Sulla giostra delle emozioni. ‘La fortuna? Ci era mancata’

Una finta di Spacek al prolungamento manda lo Zugo al tappeto, nella sera del debutto del discusso Alex Formenton. ‘Noi non abbiamo mai mollato’

Il 3-4 di Fohrler al 50’31’’ che dà avvio a tutta un’altra partita. La terza in una sola sera
(Ti-Press/Crinari)
21 dicembre 2022
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Ambrì – Perché bisogna crederci sempre. Perché non è mai finita. Anche quando l’occasione pare aver ormai spiccato il volo. Nell’hockey è (anche) così che vanno le cose. Può capitare che una squadra – l’Ambrì, nella fattispecie – riesca a rimediare a un primo tempo nato in salita ribaltare la situazione dopo essersi rimboccata le maniche. Poi, però, proprio quando la situazione sembra infine volgere in suo favore, il suo avversario – i campioni svizzeri dello Zugo, nella fattispecie – sfruttando le sue qualità offensive ribalta nuovamente la frittata, segnando tre gol uno più pesante dell’altro. È proprio così che vanno le cose nell’ultimo martedì di campionato del 2022, con lo Zugo che si presenta senza allenatore (infatti Dan Tagnes reduce da una piccola operazione alla schiena è collegato con la panchina, dove stavolta comanda Josh Holden) e in una ventina di minuti, tra il 25’01’’ e il 44’47’’, porta lo ‘score’ dal 2-1 per l’Ambrì al 4-2 in proprio favore.

Tutto questo, dimenticando però che nell’hockey non ci sono ipoteche che tengano. È il bello di uno sport che non vive semplicemente sull’onda delle emozioni, ma che da quelle stesse emozioni trae la propria essenza. Per accendere quelle emozioni ci vorrebbe tuttavia una scintilla, e quella scintilla è una veloce ripartenza al cinquantunesimo minuto, con Spacek e Pestoni che dialogano di prima intenzione o quasi, e l’indisturbato Fohrler aiutato dal ‘blocco’ di un autoritario Formenton mette alle spalle di Genoni il puck del 3-4. La Gottardo Arena improvvisamente viene risvegliata da un’energia nuova. È l’inizio di una nuova partita. La terza in una sola serata. E quando Dario Bürgler, forse il più abile tra i re Mida nostrani, quattro minuti dopo trasforma quel puck in oro, preparando il terreno al missile nel ‘sette’ di André Heim, tutto lo stadio balza in piedi: è l’agognato pareggio, al 54’49’’. «Dopo il 4-2 non solo abbiamo continuato a lavorare, ma abbiamo anche continuato a crederci – dice un entusiasta Tobias Fohrler –. Poi, è vero, stasera abbiamo anche avuto la fortuna dalla nostra parte. Finalmente, però direi: era da qualche partita che mancava... Il gol di Spacek all’overtime? Bellissimo, come bellissimo è stato il 2-1 al volo in powerplay».

Già, Michael Spacek. L’uomo da cui questo Ambrì non può davvero prescindere, e che in avvio di prolungamento si prende quasi gioco di Genoni con una finta che sembra la cosa più facile del mondo, e invece... Alla fine, i fari della ribalta sono tutti per il topscorer ceco, anche se stavolta l’attenzione dovrebbe essere tutta su Alex Formenton. «Se ero nervoso? Sì, lo sono stato fino all’ingaggio d’inizio, poi mi sono concentrato sul mio lavoro – dice il ventitreenne talento canadese –. Mi sono sentito subito bene: mi aspettavo subito una partita con molta intensità, ed è una vittoria che fa bene a noi, perché abbiamo lottato per ottenerla, ma fa bene anche ai tifosi. Claude Julien? Sì, certo, ho parlato anche con lui: ero un po’ sorpreso di trovare qui un allenatore di quel calibro, molto conosciuto in Canada. Ci aiuterà moltissimo, è poco ma sicuro».

L’ANNOTAZIONE

Parola al ghiaccio

Non c’è Chlapik, inciampato scendendo dall’autobus mentre era in viaggio con la nazionale (parrà pazzesco ma è così), dentro Alex Formenton. Senza sorprese. Libero di accasarsi in Europa dopo essere rimasto l’unico giocatore free-agent a non aver raggiunto un accordo con la sua squadra Nhl entro la fatidica scadenza d’inizio dicembre, dopo le polemiche sui social che ne hanno preceduto l’arrivo in Ticino, il ventitreenne attaccante degli Ottawa Senators ha potuto dimostrare al pubblico della Gottardo Arena quanto valga sul ghiaccio. Già in pista al secondo ‘shift’ nella linea completata da Spacek e Pestoni, in totale Formenton rimane sul ghiaccio 18’10’’, conditi da bilancio neutro. Infatti, se è vero che è lui a portare nel terzo offensivo il disco che vale il 3-4 di Fohrler, poco prima del 3-2 di Geisser si rende autore di ben due errori nella stessa azione: prima prova ad allungare un puck in zona neutra offrendolo però a Schlumpf, poi non riesce a gestirne un altro sulla blu. Detto ciò, le sue qualità non di discutono: per prima cosa non lo si sposta neppure a piangere, poi basta vedere come si muove per capire che il cosiddetto ‘hockey sense’ ce l’ha nel sangue. Come non citare, poi, i due dischi d’oro per Grassi e Spacek nel terzo centrale? Per tutto il resto, invece, ci vorrà tempo. «Io l’ho visto bene – dice di lui Luca Cereda –. È da molto che non gioca: quest’esperienza farà bene a lui per trovare il ritmo e a noi perché possiamo averlo in squadra».

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