hockey

Thomas Bäumle, una vita tra guantoni, gambali, piste e video

L’ex portiere dell’Ambrì si occupa dei nostri estremi difensori ai Mondiali. ‘L’avvento di portieri stranieri in Svizzera? Non è ottimale, ma…’

21 maggio 2022
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Ad Helsinki in qualità di allenatore dei portieri c’è anche l’ex biancoblù Thomas Bäumle, sotto contratto con la Federazione. Fresco di matrimonio, ci accoglie nella hall dell’albergo, laptop in mano e un viso che lascia trasparire l’entusiasmo e la motivazione. «La mia mansione principale è quella di occuparmi degli estremi difensori, vado sul ghiaccio con loro, analizziamo le prestazioni al video, discutiamo molto, cerchiamo correttivi, è un’attività molto interessante, non paragonabile al mio lavoro quotidiano maggiormente improntato sul lavoro con i giovanissimi», racconta Thomas. Insomma, il 37enne fa un po’ da chioccia a Genoni, Berra e Aeschlimann, ma non solo. "Faccio anche un po’ lo spione, osservo gli incontri dei nostri avversari, analizzo alcuni aspetti tattici, estraggo delle scene particolari che fornisco a Patrick Fischer». E con il selezionatore, Bäumle discute pure delle convocazioni. «Parliamo molto apertamente, lui chiede la mia opinione, io gli faccio le mie proposte e in seguito discutiamo, spesso siamo d’accordo su come muoversi. Chiaramente la decisione finale e definitiva spetta a lui». E a volte non è facile dover comunicare a qualcuno di tornarsene a casa. «È sempre un peccato, ma fa parte del gioco e tutti i candidati lo sanno perfettamente, sono professionisti».

Il nativo di Grenchen è un po’ preoccupato per l’andazzo attuale. Con l’aumento a sei stranieri sempre più club stanno ingaggiando dei portieri d’importazione. «Non è ottimale dal nostro punto di vista, è evidente. C’è però anche l’altra faccia della medaglia, la concorrenza e la pressione aumentano, non sarà più così facile come un tempo approdare in National League. In questo senso i nostri giovani dovranno lavorare maggiormente e quindi la qualità potrebbe magari aumentare, soprattutto dal punto di vista atletico. Attualmente ci sono diversi estremi difensori che non riescono ad affrontare un’intera stagione di regular season giocando praticamente quasi sempre da titolare e quindi si cerca l’opzione estera. Ciò rende comprensibile la mossa di un direttore sportivo, ovviamente tutti vogliono tutelarsi. Ci sono però delle realtà dove mi sento di poter escludere questa eventualità, come ad esempio Davos. Chiaramente in futuro ci saranno delle ripercussioni, sono convinto che diversi giovani portiere vedendosi la strada sbarrata proveranno a emigrare presto oltreoceano e farsi le ossa passando dai campionati giovanili statunitensi o canadesi, un po’ sull’esempio di Akira Schmid oppure Kevin Pasche».

Cosa è cambiato rispetto a una ventina di anni or sono, quando il giovane Bäumle iniziava la sua carriera nel Sierre? «Il gioco è diventato ancora più veloce e preciso, l’equipaggiamento è più leggero e comodo, a livello atletico invece penso che il nostro livello fosse come quello attuale. Ecco pure spiegato perché a mio avviso, come detto in precedenza, si deve imperativamente aumentare quest’ultimo fattore. Ai miei tempi la Nhl era quasi ancora un miraggio, solo qualche portiere elvetico vi militava, altrimenti era difficile arrivarci. Ora il mondo è diventato più aperto, le possibilità sono maggiori, già a 17 anni tanti giovani elementi partono e cercano la fortuna con una prospettiva abbastanza concreta di riuscire a sfondare». Bäumle faceva parte della fortunata nidiata del 1984, con Flückiger, Manzato e Stephan. Gli ultimi due sono ancora attivi, mentre Thomas ha smesso relativamente presto. «Daniel e Tobias sono due portieri top, negli ultimi due decenni sono stati costantemente tra i migliori del nostro Paese e hanno accumulato esperienze anche oltreoceano. È bello vederli ancora sul ghiaccio e sono preziosi, ad esempio Manzato con la sua esperienza a Berna aiuta tantissimo un giovane come Wüthrich. Io non ho rimpianti inerenti alle mie scelte, ho appeso i gambali al chiodo nel 2016, in questi sei anni ho vissuto esperienza lavorative gratificanti imparando tanto e conoscendo nuove persone. Vivere l’hockey da un’altra prospettiva è avvincente, durante la mia carriera in fondo l’unico obiettivo, il mio focus, era semplicemente d’intercettare il disco, adesso con il mio lavoro attuale scopro tutto ciò che si nasconde dietro, parecchie sfaccettature interessanti».

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