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‘È una piazza con aspettative al rialzo. Ma non mi spaventa’

John Gobbi parla del suo nuovo incarico (che assumerà dal 1° ottobre) come Ceo del Friborgo

Pronto per una nuova sfida (Keystone)
11 agosto 2021
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A Losanna, dove ricopriva la carica di direttore finanziario e amministrativo oltre che quella di responsabile del settore giovanile, ha fatto una sorta di apprendistato. Adesso, però, per John Gobbi arriva la grande sfida: quella di assumere, a partire dal 1° ottobre, la funzione di Ceo del Friborgo. Lasciate le rive del Lemano, il 39enne di Faido s’appresta dunque a sbarcare in riva alla Sarine per vivere un’altra appassionante avventura della sua carriera da dirigente. «C’è sicuramente il piacere per essere stato scelto per questa posizione, rilevando il testimone di Raphäel Berger, e per il fatto di dirigere un club storico come il Friborgo. Vedo questa opportunità come un onore, ma anche un onere: sono perfettamente consapevole che mi attenderà parecchio lavoro. Del resto, onore e onere sono due cose che spesso si trovano abbinate fra loro».

Da una società, il Losanna, che aveva inaugurato la sua pista nel 2019, e che sullo slancio dell’entusiasmo generato dal nuovo impianto aveva rilanciato le sue ambizioni sportive, a un Friborgo che ha completato il sostanziale lifting della sua ‘casa’ alla vigilia dello scorso campionato. E che, anche lui, forse proprio grazie a questa innovazione, ha fatto un ulteriore passo avanti sul piano sportivo, chiudendo al terzo posto la passata regular season. «Una pista nuova comporta quasi sempre anche l’adozione di un nuovo business plan. È vero che a Friborgo si è scelto di ammodernare il vecchio impianto, adattandolo e rimaneggiandolo in particolare aggiungendovi un piano, anziché costruirne uno nuovo (un progetto unico nel suo genere: ciò che è stato fatto è qualcosa di straordinario), ma anche in riva alla Sarine l’entusiasmo che questa innovazione ha suscitato è stato davvero tanto. È come un cambio di generazione: per il Friborgo si è chiuso un capitolo durato quasi quarant’anni». Tanti quanti il Gottéron ne ha giocati nella 'Bcf Arena 1.0' (nota ancor prima come St. Léonard), dove ci era giunto nel 1982 dopo aver mandato in pensione la patinoire Les Augustins. «Chiaramente una nuova pista porta con sé anche nuove e più ambiziose aspettative dei tifosi e della piazza intera. Perché, di pari passo con la struttura, a crescere e cambiare sono pure tutte le attività economiche legate alla società, gastronomia compresa. Per questo sono certo che non mi mancheranno le responsabilità nel mio nuovo incarico. Ma ciò non mi spaventa». Laureato in economia a Ginevra, con un bachelor in gestione d’impresa e un master in compatibilità, controllo e finanze, John Gobbi con i numeri è del resto abituato a lavorare: «Prima di essere chiamato dal Friborgo lavoravo alla direzione delle finanze comunali per conto del Canton Vaud».

‘Un’opportunità unica’

Cosa ti aspetti da questo incarico? «Siamo in un periodo storico in tutti i sensi. Lo è per il club che ha appunto appena inaugurato la sua pista rinnovata, per il contesto in cui ci troviamo, ossia confrontati con una pandemia che inevitabilmente ha avuto e ha tutt'ora conseguenze dirette anche sul mondo dello sport, e storico anche per tutti i cambiamenti strutturali che stiamo vivendo in seno alla Lega, non da ultimo per quel che concerne il contingente degli stranieri. Ragion per cui a livello dinamico mi aspetta una sfida molto interessante e variegata». Imbarcarsi in una nuova avventura dirigenziale nel mondo dell’hockey in un periodo come questo, segnato dal coronavirus, non è forse proprio l’ideale… «Diciamo che è una sfida nella sfida. D’altro le occasioni bisogna coglierle quando si presentano, e questa per me era un'opportunità unica. Quella di vestire i panni del Ceo di un club è una cosa che ho sempre desiderato, ragion per cui quando me ne hanno dato la possibilità, non ho avuto grandi esitazioni nell’accettare. Anche se è vero che non è stata una decisione facile o presa a cuor leggero, anche perché implica importanti cambiamenti un po’ per tutta la mia famiglia. In fondo, pure dove lavoravo prima mi trovavo molto bene, per cui non è che cercassi necessariamente di cambiare lavoro...».

Prevedi cambiamenti o la tua sarà una gestione nel segno della continuità? «Sostanzialmente nel segno della continuità, perché chi mi ha preceduto (Berger, ndr) e tutto il Consiglio d’amministrazione hanno fatto un buon lavoro. A livello dirigenziale il club era già praticamente strutturato per poter rispondere al meglio alle mutate esigenze del nuovo impianto sportivo. Lo era già l’anno scorso, ma poi è arrivata la pandemia che ha un po’ bloccato tutto. Ciò che devo fare io è insomma rimettere in funzione tutto l’apparato predisposto da Berger e dal Cda. Anche a livello sportivo il club sta facendo molto bene: in questi anni la società ha saputo muoversi nella direzione giusta. Il terzo posto al termine della passata regular season è lì a dimostrarlo».

Veniamo alla piazza: quella di Friborgo, in fatto di calore del pubblico, ha poco o nulla da invidiare a quelle di Losanna o di Ambrì Piotta e Lugano… Anche in riva alla Sarine la gente vive delle emozioni che l’hochey sa dare: «Sì, sotto questo punto di vista assomiglia moltissimo alla realtà della piazza ticinese. La gente vive d’hockey, e c’è grande attaccamento al club. Anche per questo la sfida che mi appresto a raccogliere si prospetta assai stimolante». Quali saranno per te adesso i derby? Quelli contro il Losanna, il Ginevra Servette o quelli contro una squadra ticinese? «A livello di ambiente in pista, le partite più sentite saranno sicuramente le sfide contro le compagini romande, così come quelle contro il Berna. A livello di pubblico spero che anche le sfide con le ticinesi abbiano il seguito delle passate stagioni, quando quasi tutte erano ‘sold out’».

Non c’è però solo la ribalta della National League per il Friborgo quest’anno: in virtù del citato terzo posto a fine della passata regular season, la compagine si è infatti guadagnata il diritto di giocare in Champions League. Un torneo che vedi come? «Sul piano finanziario, a meno che non si arrivi almeno in semifinale, non è un torneo che paga granché, ma sul piano della qualità è sicuramente una ribalta interessante e tecnicamente valida. Lo vedo come un interessante investimento nello sviluppo dei giocatori, perché permette di acquisire esperienza a un buon livello internazionale».

È vero che manca ancora quasi un mese all’inizio del campionato, e che ne mancano quasi due alla tua entrata in funzione quale Ceo, ma ti sei già creato un'aspettativa sul piano sportivo per la stagione entrante? «È ovviamente difficile da dire, anche perché con l’introduzione dei pre-playoff sono arrivate diverse novità, con cui non abbiamo ancora ben familiarizzato. Non ho ancora discusso nel dettaglio con il club di obiettivi sportivi, ma è verosimile che l’aspettativa sia quella di chiudere la regular season tra le top-6 in modo da centrare la qualificazione ai playoff senza appunto dover passare per il turno intermedio. Dovessimo riuscire a confermarci tra le migliori quattro, come la scorsa primavera, sarebbe la ciliegina sulla torta. D’altro canto anche l’ultimissima posizione utile, la decima, ti lascia intatte tutte le chance di fare strada, come il Rapperswil ha dimostrato la passata stagione, arrivando fino alla semifinale».

E cosa ti ricordi del Friborgo conosciuto nei panni di giocatore avversario? «Mi ricordo di molte partite intense e belle giocate alla St. Léonard, o Bcf Arena che dir si voglia. C’era un ambiente molto caldo, con un pubblico particolarmente appassionato. Ogni volta che ho calcato questa pista ho ritrovato quelle componenti dei derby ticinesi».

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