FORMULA 1

Cinquanta volte Max Verstappen

Il campione del mondo appone la propria firma anche sul Gran Premio degli Stati Uniti, pur se quello di Austin non è il solito olandese arrembante

Non ce n’è (più) per nessuno
(Keystone)
22 ottobre 2023
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In cima alla gobba d’asfalto della Curva 1 non si vede altro che cielo. Il Gran Premio al Circuito delle Americhe di Austin è appena iniziato e Lando Norris è già in testa. Si è liberato in un lampo del pole sitter Charles Leclerc e ora, per diciotto giri, non vedrà davanti a sé altro che asfalto e cielo, le monoposto degli avversari le avrà tutte negli specchietti. Non è stata una stagione semplice per il giovane inglese. A inizio anno gli hanno consegnato una McLaren che abbondava di difetti di progettazione. Mentre sui tavoli da disegno degli ingegneri già si pensava a una macchina tutta diversa, Norris si arrangiava in pista come poteva. Con gli aggiornamenti dalla fabbrica sono arrivate buone prestazioni, ma anche una notevole concorrenza interna: il nuovo Schumacher in pectore, l’esordiente australiano Oscar Piastri, gli ha dato filo da torcere su una monoposto identica. Norris non ha ancora ventiquattro anni, ma in questa Formula 1 che va persino troppo veloce, con cinque stagioni alle spalle, è ormai da considerarsi un veterano. E il fatto che non abbia raggiunto ancora la sua prima vittoria nella massima serie mette un macigno sulle spalle del pilota inglese. Al diciottesimo giro, Norris porta la sua McLaren al cambio gomme e nella corsia di decelerazione sbanda pericolosamente, con la disperazione di chi sa che tutto è già perduto.

Alle spalle di Norris si è improvvisamente acceso il decano dei piloti inglesi: Lewis Hamilton, di anni trentotto e di allori mondiali sette. Anche il driver della Mercedes si è avvantaggiato dello svarione in partenza di Leclerc e si è sistemato alle spalle del connazionale. Sebastian Vettel, un altro pluricampione mondiale, disse di Hamilton: «Se ti massaggia come tratta le gomme, è pura magia». Hamilton nel momento cruciale della prima parte di gara dà il tutto per tutto e chiude il gap su Norris, e adesso è pronto a impossessarsi della prima posizione e della vittoria. È un momento cruciale per ogni scuderia: a Max Verstappen, partito dalla sesta piazza, la Red Bull ha montato una gomma più morbida, diversa dagli altri, un giro prima che il cambio lo facesse Norris; in Ferrari hanno deciso di mettere Sainz e Leclerc su due strategie diverse. Qualcosa nei calcoli della Mercedes va storto. Per due giri accarezzano l’idea di portare Hamilton al traguardo fermandolo per il cambio gomme una sola volta anziché due. Dalla radio Lewis sbuffa, il tira e molla con il suo ingegnere dura un paio di giri. Alla fine rientra ai box, starà su una strategia a due soste come la maggior parte dei piloti.

A Austin il degrado gomme la fa da padrone. Già al sabato, nella Sprint Race sempre poco amata dai piloti, si era capito che la Red Bull aveva il miglior passo gara, ma McLaren e Mercedes erano vicinissime. La Ferrari invece soffriva per il surriscaldamento delle gomme posteriori. L’asfalto per i piloti è una materia viva, da un giorno all’altro le condizioni cambiano, un solo grado di temperatura di differenza rende la pista ruvida come una grattugia o liscia come un biliardo. Leclerc sente che la gomma non perde prestazione velocemente come il giorno prima, avalla la strategia del team con un solo pit stop. Dopo la girandola imposta dal primo turno di soste, Norris è di nuovo davanti, ma alle spalle non ha più Hamilton bensì Verstappen. Non è il solito olandese arrembante quello di Austin, sembra più un serpente che risale lentamente stendendo le sue spire una alla volta. E come un serpente che sbuca da sotto a un sasso, Verstappen esce dalla scia di Norris in staccata molto tardi, quando il ragazzo inglese ormai non se l’aspettava più. Con il sorpasso del ventottesimo giro vanno in fumo le sue speranze di vittoria ancora una volta.

Sembra che ora Verstappen possa finalmente mettere in mostra la superiorità che ha sciorinato per le piste di mezzo mondo. Invece resta alla portata di Norris e di Hamilton, non scappa via, tormentato fin dal venerdì dall’instabilità in frenata della sua Red Bull, un minuscolo tallone d’Achille in questa fase di campionato in una macchina altrimenti perfetta. Per il secondo giro di soste si fermano tutti tranne Leclerc. Il ferrarista sarà preso di mira da tutti i piloti, finirà la gara al sesto posto dopo aver passato qualche giro in testa. Hamilton in questa fase di gara risale con forza, si libera di Norris e si lancia all’inseguimento di Verstappen per gli ultimi sette giri. La distanza sarà incolmabile, i due giri passati nell’indecisione quando la gara era ancora giovane costano carissimo al campione inglese. Sul podio con Verstappen e Hamilton sale Norris, un buon risultato che forse in cuor suo non ha voglia di festeggiare.

È stato un weekend decisamente no per l’Alfa Romeo Sauber, Bottas e Zhou hanno chiuso la gara al quattordicesimo e quindicesimo posto. L’unica buona notizia per la scuderia di Inwil arriva per le sventure altrui. La Haas, nonostante l’annunciato cambio di direzione tecnica, delude e non raccoglie punti. L’Alpha Tauri ritrova Ricciardo ma l’australiano non brilla. Ci mette una pezza Tsunoda che all’ultimo giro strappa due punti preziosissimi. Nella classifica costruttori nulla si è mosso e nel prossimo Gran Premio, a Città del Messico, l’Alfa Romeo si gioca probabilmente l’ultima possibilità dell’anno di fare punti.

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