L'ex calciatore di Roma e Inter torna a parlare del caso che ha fatto discutere e che ha portato all'arresto di 15 persone e al sequesto di soldi e droga
Torna a parlare Radja Nainggolan. Il centrocampista belga, arrestato nelle scorse settimane ad Anversa con l'accusa di traffico internazionale di cocaina, ha parlato della propria situazione al quotidiano Het Laatste Nieuws. «L'interrogatorio è durato quattro ore e si sono fatte le 18, quando era troppo tardi per chiamare un giudice istruttore. Quindi hanno deciso di farmi passare la notte in cella – ha detto il calciatore –. La prigione è stata un'esperienza strana, che non vorrei più rivivere. La notizia si è diffusa rapidamente, sembrava che avessero rinchiuso Pablo Escobar, ma io non ho nulla a che fare con quei casi di droga e infatti non mi è stata fatta alcuna domanda su tale tema».
Secondo quanto raccontato dall'ex giocatore di Roma e Inter, «l'interrogatorio si è incentrato soprattutto sul mio rapporto con quella persona (il principale indagato di un'operazione che ne coinvolge altri quindici, ndr), non su quei casi di droga, tanto che su quello non mi è stata fatta alcuna domanda. Lui è un amico, è sempre stato sincero con me, a volte ci siamo aiutati a vicenda anche dal punto di vista finanziario. Non posso dire nulla di male su di lui, ma non sono mai stato coinvolto in affari loschi – ha aggiungo –. Ho dovuto dirlo anche alle mie quattro figlie. La più grande ha 17 anni, mi ha fatto un sacco di domande. A scuola le hanno chiesto del mio arresto e ha cercato di difendermi, le ho detto di non preoccuparsi e che sono innocente».