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Yann Sommer e Noah Okafor ultimi di una lunga serie

I giocatori rossocrociati sono da sempre un profilo ambito dalle società italiane più blasonate. E non manca il contribuito di alcuni dirigenti svizzeri

Dalla sponda nerazzurra...
(Keystone)
9 agosto 2023
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Napoli, Juventus, Inter e Milan. Da sempre le squadre del massimo campionato italiano hanno manifestato una propensione ad arruolare giocatori rossocrociati. L’ultimo di questa serie è stato Yann Sommer in nerazzurro, anticipato da Noah Okafor sulla sponda opposta del capoluogo lombardo. A conferma di come la Confederazione e il mondo del pallone tricolore siano uniti da un legame storico. Il calcio nella vicina Penisola è l’attività sportiva per antonomasia grazie principalmente all’apporto di due comunità straniere: quella britannica e quella svizzera. I suoi primordi sono infatti stati caratterizzati dalla presenza di molti imprenditori elvetici. A fine Ottocento il club più antico della storia italiana, il Genoa, riuscì a conquistare il primo campionato nazionale. E alla sua testa c’era il ginevrino Hermann Bauer, tra i promotori fra l’altro della Federazione italiana football; che attesta l’importante contributo socio-culturale ed economico. Una storia ancora poco conosciuta, eppure i primi trionfi delle squadre più blasonate sono da ricondurre a dirigenti o giocatori rossocrociati.

L’Fc Internazionale ha ad esempio chiare origini confederate: il 9 marzo di 115 anni fa nel centro di Milano un gruppo di intellettuali scelse i colori del cielo e della notte per offrire a tutti, italiani e stranieri, la possibilità di giocare a calcio sotto la stessa bandiera. Fra di loro molti svizzeri, come Ugo Riettman (che scese pure in campo nella prima stagione) e il primo capitano nerazzurro Hernst Marktl, in una squadra in cui sette calciatori su undici erano rossocrociati. Ben otto, invece, quelli che nell’annata successiva regalarono il primo scudetto alla compagine meneghina. Nella storia dell’Inter si annovera un’altra ventina di giocatori, su tutti Roger Vonlanthen (ex allenatore della Nazionale), Ciriaco Sforza e Xherdan Shaqiri. Questi ultimi due non riuscirono comunque a lasciare il segno. Un passione rinsaldatasi oggigiorno, come testimoniano le chilometriche trasferte effettuate da migliaia di tifosi a seguito dei propri beniamini.

Le due principali società del Piemonte, Juventus e Torino, sono anche state fondate da nostri concittadini: in qualità di presidente Alfred “Alfredo” Dick permise ai bianconeri di giocare nel velodromo Umberto I, mentre Edoardo Bosio (la cui famiglia aveva inaugurato il primo birrificio nella città della Mole Antonelliana) ha verosimilmente importato dall’Inghilterra i primi ‘spettacolari’ palloni in cuoio. Una favola a lieto fine? Macché. Nel 1906 la Juventus si è infatti assicurata la possibilità di conquistare il titolo. Il terreno in occasione della sfida di ritorno dello spareggio (contro il Milan) non era neutro e, così, si rifiutò di scendere in campo. Una sconfitta a tavolino non digerita da Dick, il quale lasciò la società e fondò il Torino; diversi giocatori seguirono l’imprenditore. Da Friedrick Bolinger a Walter J. Streule, ritenuto il prototipo del calciatore moderno per la prestanza fisica e la visione di gioco, indossarono la maglia granata (colore scelto in onore dell’Fc Servette). E la storia è continuata finora a cadenza regolare. A Torino è sceso in campo Blerim Džemaili e, tuttora, milita Ricardo Rodriguez... Il nazionale elvetico è stato capace di assicurarsi la fascia di capitano. Tra le file bianconere si è invece messo in luce Stephan Lichtsteiner: ben quattordici trofei, ovvero lo straniero più titolato del calcio italiano. Nell’estate del 2011 la Juve è stata a un passo dall’acquistare Gökhan Inler, ma l’affare è sfumato all’ultimo a causa del Napoli. Una maglia vestita anche da Valon Behrami, il quale ha costruito la sua ventennale carriera nel Belpaese. Da Stabio a Brescia, luogo in cui ha appeso gli scarpini al chiodo, a 37 anni, dopo un lungo girovagare. Un altro ticinese ha militato in Italia, si tratta di Kubilay Türkyılmaz. L’encomiabile ruolino di marcia nel Bellinzona prima e nel Servette poi ha permesso all’ora 56enne di entrare nei radar del Bologna. Bologna lasciato a seguito di tre retrocessioni in altrettante stagioni e il fallimento dei felsinei; conquistato di tutto, Kuby fece comunque ritorno in Italia, a Brescia, senza questa volta trovare fortuna.

La nostra breve carrellata si conclude parlando della sponda rossonera di Milano, in cui si è come detto da poco accasato Noah Okafor. Il 23enne è il tredicesimo rossocrociato (il quinto prendendo in considerazione solamente il dopoguerra) a indossare questa maglia: prima di lui Johann Vogel, Philip Senderos e il già citato Rodriguez hanno calcato il terreno di San Siro senza mai tuttavia incantare. Piccola curiosità, tra gli elvetici che hanno vestito il rossonero compare anche uno dei fondatori, Kurt Lies.

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