CALCIO

Bilancio positivo, ma con alcune ombre

Sconfitta 2-1 ai supplementari dalla Spagna, la Svizzera abbandona Euro U21. Troppi errori individuali per una squadra nella quale spicca qualche talento

(Zeki Amdouni, bomber implacabile)
2 luglio 2023
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Addio Europeo, addio Olimpiadi. Sconfitta dalla Spagna nei quarti di finale, la Svizzera è tornata a casa dalla Romania e tra dodici mesi non salirà sull’aereo per Parigi 2024. Come nel 2021 nell’Euro dei grandi, il capolinea dei sogni rossocrociati è stata la selezione iberica, vittoriosa al supplementare al termine di quella che è stata la miglior prestazione della squadra di Patrick Rahmen nella rassegna continentale. Battuta 2-1, la Svizzera non ha molto su cui recriminare. Ha fatto la sua onesta partita, ha tenuto in scacco a lungo i favoriti per il successo finale, ha praticamente diviso a metà il possesso palla (51-49), cosa più che rara quando l’avversario è la Spagna, ha alternato con sapienza il pressing alto e l’immediato recupero di palla a una difesa raggruppata e impermeabile alle penetrazioni avversarie, ma soltanto in rarissime occasioni è stata in grado di impensierire per davvero la retroguardia spagnola (22-8 le conclusioni). Il gol con cui Zeki Amdouni ha trovato il momentaneo pareggio al 91’ è stato soprattutto frutto del caso e di una difesa che ha lasciato troppo spazio a Julian von Moos, per altro bravo nell’addomesticare il pallone al limite dell’area e imbeccare l’attaccante del Basilea per il diagonale vincente. Resta tuttavia il fatto che questa Svizzera ha saputo tenere testa a un avversario zeppo di giocatori già protagonisti nella Liga. E questo è un segnale decisamente positivo.

Una sola vittoria, tuttavia...

L’Europeo si è dunque chiuso con un pizzico di rammarico, ma con un bilancio tutto sommato positivo. È vero, delle quattro partite disputate la Svizzera ha vinto soltanto la prima contro la Norvegia (e senza nemmeno brillare) ed ha strappato la qualificazione a seguito di una fortunata coincidenza di risultati: non si può però dimenticare che contro Italia (con due rigori negati) e Spagna sono state sconfitte di misura, mentre con la Francia gli elvetici hanno disputato un’ottima prima ora, per poi crollare nel finale, quando peraltro il numero di reti incassate non avrebbe avuto voce in capitolo sul passaggio del turno e l’accesso ai quarti di finale. Era dalla Nazionale di Pier Tami del 2011 che la Svizzera non si qualificava per la fase a eliminazione diretta e questo dimostra come la squadra di Rahmen ha comunque portato a termine un percorso onorevole in un gruppo difficile e falsato da piramidali errori arbitrali e, soprattutto, dalla decisione dell’Uefa di non ricorrere al Var.

Troppi errori individuali

Alla fine, purtroppo, la Svizzera è rimasta vittima di sé stessa e di un’incredibile serie di errori individuali alla base di quasi tutte le segnature avversarie. Dopo i tre madornali svarioni contro l’Italia, anche contro la Spagna due palloni banalmente persi in uscita hanno portato alle reti di Sergio Gomez al 68’ e di Miranda al 103’ (per altro con un diagonale chiaramente deviato da Blum). L’inserimento di Amenda e Vouilloz negli ultimi due impegni ha aiutato Rahmen a trovare un assetto difensivo più stabile (ottime le prestazioni del diciannovenne centrale dello Young Boys), davanti a un Saipi che ha sempre risposto presente. Purtroppo, la coperta rossocrociata si è inevitabilmente dimostrata corta, con un numero limitato di ragazzi in grado di reggere ai massimi livelli internazionali (questione di percentuale sulla base della popolazione complessiva) e questo ha costretto il tecnico basilese a schierare praticamente sempre gli stessi undici giocatori, con conseguente dispendio di energie, risultato evidente nel finale della sfida contro la Francia e nei supplementari con la Spagna, quando si sono ritrovati in panchina quasi tutti i trascinatori della squadra (Rieder, Jashari, Ndoye, Imeri…). È un’inevitabile scotto da pagare per una nazione piccola e nella quale il calcio non è l’unico sport di punta (hockey, sci, ginnastica, unihockey…). Pretendere di più, forse, sarebbe pure ingeneroso, a meno di avere davvero una generazione di fenomeni pari a quella del 2011 (Sommer, Xhaka, Shaqiri, Mehmedi, Gavranovic, Fabian Frei hanno tutti fatto le fortune della selezione maggiore), che nella fase a gironi, tra l’altro, si era trovata ad affrontare Bielorussia, Islanda e Danimarca, per poi battere la Cechia in semifinale (non c’erano i quarti). Certo, anche la selezione di Rahmen poteva contare su giocatori già coccolati da Yakin. Amdouni (27 gol nel 2023!) è destinato a diventare il bomber rossocrociato del prossimo decennio, mentre Rieder, Jashari, Ndoye e Imeri compiranno ben presto il salto di categoria, così come è un prospetto sul quale puntare il giovanissimo Amenda. Tuttavia, il calendario ha messo gli elvetici di fronte a tre delle scuole più prolifiche a livello giovanile, il che ha indubbiamente complicato le cose.

Il talento c'è, va fatto crescere

La Svizzera lascia i Carpazi sicura di possedere ragazzi di talento, ma ancora acerbi. Come ha sottolineato a fine partita lo stesso Rahmen, le Nazionali più forti sono zeppe di giocatori già da tempo protagonisti in uno dei cinque campionati più importanti, al contrario di una Svizzera che contro Francia e Spagna è partita con undici ragazzi di Super League (è poi entrato Sohm, impegnato in serie B con il Parma). Nelle prossime settimane, il mercato dovrebbe interessarsi a parecchi giovani rossocrociati (Amdouni, Rieder e Jashari su tutti), i quali, però, se vorranno crescere e diventare un importante upgrade per le scelte di Murat Yakin dovranno ponderare con acume la loro destinazione, evitando di farsi incantare dalle sirene di proposte milionarie o da quelle di squadre (un esempio per tutte, il Manchester City) già zeppe di campioni e di talenti e nelle quali il rischio di poche apparizioni quale quinto cambio (se non di perenne panchina o tribuna) è molto forte e potrebbe bloccare la crescita di talenti dei quali la Nazionale maggiore ha assoluto bisogno di vedere la fioritura.

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