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L’ultima tentazione di Messi

È in scadenza di contratto con il Psg, che gli ha proposto un rinnovo, ma ci sono le sirene degli sceicchi, il calcio Usa e la voglia di tornare a casa

Messi guarda al futuro (Keystone)
11 marzo 2023
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Lionel Messi atterra all’aeroporto di Capodichino, occhiali scuri, la solita aria triste e romantica che si addice a un calciatore che viene suo malgrado da un’altra epoca. Ad attenderlo ci sono quasi duecentomila persone. I droni riprendono questa marea umana e la trasmettono in mondovisione. Di quanto amore è capace la città di Napoli? Appena Messi mette la testa fuori, gli viene messa addosso una sciarpa del Napoli con su scritto D1OS, il testone riccioluto di Diego Armando Maradona. Uomini, donne e bambini si prostrano ai suoi piedi in ginocchio di fronte a un’apparizione mistica. Messi arriva dal Barcellona non in veste di semplice calciatore ma di Santo. Un essere umano su cui proiettare i sogni di gloria di un’intera città.

Come sappiamo, Messi nella realtà non è mai andato al Napoli. Le cose, come sempre, hanno preso una piega molto più noiosa, poco più di un anno e mezzo fa.

La raccolta di campioni

Messi che piange nella conferenza d’addio al Barcellona, poi atterra a Parigi, dove ad aspettarlo c’è il club che la monarchia qatariota ha scelto per migliorare la propria immagine nel mondo, il Psg. Ad aspettarlo non c’è una città devota ma una indifferente, non dei compagni che giocano per lui, ma altri preoccupati dal suo arrivo. Dopo Mbappé e Neymar, Messi è il terzo tentativo di trasformare il Psg in un club vincente, inteso come un club che può vincere la Champions League. Il suo arrivo somigliava a un tentativo estremo e definitivo, dopo anni di eliminazioni deludenti.

Mercoledì il Psg è sceso in campo per evitare l’ennesima eliminazione agli ottavi contro il Bayern Monaco. E per l’ennesima volta non ce l’ha fatta.


Ai tempi del Barcellona con Xavi, che lo rivorrebbe (Keystone)

C’era da ribaltare la sconfitta per 0-1 dell’andata. Con Neymar infortunato, i destini offensivi della squadra ricadevano sugli altri due gioielli della corona qatariota, Mbappé e Messi. I due però sono scesi in campo, all’Allianz Arena, con l’aria di chi in fondo non aveva poi molto da dimostrare. Confusi e svagati, hanno provato a rendersi pericolosi nella prima mezz’ora, poi hanno lasciato perdere.

Da coppa a coppa

Mbappé e Messi si erano affrontati poco più di due mesi fa nella finale dei Campionati del mondo. Mai nel calcio era stata trasformata una partita così importante in qualcosa di vicino a una battaglia individuale. La tecnica senza tempo di Messi contro l’atletismo futurista di Mbappé. Era stato il coronamento del progetto calcistico del Qatar. Ora che i due sono insieme, nella stessa squadra, nello stesso attacco, sembrano due esseri umani troppo diversi. Il loro stile, il loro calcio, la loro visione, agli antipodi.

Sembrano una di quelle superband rock che andavano di moda negli anni 90, create più che altro per fare un piacere ai fan. In più le loro energie mentali sembrano state prosciugate dallo strano Mondiale invernale. Nei ritmi più compassati della Ligue 1 Messi e Mbappé riescono a confezionare gol da Harlem Globetrotters, ma in Champions League, in un’eliminatoria contro il Bayern Monaco c’è bisogno di un’altra intensità.

Il Psg è stato eliminato un’altra volta e, come ogni anno, ci ha fatto riflettere sul tempo che passa per i suoi campioni. Mbappé ha sciupato un altro dei suoi migliori anni senza giocare le fasi finali della coppa più prestigiosa; Messi ha sperperato un altro dei suoi preziosissimi ultimi anni di carriera. Andrebbero centellinati e gustati come un whisky giapponese, invece ci ritroviamo a guardare questo Messi minore, che gioca senz’anima in una squadra trasformata troppo sfacciatamente in un’operazione commerciale, o tutt’al più diplomatica. Quanta distanza c’è, tra il Messi divino e sublime dei Mondiali, che gioca da santo e capo-popolo, e questo Messi spento, il cui talento viene divorato dai super-atleti del Bayern Monaco.

Dopo l’eliminazione si sono fatte grandi riflessioni al Psg. Il Ceo Nasser Al Khelaifi si riunirà col Consiglio d’amministrazione per decidere il futuro di Galtier e Campos. Si parla di un possibile ritorno di Thomas Tuchel, di una squadra senza Neymar e Messi, costruita attorno al talento e all’ego di Kylian Mbappé, che alcuni mesi fa ha firmato un rinnovo che lo rende il presidente mascherato del club. Può decidere acquisti, cessioni e forse anche del licenziamento dei cuochi.


Murale per Messi a Rosario, sua città natale (Keystone)

E ora?

Il contratto di Messi scade in estate, qualche settimana fa sembrava certo il suo rinnovo per un altro anno, ma ora l’impressione è che entrambe le parti trovino più conveniente un cambiamento.

Secondo Espn Argentina il suo rinnovo col Psg non è comunque una possibilità da escludere. Certo, dovesse arrivare Tuchel, e quindi l’idea di un Psg più intenso e aggressivo senza palla, è difficile immaginare un posto per Messi. Allora cosa riserva il futuro al più grande giocatore della nostra epoca? A 35 anni, dopo un Mondiale vinto, ha ancora voglia di mettersi in gioco? Ha ancora la forza, Messi, di accettare una nuova sfida, di allenarsi per rispettare gli standard atletici del calcio europeo?

È ancora in grande forma. Dopo una prima stagione parigina mediocre, quest’anno ha già messo insieme 13 gol e 12 assist in Ligue 1, 4 gol e 4 assist in Champions League. Sembra vicino ai suoi livelli migliori. Subito dopo il Mondiale ha dichiarato di non volersi ritirare dalla Nazionale argentina: vuole ancora giocare da campione. Forse Messi ha voglia di godersi i suoi ultimi anni con la leggerezza di chi non ha più nulla da dimostrare. Dopo una carriera così densa se lo merita.

Il sogno Newell’s

Da anni si conosce il desiderio di Messi di tornare a giocare gli ultimi anni in Argentina, al Newell’s Old Boys, la squadra di casa sua, a Rosario. La squadra che tifa sin da bambino e in cui non ha mai giocato da uomo. La squadra che ha lasciato quando, a 13 anni, aveva bisogno degli ormoni della crescita. Suo padre allora gli cercò una squadra in Europa, facendo firmare un contratto al Barcellona sul tovagliolo di carta di un ristorante. "Leo sta seriamente considerando la possibilità di giocare per il Newell’s" si è lasciato scappare uno dei suoi migliori amici, Sergio Aguero. Il 16 giugno prossimo sembra l’occasione giusta, dicono in Argentina. Messi tornerà a Rosario per giocare la partita d’addio di un’altra leggenda rosarina, Maxi Rodriguez. Il momento perfetto per convincerlo a non riprendere l’aereo. Questo piano romantico si è complicato pochi giorni fa.

Due uomini in moto hanno sparato 14 colpi di pistola al supermercato "Unico", di proprietà di Antonela Roccuzzo, moglie di Messi. Poi hanno lasciato un messaggio: "Messi, ti stiamo aspettando. Javkin è un narcotrafficante, non ti proteggerà", con riferimento al sindaco di Rosario. La città è soprannominata "La Chicago argentina" per i suoi problemi con il traffico di droga e la criminalità organizzata. Il messaggio farebbe un velato riferimento a un mancato pagamento di Messi verso i gruppi criminali. È difficile mettere in relazione questa storia di cronaca con la carriera di Messi, eppure è una situazione che sembra poter compromettere il suo ritorno sentimentale al Newell’s Old Boys. Almeno così crede l’allenatore della squadra, Gabriel Heinze: "Di certo questo spinge Leo e chiunque altro lontano. Stiamo parlando di questo perché si tratta di Leo, ma ci sono molti altri ragazzi che vorrebbero tornare e non possono farlo".

Miami Vice

Se Messi si allontana dall’Argentina, a cosa si avvicina? Non è un mistero che in Mls l’Inter Miami gli stia facendo la corte da parecchio tempo. Se Leo ha voglia di farsi un’esperienza negli Stati Uniti, la porta è aperta. In Florida si vive benissimo, il clima è ideale, e c’è una vastissima comunità argentina che lo farebbe sentire a casa. Si sussurra che Messi voglia una quota del club per trasferirsi; secondo altri invece vorrebbe ancora giocare ai massimi livelli in Europa. È difficile però immaginare quale squadra potrebbe permetterselo senza compromettere gli equilibri tecnici ed economici. Il peso specifico di Messi potrebbe mandare in crisi un ecosistema sportivo e finanziario che non ha la forza di sostenerlo.

Maglia del Newell’s, pantaloncini blaugrana (Keystone)

La suggestione Guardiola

In Premier League diversi club potrebbero permetterselo, ed è strano che Messi chiuda la carriera senza aver mai calcato i campi di quella che viene considerata la migliore lega al mondo. È difficile però immaginarlo in un calcio così frenetico ed esigente dal punto di vista atletico. Messi è ancora uno dei migliori giocatori al mondo, a patto che i compagni corrano anche per lui. È nel 3% dei giocatori dei cinque campionati che pressano meno. L’unico modo che una squadra potrebbe avere per reggere la sua presenza è difendersi il meno possibile, quindi dominare la partita col pallone. Il Manchester City di Guardiola allora va considerato per forza tra le possibili destinazioni di Messi. Per quello che abbiamo detto dal punto di vista calcistico, per la relazione privilegiata tra Messi e il tecnico, ma anche perché è tra le poche squadre a potersi permettere il suo ingaggio – sempre che l’indagine che la Premier ha aperto nei confronti del club non si faccia troppo seria.

Se Messi si muove, però, è chiaro che il Barcellona sia tentato. Si vocifera che la famiglia di Messi gradirebbe un ritorno in Catalogna. Xavi, allenatore del Barça, è stato esplicito: "Barcellona è casa sua, le porte sono sempre aperte". Gli ostacoli finanziari che avevano allontanato Messi, però, restano. Per le norme dell’Ffp il Barcellona a gennaio non ha potuto registrare tre rinnovi di contratto (Gavi, Balde, Araujo).

Nella terra degli emiri

L’ultima opzione da considerare è anche la più controversa. Lo scorso maggio Messi ha firmato un accordo per promuovere il turismo in Arabia Saudita. Nel 2030 però il Paese si candiderà a ospitare i Mondiali insieme a Grecia ed Egitto ed è difficile che Messi non aiuterà a sponsorizzare la candidatura. Per il Qatar i Mondiali sono stati un successo diplomatico e l’Arabia Saudita vuole ripetere l’operazione. L’arrivo di Cristiano Ronaldo all’Al Nassr sembra solo la prima tessera del domino, Messi potrebbe essere la seconda. Secondo Mundo Deportivo L’Al-Hilal vorrebbe offrirgli un ingaggio da 300 milioni di euro.

Di certo ci sarebbe da riflettere, se Messi finisse la carriera prima in una squadra di proprietà qatariota e poi in una di proprietà saudita. Prima ambasciatore della controversa monarchia del Qatar, e poi dell’altrettanto problematica monarchia saudita. Non un calciatore qualunque, ma il più forte e il più poetico. Messi in Arabia Saudita racconterebbe bene le contraddizioni del calcio contemporaneo: uno spettacolo raccontato ancora con un registro romantico, ma venduto come un prodotto di consumo. Uno sport che è ancora un rito popolare, ma finanziato da alcuni dei fondi più controversi del pianeta.


Messi riceve la Coppa del Mondo indossando la "bisht" (Keystone)

Pochi mesi fa, quando ha concluso la sua commovente rincorsa alla Coppa del mondo, Messi è stato celebrato come un eroe. Di fronte a un Paese in lacrime, accanto a compagni in estasi, Messi ha sollevato la Coppa del mondo indossando la Bisht, la tunica che nel Golfo rappresenta regalità, autorità, prestigio. Alcuni giorni dopo un avvocato dell’Oman ha offerto un milione d’euro a Messi per avere quella tunica.

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