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Questione di scelte. E il Lugano le azzecca tutte

Mattia Croci-Torti vince la partita a scacchi contro Peter Zeidler, Sabbatini e compagni eseguono e la Coppa Svizzera torna in Ticino

15 maggio 2022
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Come nel 1993: 4-1 e la Coppa Svizzera torna in Ticino. L’ideale passaggio di consegne tra il Lugano che è stato e quello che sarà, in un pomeriggio da apoteosi, premio per il lavoro svolto nell’ultimo decennio da Angelo Renzetti e stura per un nuovo ciclo che per Joe Mansueto, Martin Blaser e compagni non poteva avere un inizio migliore. Un trofeo sul quale la nuova dirigenza bianconera potrà costruire un futuro si spera sempre più radioso, nel quale questa Coppa rappresenti il punto di partenza, non certo quello d’arrivo.

Nei giorni scorsi Mattia Croci-Torti non aveva avuto timore di affermarlo con forza: i suoi ragazzi erano pronti e in campo avrebbero scatenato l’inferno. E così è stato. Il tecnico bianconero ha, una volta di più, vinto la partita a scacchi contro il suo omologo, perché sul terreno del Wankdorf i giocatori sono stati perfetti nell’applicare le direttive del loro tecnico. I bianconeri non hanno sbagliato nulla, attaccando quando potevano e difendendosi quando dovevano, sempre con tranquillità e lucidità, dando costantemente l’impressione di essere in pieno controllo della situazione.

Lugano subito arrembante

Con l’assenza forzata di Maric, il "Crus" ha optato per la difesa a quattro, ma non quella da tutti ipotizzata: ha infatti retrocesso a laterale basso Kevin Rüegg e promosso più avanti Numa Lavanchy, così da avere maggiore spinta offensiva, con Custodio scivolato al fianco di Bottani quale sostegno a Celar. Una delle tante mosse vincenti, perché sulla fascia destra il romando ha imperversato dal primo all’ultimo minuto (suo, tanto per gradire, lo splendido assist per il 3-1 di Bottani). Quali sarebbero stati i canoni della partita lo si è capito fin dal fischio d’inizio di Urs Schnyder, la cui direzione è stata invero molto permissiva, ciò che in alcuni frangenti ha reso la sfida una vera battaglia. Chi si aspettava un Lugano guardingo per contenere l’usuale arrembante inizio dei sangallesi, è rimasto (piacevolmente) sorpreso. È stata infatti la squadra di Croci-Torti a partire con il piede sull’acceleratore, ciò che ha senza dubbio colto impreparato il San Gallo. I bianconeri hanno imposto un ritmo forsennato alla partita, sfoggiando su ogni pallone un’aggressività che ha permesso a Lovric, Sabbatini e Lavanchy di chiudere tutte le linee di passaggio e di recuperare palloni in quantità industriale.

Il gol d’apertura, firmato, a conferma della partenza a razzo, già al 5’ da Celar su corner di Ziegler, ha indirizzato la sfida sui binari voluti da Croci-Torti: costringere il San Gallo a spingersi in avanti, per sfruttare l’arma migliore del Lugano, le ripartenze. E il tecnico bianconero aveva ribadito pure questo: dietro, il San Gallo non è un muro di beton. Il ritmo imposto ha permesso di trovare in più di un’occasione l’uomo libero alle spalle dei centrali biancoverdi, ciò che ha costretto gli uomini di Zeidler a mantenere un baricentro meno alto rispetto alle intenzioni. A conti fatti, Amir Saipi non si è mai dovuto superare, mentre sull’altro fronte Lukas Watkowiak ha dovuto fare gli straordinari, in particolare su Celar nel primo tempo e Custodio nella ripresa.

Nemmeno il pareggio di Maglica ha distolto Sabbatini e compagni dall’obiettivo. Si poteva pensare che il Lugano subisse il contraccolpo del gol incassato, a maggior ragione sotto l’incessante spinta del pubblico di fede biancoverde, in chiara maggioranza sugli spalti del Wankdorf. E, invece, ha saputo mantenere la calma, con Ziegler imperiale in difesa, Sabbatini un leone in mezzo al campo, Bottani e Custodio sempre pronti a dar supporto da un lato a Celar, dall’altro alle incursioni di Lavanchy, per poi a turno richiudersi a sostegno del centrocampo nei momenti di non possesso palla. E se il gol d’apertura dello sloveno ha indirizzato la sfida sui binari giusti, il tocco con cui al 44’ Custodio ha approfittato di una corta respinta di Görtler su cross basso di Rüegg (andato con caparbietà a recuperare un pallone che sembrava perso) ha definitivamente rotto l’equilibrio.

La ‘redenzione’ di Bottani

Il Lugano è rientrato in campo con la certezza (più mentale che reale) di avere in mano la sfida. Ha lasciato sfogare l’avversario mantenendo grande disciplina davanti a Saipi, poi ha approfittato degli spazi che inesorabilmente si sono aperti. Chi, come Lavanchy, Custodio e Lovric, è destinato a lasciare il club, ha trovato una motivazione supplementare per chiudere il ciclo con un trofeo. E, non a caso, il gol del 3-1 lo hanno confezionato proprio i due romandi sul piede di partenza: splendida apertura di Custodio per Lavanchy, palla messa in mezzo al volo (marchio di fabbrica del vodese) in maniera perfetta per l’accorrente Bottani, lesto a farsi trovare pronto all’appuntamento con il destino. Proprio lui che questa finale la sentiva come pochi (forse come nessuno), luganese doc in maglia bianconera, è riuscito a togliersi dallo stomaco il peso di quel rigore sbagliato sette anni fa contro lo Zurigo e che in questi anni l’ha spesso perseguitato. Per lui questo trionfo ha un sapore speciale, più dolce rispetto ai suoi compagni. Un trionfo dal quale trovare le giuste motivazioni per diventare un trascinatore ancora più decisivo di quanto lo sia stato in questa stagione, di gran lunga la sua migliore per maturità e continuità di rendimento.

Con la Coppa quasi in cassaforte, Mattia Croci-Torti non ha voluto perdersi l’occasione di piazzare la mossa dello scacco matto. Quando tutti pensavano che il primo cambio avrebbe portato in campo Mohammed Amoura, così da sfruttare la sua velocità in campo aperto, il tecnico bianconero ha invece optato per Maren Haile-Selassie. E lo zurighese ha ripagato infilando il quarto gol al primo pallone toccato, terminale di una ripartenza che il Liverpool di Klopp non avrebbe saputo gestire meglio: lancio di Lovric per Celar, difesa della palla e servizio per l’accorrente Haile-Selassie, bravo a scavalcare in diagonale di mancina l’uscita di Watkowiak: tre tocchi, un gol!

Gli ultimi 20’ si sono tramutati in una lunga attesa del fischio finale, con la tifoseria sangallese ammutolita per la seconda sconfitta consecutiva nell’atto conclusivo, Amoura (entrato per Bottani, la cui uscita dal campo ha suscitato l’ovazione della curva bianconera) vicinissimo al quinto gol e Celar che per pochi centimetri non ha trovato la personale doppietta. Ma a quel punto la sfida era virtualmente già al "garbage time", come direbbero gli inglesi, perché nulla poteva più strappare la Coppa dalle mani dei bianconeri, i quali sul prato del Wankdorf, in un pomeriggio di metà maggio, hanno avuto l’opportunità, concessa a pochi, di vivere la perfezione di un momento. Con l’ulteriore consapevolezza che il trionfo in Coppa aprirà, per la terza volta in cinque anni, le porte dell’Europa. Il Lugano entrerà in lizza nel secondo turno di qualificazione di Conference League e potrà giocare a Cornaredo. La ciliegina sulla torta di un pomeriggio indimenticabile: 9’200 ticinesi potranno dire "io c’ero", mentre chi in questo Lugano non ha creduto fino in fondo non può che mangiarsi le dita…

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