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‘Il mio Lugano ha l'atteggiamento giusto: prima la salvezza’

Angelo Renzetti si gode il primo posto in classifica e la vittoria sul Covid-19: ‘Unico obiettivo, sconfiggere il virus. Seguire le direttive’. ’

9 novembre 2020
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Angelo Renzetti è un uomo con il sorriso sulle labbra. Il suo Lugano, a 19 anni di distanza dall’ultima volta, si ritrova in vetta alla classifica di Super League, per quanto in coabitazione con lo Young Boys, ma soprattutto è riuscito a sconfiggere il Covid-19 che lo ha costretto all’ospedalizzazione. Sabato, alla Pontaise il presidente non c’era, ma ha potuto apprezzare il 14º risultato utile consecutivo di una squadra che sembra non volersi più fermare.

Ma partiamo da quella che è nel contempo l’esperienza più brutta e la vittoria più bella…

«Sto ancora recuperando, sono debole e mi mancano le forze, ma so che si tratta del normale strascico post Covid e che per un pronto ristabilimento sarà necessario un certo lasso di tempo. Rispetto a qualche settimana fa, però, sto molto meglio».

Sono state settimane difficili…

«Assolutamente sì. I primi tre giorni li ho trascorsi a casa sotto sorveglianza medica, pensando di poter gestire la situazione. Poi, però, si è reso necessario il ricovero in ospedale, dove sono rimasto degente per circa due settimane. Sono tornato a casa una decina di giorni fa e pian piano mi sto rimettendo».

Cosa si sente di dire a chi ancora banalizza la gravità di quella che troppo spesso viene considerata una comune influenza?

«Quando certe situazioni ti toccano in prima persona, acquisisci una sensibilità diversa. Se i problemi gravano solo sulle spalle degli altri, è difficile rendersi conto di come stanno davvero le cose: e allora il Covid-19 può sembrare una bagatella, oppure ci si ritiene invulnerabili. Quando invece ti ci ritrovi invischiato, allora ti rendi davvero conto della gravità. Per lo meno per come l’ho vissuta io, persona di una certa età e con patologie pregresse che di certo non mi hanno aiutato. È una malattia davvero dura da sopportare: al di là dei sintomi classici di un’influenza e della perdita di gusto e olfatto, a essere davvero devastante è l’assoluta mancanza di forza. Prima di essere ricoverato, non riuscivo nemmeno ad andare in bagno sulle mie gambe, mi dovevo appoggiare in continuazione ai muri. Non è per niente una bella sensazione».

La curva dei contagi (e quella dei ricoveri) è in costante ascesa…

«Dobbiamo essere molto circospetti. Davanti a noi abbiamo l'esempio della Cina: per prima si è trovata invischiata in questa pandemia, ma ha saputo inasprire le misure e adesso il virus sembra essere scomparso. Penso che si debbano seguire alla lettera tutte le direttive emanate dalle autorità sanitarie».

Parole importanti da parte di un imprenditore come lei, perché per l’economia un altro lockdown risulterebbe pesantissimo da digerire…

«Lo Stato deve svolgere il suo compito, la vita delle persone è molto più preziosa rispetto all’economia. Dobbiamo assolutamente uscire da questa pandemia che sta affliggendo il mondo. Una volta sconfitto il virus, riusciremo anche a trovare una soluzione per rimettere in piedi l’economia: la butto lì come un’eresia, ma nella peggiore delle ipotesi vorrà dire che stamperemo più carta moneta… Adesso come adesso, la priorità assoluta è di battere il coronavirus».

Veniamo a un tema senza dubbio più allegro. Il Lugano ha trascorso la domenica in vetta alla classifica. Non accadeva più dal 25 febbraio 2001, quando la Super League ancora non si chiamava Super League, ma Lega nazionale A…

«Nonostante la felicità che mi possa dare il fatto di vedere il Lugano al primo posto, il mio atteggiamento non muta: le somme le fai alla fine, nel bene e nel male. È una posizione che ho sempre fatto mia, anche quando le cose andavano peggio di adesso. Penso sia anche questo atteggiamento che ha contribuito a portare la squadra due volte in Europa. Sono molto contento dell’attuale classifica, in primis per l’allenatore, i giocatori e tutto l’ambiente, costretti in questi tempi a sottoporsi a sacrifici importanti e a un’autodisciplina molto severa: mi fa molto piacere, perché questi sono valori che negli ultimi anni la società ha saputo acquisire e che adesso si tiene ben stretti. Ma ciò che più di tutto mi ha dato gioia dopo la vittoria di Losanna, è la presa di coscienza di allenatore e giocatori, i quali in tutte le interviste hanno sottolineato come l’obiettivo al quale pensano è esclusivamente la salvezza. La vera vittoria, a mio modo di vedere, è proprio questa».

Eppure negli anni scorsi, anche se la squadra navigava nelle zone basse della classifica, in qualità di presidente non si è mai tirato indietro quando si trattava di affermare che quello era un gruppo da terzo o quarto posto…

«Comunque sia, al tirar delle somme le mie previsioni si erano rivelate corrette. Sono un presidente al quale piace vivere lo spogliatoio e la squadra, per cui in quelle occasioni ritenevo fosse mio dovere cercare di tenere alto il morale di tutti e lanciare un messaggio positivo, in particolare proprio quando le cose non giravano come avremmo voluto. Adesso, però, il messaggio è diverso e i ragazzi lo hanno fatto loro senza alcuna eccezione: mi ha fatto molto piacere constatare come questo sia un gruppo pragmatico e per nulla incline a montarsi la testa. Lo ripeto, è questa la vera vittoria, una vittoria che ci permette di guardare con fiducia al prosieguo della stagione».

Il gruppo ha comunque raggiunto una maturità e una solidità sconosciute fino a pochi mesi fa… 

«E lo dimostrano i risultati. Tra l’altro, non dobbiamo dimenticare che in quest’ultimo periodo il calcio ha conosciuto un cambiamento importante: quello delle cinque possibili sostituzioni. Una soluzione che permette agli allenatori di incidere pesantemente sulla partita in corso. Senza dimenticare che più giocatori impegnati significa meno giocatori con il muso lungo. Insomma, una novità che permette, tra le altre cose, di avere meno frustrazioni all’interno degli spogliatoi».

Dal profilo sportivo, le aspettative sono senza dubbio molto positive, ma nel complesso di una società sportiva, a maggior ragione di questi tempi, va tenuto in debita considerazione pure l’aspetto finanziario. E qui, se non son dolori poco ci manca…

«Non ci sono state molte cessioni, è vero, ma a livello contrattuale un po’ di restyling lo abbiamo fatto, anche con il rinnovo di Lovric. A questo punto la preoccupazione principale è legata ai possibili aiuti da parte della Confederazione, senza i quali sarà difficile andare avanti, perché dietro le quinte non ci sono consigli di amministrazione o azionisti, bensì una persona sola chiamata a gestire tutta la situazione. Confidiamo molto negli aiuti, senza i quali non sarà possibile andare avanti, a maggior ragione dovendo giocare davanti a spalti vuoti. E non possiamo nemmeno intervenire più di tanto sui giocatori: il loro stipendio non è chissà che e in un momento nel quale stanno ottenendo buoni risultati non mi sembra il caso di andare a toccare certi tasti… Diciamo che la nostra vittoria in campionato sarebbe rappresentata dalla stabilizzazione della situazione finanziaria, con l’aiuto della Confederazione, oppure di chi potrebbe essere interessato a darci una mano».

Il Consiglio federale ha ventilato pure la possibilità di finanziamenti a fondo perso…

«A questo punto, l’importante è che siano aiuti. Certo, sarebbe meglio se fossero a fondo perso, perché in caso contrario per la società di tratterebbe di un ulteriore indebitamento. Ma pure nel caso in cui si dovessero essere prestiti da rimborsare, meglio di niente: avremmo comunque a disposizione un certo numero di anni per rifondere la Confederazione, lavorando sul mercato o sull’eventualità dell’entrata in società di nuovi azionisti».

A proposito di azionisti, a Lugano il tema della cessione del pacchetto azionario rappresenta sempre un tema molto caldo…

«In questo momento non è un argomento all’ordine del giorno. È più facile, in un contesto nel quale la pandemia sta flagellando il pianeta, giungere a un accordo tra gli azionisti – che, per inciso, ricordo essere Leonid Novoselskiy al 40% e il sottoscritto al 60% –. Per la cessione dell’attività, ora come ora, all’orizzonte non vedo sbocchi concreti. La situazione attuale non suggerisce mosse né a noi, né ad eventuali acquirenti».

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