Calcio

'A Lugano sto benone', parola di Alexander Gerndt

Promesso bianconero almeno fino al 2021, Alexander Gerndt svela l’amore per Lugano e per il calcio. E poi c’è il golf, ‘per rigenerarmi’.

8 giugno 2019
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«Mi spiace, prima tutti gli attrezzi erano occupati e ho dovuto iniziare in ritardo. Finisco subito, faccio la doccia e poi ci vediamo». Sono passati solo pochi giorni dalla fine del campionato, ma Alexander Gerndt, archiviata la sua seconda stagione con la maglia bianconera, pensa già alla prossima.
L’incontro avviene fuori dalla palestra del condominio in cui vive, dopo una sessione di esercizi. «Non riesco a stare fermo – spiega l’attaccante svedese –, mi sono riposato qualche giorno, sono stato con la famiglia a Parigi, con le due figlie a visitare Disneyland, ma adesso avevo voglia di “sudare” un attimo».
Sua moglie, del resto, ribadisce che «anche quando siamo in vacanza non riesce a stare fermo, ha bisogno di muoversi, di fare qualcosa, altrimenti non è contento».
Un bicchiere di acqua minerale in mano, Alex Gerndt è sorridente, soddisfatto per la bella stagione, per il terzo posto in classifica. Per aver agguantato all’ultimo respiro l’accesso diretto ai gironi di Europa League».
Una stagione incredibile...
Direi eccezionale. Lasciamo perdere l’ultima partita casalinga, in cui veramente abbiamo rischiato troppo. Alla fine, però, abbiamo disputato un girone di ritorno fantastico. Devo essere sincero, non avrei mai pensato di ottenere questo incredibile risultato. A inizio stagione abbiamo giocato maluccio, erano pochissimi i punti raccolti. Poi, invece, nel girone di ritorno, è intervenuto questo cambiamento che ci ha portato una serie impressionante di partite con risultati positivi. Super.
Con Abascal c’è stato qualche problema. Con Celestini, invece, tutto ha funzionato. Inoltre la rosa non ha subìto modifiche significative...
Strano ma vero. Capita che un giocatore sotto la direzione di un allenatore non renda come invece riesce a fare con un altro. Non tutti giocatori sono contenti del loro minutaggio, questo è chiaro, ma penso che il club affidandosi a Celestini abbia preso la decisione giusta. I risultati sono lì da vedere.
La differenza tra Abascal e Celestini?
Due personaggi completamente diversi, dal lato umano e tecnico. In questa squadra, molto probabilmente, i metodi di Celestini sono stati compresi meglio e i risultati sono arrivati. Chissà, forse anche Abascal alla fine poteva portarci al terzo posto, ma personalmente io mi sono trovato meglio con Celestini. Non è una critica, bensì solo quello che penso io. Non mi faccio portavoce degli altri.
Junior, Bottani, Sadiku e Gerndt, un quartetto d’attacco formidabile...
Quattro bravissimi calciatori. Non ci assomigliamo. In certi frangenti abbiamo giocato insieme, in altri in campo c’era solo uno o due di noi. Era una questione di competenza dell’allenatore. Ritengo che tutto sia funzionato molto bene, soprattutto nel 2019.
Il Lugano è terzo in classifica, ma Basilea e Young Boys sono ancora molto lontani...
Negli scontri diretti non abbiamo mai sfigurato. Anzi, qualche partita la potevamo anche vincere. L’Yb è più forte, ma la differenza di 20 punti tra noi e i renani, non ci sta.
Cosa ci vuole, allora, per fare meglio?
È molto semplice: un inizio di campionato non traumatico. Trovarsi subito in fondo alla classifica non è bello. Ogni partita, poi, diventa difficile. Nei primi tre o quattro incontri bisogna fare più punti possibile, così poi si gioca con meno paura e con meno pressione.
La nettissima superiorità dello Young Boys come si spiega?
Hanno più soldi (ride, ndr). Il motivo è da ricercare soprattutto nella rosa di qualità che hanno a disposizione. Tutti potrebbero essere titolari in qualsiasi squadra. Anche il nostro è un bell’organico, ma loro sono mentalmente più forti. Quando dallo Young Boys mi sono trasferito a Lugano, non ho trovato a livello tecnico nessuna differenza . Bisogna solo credere di essere bravi. È facile da dire, ma è difficile da attuare.
In questa stagione hai segnato 9 reti. Un passo avanti rispetto a quella passata...
Non ne sono particolarmente soddisfatto, anche se la cosa che più conta è che il Lugano sia arrivato terzo. Penso però che avrei potuto segnare qualche rete in più. Devo pur dire che inizialmente non ho giocato molto. La forma stentava ad arrivare. Ci provavo, ma senza successo, quindi nel bilancio finale qualche segnatura manca.
A livello societario è in corso la trattativa tra Novoselskiy e Renzetti...
Non è una questione che mi riguarda, anche perché non posso modificare niente. Ho un ottimo rapporto con l’attuale presidente, vediamo cosa succede. Noi giocatori dobbiamo pensare a fare bene il nostro lavoro senza spendere energie per cose che non hanno a che vedere con il calcio giocato.
Seconda esperienza in Europa League, da settembre, con la possibilità di fare meglio della prima presenza, ossia più dei 9 punti raggiunti...
Nove punti sono stati un bel bottino, le avversarie erano toste. Abbiamo anche sprecato qualche punticino, penso soprattutto alla partita casalinga con i romeni. Personalmente, spero di pescare qualche squadra abbordabile. È bello affrontare una grande del calcio europeo, ma poi le possibilità di vincere diminuiscono. Meglio incontrare gli avversari di blasone nella seconda fase.
Campionato, Coppa Svizzera ed Europa League. Calendario fitto, un carico di impegni importante...
Direi invece che è un privilegio. Per un giocatore è la cosa più bella essere in campo così spesso. Non ci si allena troppo. Personalmente adoro avere questa possibilità.
L’attuale formula del campionato svizzero a dieci squadre ti piace?
Assolutamente no. La Lega deve pensare a una nuova idea. Giocare sempre con le stesse squadre non ha senso. Si potrebbe anche arrivare a quattordici squadre. Secondo me in Svizzera c’è il potenziale per aumentare il numero, non vedo problemi. Spero proprio che si arrivi presto a un cambiamento.
Segui il calcio europeo?
Solo gli eventi più importanti. Da molti anni gioco al calcio, che mi assorbe tantissimo. Quindi, nel tempo libero stacco un attimo da tutto quello che gira intorno a questo sport. In televisione preferisco guardare il golf. Non bisogna focalizzarsi sull’evento per 90 minuti. Lo si guarda, ma ci si può anche concedere una pausa. Le partite possono anche durare alcune ore.
Golf, ma non solo alla televisione, sovente, anche sui green...
Pratico questo sport da due anni. Prima non mi piaceva granché, pensavo fosse un attività per pensionati. Poi, quasi per caso, ho fatto qualche tiro e mi sono appassionato. Il calcio rimane lo sport numero uno, ma con il golf riesco a rilassarmi. Le emozioni nel calcio sono tantissime, le partite di golf mi aiutano a rigenerarmi. Sono handicap 4, non male, dai. Da giovane ho praticato tantissimi sport: unihockey, hockey su ghiaccio, tennis, tennis da tavolo, badminton e anche la pallacanestro. Non nascondo che ero molto bravo sia a hockey, come pure a unihockey, ma i miei amici giocavano tutti al calcio e quindi...
Meglio Berna o Lugano per vivere?
Senza dubbio Lugano. Ho trascorso quattro anni e mezzo a Berna, e sono stati anni bellissimi. Abbiamo tanti amici, ma qui a Lugano la mia famiglia e io ci troviamo benissimo. Il clima, le persone... Poi c’è l’Italia, molto vicina. Meglio Lugano, senza dubbio. Mia figlia sta per compiere cinque anni: come regalo di compleanno mi ha chiesto di salire sul San Salvatore.
Vacanze, prima di riprendere l’attività?
Non abbiamo ancora deciso. Trascorrerò qualche giorno in Svezia, poi forse Sicilia, a mia moglie piacerebbe tanto passarvi una settimana.
Altri due anni in bianconero, grazie al rinnovo appena firmato...
Ho delle ottime sensazioni con questa squadra e con l’attuale allenatore. Io sono contento e lo è anche la mia famiglia. Ci troviamo benissimo, non ci manca niente.
Due anni di contratto a Cornaredo, e poi?
Non ho nessuna intenzione di smettere presto. Se continuerò a stare bene, penso di giocare fino a quando avrò 40 anni. Amo il calcio, fisicamente sono a posto, quindi la voglia di continuare ci sarà. Forse, alla scadenza del contratto, potrò rimanere ancora altri due anni a Lugano. Ripeto, amo molto questa città, mi trovo benissimo e spero di rimanerci ancora a lungo.
Svizzera o Svezia, a fine carriera?
Penso che tornerò a casa mia. Le nostre famiglie, i parenti... abitano tutti là, per cui il rientro in patria mi sembra la soluzione migliore.

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