Dalla gestione delle squalifiche ai calendari siamo al Medioevo del basket
Nel nostro basket, sembra si faccia apposta a complicare la vita ai club. Certe scelte non sono una prerogativa del basket, ma la nostra massima autorità pare non voglia mettere una pezza su cose che ribadiamo da anni. Partiamo dalla squalifica di Donnelly: ha preso la sanzione in una gara di Serie B e quindi deve scontare, giustamente, la giornata di squalifica in Serie B. Però, grazie al solito regolamento senza senso, se gioca anche in Serie A, non può giocare né in quella né in nessun'altra categoria fin quando non ha scontato la pena in B. Così, se la Serie B sta ferma tre settimane, il Lugano non può beneficiare del giocatore per tutto questo tempo. Un’idiozia senza senso come quando uno che è squalificato in Coppa non può giocare neanche in campionato. Se questo non è un impedimento evidente a far crescere i nostri ragazzi, togliendo loro la possibilità di giocare in più squadre, dite voi che cosa è. E poi si parla di fare spazio a chi arriva dal settore giovanile: Medioevo del basket.
Stessa cosa i calendari: giochiamo con sole nove squadre e i fenomeni che preparano i calendari trovano il sistema di programmare i turni infrasettimanali: si sa che la Svizzera è un ambito naturale dove le distanze sono… minime e quindi si giustificano trasferte di questo tipo. Ancora meglio in campo femminile, dove il già ridotto numero di svizzere che sono libere da impegni si trova con i doppi turni dal venerdì alla domenica. Con tanti saluti a chi deve lavorare, studiare e agli infortuni sempre latenti con certi sovraccarichi: perché si vogliono imporre scelte adottate da campionati esteri che hanno quasi il 100% di professioniste al nostro che ne ha a malapena il 20%. E così si arriva rotti alla domenica e ti ritrovi chi gioca in casa con tre straniere che le tiene in campo per massacrare la squadra ospite con una sola straniera: immagino la gloriosa e tronfia euforia per aver vinto con oltre 70 punti di scarto! Qualcuno dirà che non è colpa di chi ha tre straniere: vero, ma non è nemmeno colpa di chi ne ha una sola perché fa il passo secondo la gamba.
Infine, un’osservazione che riguarda gli arbitraggi: sabato il trio di Lugano ha arbitrato molto bene dall’inizio alla fine. E senza fischiare una marea di flopping. Quanto invece visto martedì scorso, ha lasciato basiti anche alcuni membri della categoria arbitrale con i quali abbiamo parlato e che ci hanno anche dato ragione. Quest’arma di assoluta interpretazione ad personam, è molto subdola e andrebbe usata con cautela: magari valutando la fisicità dei due che la “determinano”, perché uno di 203 cm per 97 chili con un minimo movimento può sbilanciare e buttare a terra l’avversario se questo è di 180 centimetri per 76 chili: e se questo cade non è perché vuole “fregare” l’arbitro, ma unicamente perché più debole. Magari certe valutazioni andrebbero soppesate e non punire sempre i più giovani e chiudere un occhio o magari anche due, con i più scafati “vecchi”.