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Sam, stranieri da rivedere Tigers, apporto insufficiente

Cosa hanno detto le prime due giornate di serie A

Cosa ci hanno detto i risultati delle prime due uscite stagionali del campionato di serie A? Innanzitutto che l’Olympic sarà ancora una volta la squadra da battere. Cifre alla mano e al netto delle avversarie affrontate, Losanna e Starwings, la squadra di Petit si è mostrata subito “sul pezzo”, come si suol dire, con un complesso valido in ogni reparto e con una mentalità adeguata al ruolo che le compete. Neuchâtel e Ginevra sembrano le più indicate, almeno per ora, a tenere il passo dei burgundi, ma lo avevamo già detto a inizio stagione. La Spinelli vista a Neuchâtel è stata troppo brutta per essere vera: sappiamo come il gioco periferico dei ragazzi di Cabibbo sia un’arma molto valida ed è chiaro che se tiri col 43% da 2 e col 25% da tre, anche nella pur vituperata svizzera dei canestri, difficilmente vai lontano se incontri una squadra di un certo peso. Un Morgan che passa dai 35 punti messi contro il Losanna ai 5 realizzati alla Rivéraine lascia alquanto perplessi: qual è quello vero? È una domanda legittima, senza voler mettere in croce nessuno. Robertson, quasi nullo dieci giorni fa, si è riscattato sul terreno una volta amico di Neuchâtel, ma va rivisto contro pivot veri, cosa che i neocastellani non hanno.

I Tigers hanno perso contro un Nyon per nulla trascendentale, come era accaduto a Basilea. Una partita a rincorrere per metà gara l’avversario, con uno spreco di energie importanti, al punto che Montini ha dovuto togliere anche due Usa per farli rifiatare: mossa pagata cara con l’allungo ospite a fine del terzo quarto che è bastato a vincere, vista l’inconsistenza dell’attacco e della difesa nell’ultimo quarto. Il 18-11 per gli ospiti negli ultimi 10 minuti è eloquente. Hopkins non è un gran play, ha fatto scelte sbagliate, ha perso 5 palloni, ha tirato male, 5 su 13 e in difesa è ondivago: Maring è andato in doppia cifra, 17 punti e 17 rimbalzi, ma si è mostrato inefficace a difendere e la maggior parte dei rimbalzi li ha presi a livello di ombelico. In attacco, spesso a due metri da canestro, anziché tirare ha preferito passare a esterni per nulla micidiali (eufemismo) e non è quasi mai andato a rimbalzo in attacco sul tiro dei suoi, malgrado fosse il più lungo in campo. Se consideriamo che Ballard, che è un lottatore pur con certi limiti fisici, non è mai stato un fulmine, si capisce come con l’asfittico apporto degli svizzeri al tiro il Lugano è stato in sofferenza: solo quando si è messo a correre e a non sprecare palloni (ne ha persi ben 24) è riuscito a mettere alle corde il Nyon. Ecco, quei sette minuti del terzo quarto devono essere considerati un punto di partenza per costruire il futuro. La testa e le gambe, poi verrà anche il tiro, unitamente alla difesa, ovviamente.

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