Tiri liberi

Troppe nuove regole e carenze nei fondamentali

Il basket elvetico è confrontato con problemi a livello di arbitraggio e dal punto di vista della tecnica individuale di giocatrici e giocatori

Vedere una partita con a fianco un esperto di arbitraggio è importante perché vieni a conoscere regole di cui nessuno ci ha informati. Si potrebbe obiettare che l’ignoranza delle leggi non è un’attenuante, per cui informarsi diventa un fattore essenziale per la conoscenza. Ma, al di là di queste giuste considerazioni, va detto che la FIBA, la federazione internazionale che gestisce il basket apporta, a ogni piè sospinto, delle novità, e dunque restare aggiornati non è facile.

Nella recente sfida tra Spinelli e Vevey abbiamo appreso che, quando un giocatore è lanciato in contropiede e l’avversario cerca di fermarlo con un fallo, se l'attaccante è in grado di andare a concludere, viene privilegiata la possibilità di realizzare un canestro “facile” anziché sanzionare il fallo. Solo se la conclusione viene sbagliata, l’arbitro fischia il fallo al difensore e concede palla, o due liberi, all’attaccante.

Ecco spiegato perché certi interventi fallosi non sono sanzionati subito, cosa che di solito fa imbufalire squadre e spettatori. Questa è una delle nuove regole introdotte, ma ce ne sono altre molto sottili, come certi contatti sotto le plance che hanno chiavi di lettura diverse. Dal nostro punto di vista, quello che troppo spesso non funziona è la diversa interpretazione che viene data di uno stesso tipo di contatto sull’arco di una gara, perché ciò toglie sicurezza a chi sta in campo a sgomitare, dato che non sa cosa potrà essere fischiato o meno.

Quest'ultimo aspetto è evidente soprattutto in campo femminile, per via delle capacità tecniche delle giocatrici, la maggioranza delle quali è di un’età di poco superiore ai ventidue anni, e dunque è molto scarsa perché l’esperienza è poca e il numero di allenamenti tecnici specifici sono ormai ridotti all’osso: mediamente non superano infatti i tre allenamenti a settimana. Ciò sta a significare che il tempo da dedicare ai fondamentali è limitato dalle esigenze di pratica degli schemi e di intensificazione degli esercizi collettivi, anche di tiro, a discapito del perfezionamento della tecnica individuale.

È sufficiente seguire qualche partita per vedere carenze nell’arresto e tiro, nel portare blocchi senza fare fallo, nel fare i tagliafuori e, più semplicemente, nel palleggiare senza guardare la palla o nel fare scivolamenti difensivi senza incrociare le gambe. Tutti questi fondamentali dovrebbero essere curati nei settori giovanili in maniera molto precisa e determinata, possibilmente con allenatrici e allenatori che questi fondamentali li conoscono a menadito. Purtroppo il tempo da dedicare a queste basi essenziali non è mai molto, perché abbiamo giocatrici e giocatori che devono dedicarsi anche allo studio o al lavoro, e i due-tre allenamenti servono a dare un volto al gioco di squadra.

Quando la nazionale svizzera femminile mette il naso fuori dai confini, al di là della differente struttura fisica rispetto alla maggior parte delle avversarie, sono proprio le differenze tecniche a penalizzarci. In campo maschile le cose sono un po’ migliori, ma neanche tanto, dato che nel ranking continentale siamo trentacinquesimi. Nel nuovo corso di Swiss Basketball, al di là di fantasmagorici progetti di gruppi di lavoro, il discorso tecnico deve essere il primo da prendere in considerazione per poter pensare di lottare al meglio anche fuori dal giardino di casa.

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