Basket

Ultima chiamata per la Sam Massagno: ‘Ma nulla è impossibile’

Mentre non si smorzano le polemiche per l'arbitraggio sabato, domani è già tempo del quarto atto della finale. Gubitosa: ‘Dobbiamo farli dubitare. Subito’

Servono cuore, muscoli e una buona stella
(Keystone)

Non possiamo ‘lanciare’ gara 4 senza prima tornare su gara 3 della finale playoff, falsata da un arbitraggio indegno messo in campo dal duo Clivaz-Demierre. Mentre Stojcev, il terzo arbitro, è stato l’unico ad avere il polso della situazione e l’atteggiamento giusto con i giocatori, accettando il dialogo, mentre i due ducetti hanno imperversato, alla faccia dei proclami dirigenziali che dicevano della maggior sensibilità degli arbitri nel leggere le situazioni, e sulla misura della tolleranza. Un metro applicato come e quando fa comodo a seconda di chi si lamenta e ha atteggiamenti di sconcerto davanti a certi fischi. Anche sabato ne abbiamo visti di ogni bene, purtroppo dopo un primo tempo tutto sommato equo nelle valutazioni, con un metro poco permissivo sulle mani addosso e sui blocchi scomposti. E tutto è filato liscio, a parte il tecnico a Bogues, esasperato da due valutazioni opposte nel breve volgere di due azioni, penalizzanti per la Sam. Ma questo ci può stare.

È vero che agli arbitri non deve interessare se, nella gara precedente, il migliore della Sam sia stato ‘fatto fuori’ da un intervento scellerato di Cotture (forse da altre parti, o per altri club, ci sarebbe stata la squalifica) ma, vista la decantata migliorata sensibilità arbitrale, un minimo di buonsenso e tolleranza erano auspicabili. Ma, quando ci si crede infallibili e si ha un fischietto in bocca, se il fallo tecnico è la migliore arma di discussione, allora siamo veramente dei poverini.

Gubitosa, riguardo a gara 3 commenta così: «È assurdo che io venga colpevolizzato di aver spinto Clivaz e dalle immagini si vede che mi proteggo dall’uscita dal campo di Kovac, e nell’impatto Clivaz viene toccato: non c'era alcuna intenzionalità, sarebbe bastato guardare il video, ma era più facile mandarmi negli spogliatoi». Già, con altri si tollera di tutto, con la Sam si fanno i permalosi e gli arroganti, questione di potere ma anche di continue lamentele dei giocatori che durano da una stagione, più volte deprecate.

Adesso, però, è tempo di pensare a gara 4. «Sarà dura, ovvio, ma abbiamo dimostrato che ci siamo – continua Gubitosa –. Abbiamo giocato alla pari seppur menomati, e tutti hanno fatto quadrato e lottato per la maglia: gli infortuni hanno rafforzato il senso di appartenenza ma, ovviamente, per fondamentale che sia, ciò non può compensare anche l’aspetto tecnico di un cambio o due in più».

L’Olympic avrà fatto tesoro dei pericoli corsi, con la Sam mai lontana da due o tre possessi sino al 34’. «Dire cosa farà Alexsic è relativo, visto che può scegliere tra ben 11 giocatori. Noi dobbiamo giocare con lo stesso impegno e la stessa volontà di sabato. Dobbiamo far dubitare l'Olympic da subito, non lasciarlo scappare avanti esercitando una difesa concreta: abbiamo lasciato loro solo cinque rimbalzi in attacco, un passo importante nell’economia della gara. Dovremo ripeterci anche nei giochi offensivi con scelte adeguate. Nulla è impossibile: proveremo a portare la finale a gara 5». Anche perché non ci son alternative: se la Sam non vince, il titolo si ferma a Friborgo.

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