TIRI LIBERI

Arbitri senza coerenza, ma da noi in difesa si fa acqua

Raramente i ‘grigi’ riescono a mantenere la stessa linea per 40’ e non sono aiutati da ragazzi che tecnicamente non sanno gestire il gioco senza palla

10 gennaio 2023
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Per una volta – una?, dirà qualcuno – torniamo a parlare di arbitri. Ci sono fischiate che sembrano leggere, ma poi, alla fine, contano eccome: un esempio i due falli innocui quanto inutili di Galloway a metà campo nel primo quarto che poi l’hanno portato al quarto fallo e in panchina per metà gara. Poi ci sono i falli che scombinano il tutto: un esempio quello al 34’ di Vevey-Spinelli sul 74 pari: Dusan Mladjan è in palleggio in contropiede e viene fermato fallosamente oltre la metà campo, l’avversario alza subito la mano al fischio arbitrale dell’ineffabile Clivaz ma, fra la sorpresa generale, viene data una "doppia" a Dusan quando ci poteva persino essere un antisportivo, visto come li distribuiscono in certe gare (vedi Lugano-Boncourt). Morale: Dusan non tace, il sorrisetto di Clivaz è parallelo al fallo tecnico e la gara cambia: fuori il fromboliere, tecnico e palla al Vevey che frutta un +3 anziché essere il contrario. Partita persa per questo episodio? Forse, come sempre. Fatto è che il metro arbitrale è cambiato nel secondo tempo e il "gioco sporco" non ha certamente favorito la Sam. Poi sarebbe interessante capire perché i "tre secondi" vengano fischiati in certi momenti e in altri no e se c’è chiarezza fra i tre in campo. Nella gara fra Lugano e Boncourt il panico mentale è regnato abbastanza a lungo fra i tre grigi, con molta confusione nelle decisioni e con errori tecnici che potevano portare a ricorsi. È vero che non è facile arbitrare il basket, ma se ci fosse, come abbiamo visto in molte gare quest’anno, una logica coerenza che dura 40 minuti, ci sarebbero meno problemi.

Sul fatto che poi una squadra abbia due falli a referto in un quarto e l’altra sei o sette non è per noi un fattaccio. Se una squadra tira dopo cinque secondi è chiaro che l’avversaria non si spreca molto in difesa e quindi non fa nemmeno fallo. Se faccio pressing o una difesa dura, vista la pochezza tecnica di giocatori nel difendere, il fallo è la cosa più logica in cui si incappa. E sulla tecnica difensiva si potrebbe aprire un volume: da noi non si sa difendere, le posizioni sulle gambe dei difensori son sempre inadeguate, ci sono giocatori che si fanno battere cinque volte di fila prima di capire come gioca l’avversario diretto, non si sa difendere sui tagli a canestro, non ci sono aiuti sul pick and roll. Insomma, la base sulla quale si costruisce è molto precaria per quanto riguarda gli svizzeri e la Nazionale ne è un esempio contro le squadre più forti. Per gli stranieri, che la tecnica ce l’hanno, il discorso è quello di preservarsi in difesa, e qui parlo soprattutto dei bianconeri, per essere freschi in attacco e condensare di buone statistiche il proprio tabellino in proiezione verso lidi migliori l’anno successivo. Così, tirando le somme, se uno pensa che allenare sia un gioco da ragazzi, si può convincere che un coach dovrebbe fare allenamenti con tutta la squadra almeno dieci volte alla settimana. Fin quando se ne faranno quattro o cinque, saremo sempre ai piedi della scala dei valori internazionali. Prendere o lasciare, inutile illudersi.

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