laR+ Atletica

‘Scelta forte per richiamare l'attenzione sulla questione’

Il presidente dell'organizzazione Beat Magyar torna sulla decisione di cancellare l'edizione 2025 del Galà dei Castelli. ‘La volontà di tornare c'è’

Uno dei testimonial scelti per l’edizione 2025...
(Ti-Press)
15 aprile 2025
|

“Fermi tutti”. Eccolo l’ordine perentorio che nessuno avrebbe mai voluto sentire, quello che di fatto blocca all’istante la macchina organizzativa del Galà dei Castelli. Arrivato quando alla quindicesima edizione della manifestazione (quest’anno anticipata a luglio) mancavano meno di tre mesi. Un autentico fulmine a ciel (almeno metaforicamente) sereno, altro che le attese saette che la serata dell’8 luglio avrebbero dovuto rischiarare le corsie del Comunale. Il Galà dei Castelli 2025 non si farà. La decisione, sofferta ma inevitabile, arrivata in corso d’opera, quando cioè molti degli aspetti legati alla quindicesima puntata della kermesse erano già stati definiti. Compresa la stampa dei manifesti che nelle prossime settimane avrebbero pubblicizzato l’evento, il 23esimo per importanza al mondo nel 2024, in tutto il cantone. No, quest’anno i volti di Mujinga Kambundji e Gianmarco Tamberi, i due testimonial scelti dall’organizzazione per lanciare l’appuntamento, non li vedremo fare capolino dai poster a bordo strada: resteranno a prender polvere, inutilizzati, in qualche magazzino, muti testimoni di qualcosa che non c’è stato.

«Ora come ora ciò che provo è un grande sentimento di stanchezza, quella tipica che ti pervade quando di colpo ti fermi dopo un periodo di stress intenso – racconta laconicamente il presidente del comitato d’organizzazione Beat Magyar –. Una stanchezza che ha sostituito quella punta di rabbia che logicamente provi, almeno di prim’acchito, quando devi prendere una decisione così drastica, oltre che dolorosa. Gli ultimi sono stati giorni lunghissimi per noi, con infinite discussioni per capire cosa fosse meglio fare, e appena abbiamo deciso che strada prendere, l’abbiamo comunicato. Premetto: con questo non voglio assolutamente dire che siamo arrabbiati verso qualcosa o qualcuno, assolutamente no. Anzi, la nostra, se vogliamo, è stata una decisione ‘forte’ voluta per richiamare l’attenzione di tutti su una problematica che ci tocca da vicino: noi, a queste condizioni non riusciamo a mettere in piedi un evento della medesima caratura delle passate edizioni, ragion per cui o cambiano le regole, o il Galà rischia di fermarsi qui… Noi abbiamo lanciato il sasso e ora, restando nel terreno delle metafore sportive, la palla passa nell’altro campo (e segnatamente quello delle contribuzioni, perché il nodo della questione che ha portato a questa decisione è appunto quello, ndr) e vediamo come evolverà la situazione».

‘Pronti a mettere in cantiere l'edizione 2026’

Sulla tempistica della decisione, Magyar tiene a precisare: «Abbiamo agito nel modo più trasparente possibile, cercando così di limitare i danni e attenuare i disagi delle persone coinvolte, che non sono nemmeno poche… Da un controllo fiscale erano emerse alcune irregolarità di cui ci eravamo resi responsabili, commesse assolutamente in buona fede, ci tengo a precisarlo, cosa che era poi sfociata in una prospettata sanzione amministrativa. Per carità, niente di irreparabile o di drammatico: volendo, una soluzione la si sarebbe trovata senza grossi patemi d’animo. Non a caso siamo rimasti in stretto contatto con le autorità fiscali, con cui avevamo parlato ancora giovedì scorso. Più che altro ci siamo tuttavia resi conto che a lungo andare questi ‘paletti’ fiscali avrebbero finito con l’avere un certo peso e un certo impatto sulla manifestazione, e segnatamente sulla sua qualità. Così abbiamo deciso per la via drastica: cancellare l’edizione 2025 anziché proporne una non all’altezza delle puntate precedenti. E per brutale che sia, questa decisione l’abbiamo comunicata subito, senza tentennamenti, cercando appunto di attenuare il disagio per tutte le persone coinvolte. Pur nella delusione di essere arrivati a questo punto, una tale scelta ci lascia comunque sereni e fiduciosi. Forti anche delle parecchie attestazioni di sostegno ricevute in queste ora da un po’ tutte le parti, siamo pronti a tornare al lavoro per mettere in cantiere l’edizione 2026, cominciando però intavolando una discussione costruttiva con le autorità fiscali».

Sulla bontà della decisione di fare questo passo indietro fermando tutto, Magyar è risoluto: «Questa soluzione era la sola praticabile se vogliamo avere un futuro, ed è appunto questa la nostra volontà. E, tengo a ribadirlo, non è una decisione dettata da problemi di soldi, perché al di là di tutto eravamo e siamo tuttora una manifestazione che poggia su finanze solide, ma una questione di principio. Scendendo a compromessi sul piano della qualità ci saremmo ritrovati risucchiati attorno alla 50esima posizione nella scala dei valori dei meeting internazionali e quando ti sei costruito una reputazione di un certo livello, con gli occhi puntati da un’abbondante ventina di Paesi, sarebbe stata la morte sportiva del Galà: lì sì che l’avremmo perso per davvero il nostro meeting. Così, invece, ci siamo lasciati una porta aperta per il futuro». Con la speranza che possa dunque essere nuovamente varcata… «Le prime reazioni a caldo che abbiamo ricevuto dopo aver reso nota la nostra decisione sono state veramente incoraggianti e ci fanno capire che le premesse per ripartire con il medesimo slancio dall’anno prossimo ci dovrebbero essere. Questo rafforza la nostra convinzione che la possibilità di tornare a calcare corsie e pedane del Comunale nel 2026 (e oltre) sia reale, anche se ora come ora è difficile dire se questa convinzione si concretizzerà. Iniziamo a vedere se questa nostra decisione, anche coraggiosa e che ci espone in prima persona, porterà a smuovere qualcosa a livello di tassazione…».

‘Sgomitare per il calendario futuro? È sempre stato così’

Non c’è però il rischio che prendendosi un anno sabbatico, poi si dovrà sgomitare per trovare una data ideale nel calendario dei grandi eventi? «No, non penso. Cioè, trovare una data congeniale per tutto e tutti è comunque sempre un esercizio complicato: siamo abituati a sgomitare con la concorrenza. D’altro canto l’ottima reputazione che ci siamo costruiti negli anni fra gli atleti non svanisce se ti prendi un anno di pausa: chi è nell’ambiente capisce benissimo che un anno di pausa ci può stare. La mia e la nostra volontà c’è, ma, da sola, quella comunque non basta: occorrerà poi anche vedere se tutte le persone coinvolte nell’organizzazione a titolo volontario, dopo questa ‘stangata’ saranno disposte a ripartire assieme a noi».

Un altro aspetto è quello relativo alle spese conseguenti alla decisione di fermare la macchina organizzativa che già girava a pieno regime… «Diciamo che pur essendo già a ottimo punto con tutti gli aspetti organizzativi, non avevamo ancora superato il punto di non ritorno, anche se per pochissimo. L’aspetto positivo in tutta questa vicenda è che la cancellazione dell’edizione 2025 ci dovrebbe costare poco o nulla: abbiamo la fortuna che, in casi simili, nel mondo dell’atletica è prassi abituale che i contratti già stipulati con gli atleti vengano a decadere senza penali, ragion per cui usciamo sostanzialmente con solo lievi perdite dettate dai costi vivi già sostenuti o pattuiti, ma non con gli sportivi ingaggiati. Spero solo che anche gli albergatori che avrebbero dovuto ospitarli riescano a contenere i loro di disagi».

‘Danno sportivo enorme’

«Sul piano sportivo è chiaramente un brutto colpo, per noi ma per anche tutti gli atleti ticinesi e svizzeri – sottolinea il responsabile tecnico del Galà Enrico Cariboni –. Per loro la nostra manifestazione rappresentava l’ideale piazza per confrontarsi con atleti di caratura mondiale direttamente su corsie e pedane di casa, senza doversi sobbarcare lunghi viaggi e dunque onerose spese. Per loro abbiamo sempre avuto un occhio di riguardo, cercando di garantire loro il giusto spazio, aspetto affatto scontato in altri meeting all’estero. Cancellare un’edizione del Galà è un danno sportivo enorme, peraltro inevitabile per come si erano messe le cose: ora gli atleti di casa nostra saranno costretti ad andare a cercare il tempo in altre piste, magari anche meno veloci di quella del Comunale. Il mio rammarico è quello di aver dovuto fermare una macchina che aveva saputo costruirsi una fama e una reputazione di tutto rispetto fra i meeting di tutto il mondo: tutti, nell’ambiente, volevano venire a Bellinzona, per la qualità dell’organizzazione e del contesto. Andando oltre l’aspetto sportivo, questo è un danno a livello turistico, perché i numeri del Galà erano pur sempre importanti per indotto e numero di persone portate alle nostre latitudini. Spiace, spiace davvero molto, anche per tutti i volontari (circa 220 persone) che in questi anni hanno contribuito al successo della manifestazione». Quanti sarebbero stati gli atleti presenti all’edizione 2025? «Come nelle passate edizioni, i ‘big’ all’ombra dei Castelli sarebbero stati 130-150: stavamo finalizzando gli ingaggi di gran parte di loro. C’erano tutte le premesse per un’altra edizione stellare del Galà, confermando per giunta il trend in crescita degli ultimi anni. Poi, appunto, siamo stati costretti a fermare tutto, comunicandolo ad atleti e manager».

‘Non si può trattare caso per caso’

«Quando una grande manifestazione viene a mancare, per un motivo o per l’altro, è sempre un dispiacere; nel caso specifico del Galà, nel mio ufficio ho diversi collaboratori che lo seguivano con passione», è la premessa del direttore della Divisione delle contribuzioni Giordano Macchi. Il quale, pur non entrando nel merito del caso concreto, si sofferma sulla questione relativa all’imposizione delle grandi manifestazioni: «L’attuale legge tributaria è figlia della revisione del diritto federale specifico, poi ripresa dal Cantone ed entrata in vigore il 1° gennaio 2021. In essa sono contenute delle regole schematiche relativamente semplici, ma che non lasciano margini d’interpretazione o apprezzamento, anche perché nella legge non vi è nessuna norma che consenta di valutare le spese caso per caso. In concreto, l’imposizione (del 20%, e più precisamente un’aliquota del 17,6%, decisa dal Gran Consiglio che va ad aggiungersi a quella federale pari al 2,4%) viene applicata all’importo lordo complessivo, ossia la somma di quanto uno sportivo percepisce come premio e di altri ‘benefit’ o rimborsi, ridotta con un forfait a percentuale fissa di spese. Purtroppo, essendo una revisione relativamente ‘giovane’, capita che molti organizzatori prendano come base per i loro calcoli la normativa precedente, ritrovandosi poi con spiacevoli sorprese quando come autorità (esecutiva e di controllo) siamo incaricati di verificare».

‘Ipotizzabile l’adeguamento del contributo’

«Sono diverse le manifestazioni importanti per la nostra regione e per il Ticino, ma indubbiamente il Galà era (e mi auguro che lo sarà anche in futuro) l’evento faro, il ventitreesimo per importanza al mondo, dunque subito a ridosso di quelli della Diamond League, che grazie al suo carattere internazionale esporta il nome di Bellinzona e contribuisce a fare un’ottima promozione del nostro territorio ben oltre i confini nazionali – sottolinea il vicesindaco della capitale nonché capo Dicastero Sport e finanze Fabio Käppeli –. Non da ultimo è una vetrina di sani valori a beneficio dei nostri giovani. Ed è anche appunto grazie a questo evento che in parecchi in questi ultimi anni si sono avvicinati all’atletica. A livello economico stiamo parlando di un evento capace di generare un indotto economico di quasi 450’000 franchi. La mia speranza e quella della città è che si tratti unicamente di uno stop di un anno, e che una volta chiariti tutti gli aspetti di natura fiscale, poi si torni a vedere la grande atletica su pedane e corsie del Comunale. Capisco la necessità di applicare lo stesso metro e le medesime regole per tutti, d’altro canto capisco anche la scelta degli organizzatori di prendersi quest’anno di pausa dopo essersi ritrovati con questa ‘tegola’ proprio a ridosso dell’edizione 2025: dal punto di vista organizzativo e amministrativo mancava il tempo per regolare le questioni passate e aggiornarsi in tempo utile per quest’anno».
Per Käppeli e il Municipio, ad ogni modo, non è stato un fulmine a ciel sereno: «È andato tutto in modo veloce, ma rappresentando il Municipio in seno al comitato d’organizzazione ero informato di questa difficoltà, sopraggiunta da inizio mese in poi. All’inizio si è cercato di capire come garantire lo svolgimento dell’evento il prossimo luglio, ma poi ci si è appunto resi conto che i compromessi sarebbero stati troppi, pregiudicando il livello dell’evento…». Come si potrà garantire un futuro al Galà? «È un discorso che va allargato anche a chi vedrebbe entrare direttamente questi introiti aggiuntivi, ancora una volta il Cantone e in parte la Città. In questo senso, una volta esaurite le possibilità sul fronte fiscale, occorre considerare anche un adeguamento del contributo al Galà da parte degli enti pubblici. Se le tempistiche non permettevano di farlo per salvare l’edizione 2025, è comunque sicuramente una via che si potrà prendere in considerazione per il futuro».


Ti-Press
Ricky Petrucciani, uno dei tanti talenti ticinesi passati dal Comunale

Clericetti (Otr)

Questione ricadute: ‘Il tema è politico’

A masticare amaro è anche Juri Clericetti che in qualità di direttore dell’Organizzazione turistica regionale punta molto sul turismo sportivo, laddove le infrastrutture che accolgono eventi di grande richiamo attirano poi anche campi di allenamento di squadre e sodalizi provenienti da fuori. Nel caso specifico lo Stadio comunale con la sua pista di atletica, ma potremmo citare anche i vicini Centro tennistico e Centro sportivo per l’hockey su ghiaccio e il nuoto. «Se parliamo di ricadute – rileva Clericetti – il discorso è molto ampio. Da una parte c’è sì l’indotto diretto del Galà calcolato in quasi 450mila franchi. Ma bisogna considerare anche quello indiretto generato da un evento che ha un’eco nazionale e internazionale. Cui si aggiunge appunto il turismo sportivo sul quale puntiamo molto». Perciò l’auspicio è chiaro: «Essendo il Galà un volano turistico molto importante, peraltro basato su passione e volontariato degli organizzatori, mi chiedo se l’aspetto fiscale e burocratico non possa essere rivisto. A mio avviso il tema è quindi politico, affinché certe dinamiche siano valorizzate e non penalizzate. In definitiva mi auguro che il ‘caso Galà’ possa innescare un cambiamento virtuoso». MA.MO