Pallanuoto

Sharks in vasca con umiltà e grinta

I luganesi ai blocchi di partenza del campionato con alcune novità. Argentiero: ‘Non siamo tra i favoriti, ma vogliamo rendere la vita difficile a tutti’

(Ti-Press)
19 gennaio 2022
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La stagione del cambiamento, ma nel segno della continuità. Così la società dei Lugano pallanuoto Sharks definisce l’imminente campionato 2021/2022. Il primo aspetto, quello della novità, è rappresentato dal cambio di allenatore. Con l’addio di Gianfranco Salvati, storico coach della compagine ceresina, si chiude infatti un ciclo durato 17 anni. «Ed è stato un cammino ottimo - spiega Claudio Carminati, neo-dirigente degli Sharks -. Non è facile gestire una squadra per così tanto tempo. Salvati ha diretto quasi tre generazioni diverse di giocatori e sotto la sua guida il Lugano ha conquistato 14 trofei, tra campionati e coppe. Un palmarès davvero notevole. È normale che dopo un percorso così lungo venga voglia di cambiare e di cercare nuovi stimoli».

La continuità è data invece dalla scelta del successore di Salvati, vale a dire Carmine Argentiero. «Argentiero è con gli Sharks da sette anni, ha allenato l’Under 17 (vincendo 4 titoli) e ha lavorato anche con Gianfranco, seguendolo spesso durante le partite. Parlano la stessa lingua, diciamo, anche se poi ognuno ha la sua visione del gioco, come è giusto che sia». Novità sulla panchina, ma anche nella rosa, con gli addii di Goran Fiorentini, Arnaldo Deserti, Francesco Tramacera, Gaetano Graziani e il trasferimento di Giljan Alfano allo Sciaffusa. Da segnalare, per contro, gli innesti di Yassin Scala (rientrato da Basilea), Nicola Pucar, Andrea Maksimovic e Mattia Tedeschi, ai quali vanno aggiunti gli inserimenti di alcuni giovani promettenti del vivaio, pronti a confrontarsi con i “grandi”. «Ho avuto modo di osservare all’opera i nostri ragazzi nella partita di Coppa con il Tristar di Arbon e li ho visti molto determinati, senza timori particolari - prosegue Carminati. - Avranno comunque modo di crescere ancora sotto l’ala dei più esperti, non vogliamo caricarli di aspettative eccessive. Questo per noi è un anno di “transizione”, nel corso del quale getteremo le basi per il futuro». Per quanto concerne gli obiettivi, infatti, malgrado la finale raggiunta la scorsa stagione «noi partiamo molto umili. Ci sono altri club favoriti per la vittoria. Noi non siamo tra i papabili al titolo: per il momento pensiamo soltanto a lavorare bene e poi vedremo la risposta in acqua quale sarà. La palma di favoriti, ripeto, la lasciamo volentieri ad altri».

I traguardi da inseguire non sono legati unicamente ai risultati sportivi. Un altro cambiamento rilevante in ambito societario riguarda infatti l’inserimento di nuovi dirigenti, coinvolti in diversi ruoli e funzioni. «Possediamo tutte le caratteristiche per diventare una società ancora più importante per la nostra città. Vogliamo che Lugano conosca più a fondo la pallanuoto e che la gente affolli le tribune durante le partite casalinghe. Come team dirigenziale stiamo lavorando in questo senso, abbiamo molte idee per crescere a 360 gradi».

‘Non saremo vittime sacrificali’

Dopo il rinvio del debutto in campionato previsto lo scorso sabato contro il Ginevra (alle prese con tanti casi di positività) la stagione del Lugano scatta sabato, in trasferta contro un’avversaia diretta, il Carouge, compagine costruita per ottenere buoni risultati. Il neoallenatore Carmine Argentiero ha potuto già dirigere i suoi giocatori, nella sopracitata sfida di Coppa del 17 dicembre. «È stato un piacere e un onore sedermi per la prima volta sull’ex panchina del mio amico Gianfranco Salvati - racconta Argentiero -. A livello di prestazione non sono rimasto soddisfatto al 100 per cento, perché abbiamo commesso alcune ingenuità. Credo però che faccia tutto parte del processo di crescita e di amalgama della squadra. Squadra che io alleno da appena un mese e mezzo e nella quale quest’anno troveranno spazio diversi giovani».

rgentiero condivide il pensiero della società riguardo agli obiettivi stagionali. «Nella pallanuoto, nella maggior parte dei casi, il più forte vince. Non è come nel calcio o in altri sport in cui, ad esempio, si può segnare un gol in contropiede e chiudersi poi in difesa per proteggere il vantaggio. Nella nostra disciplina alla lunga i valori escono e noi sulla carta partiamo leggermente sfavoriti rispetto ad altri». Tuttavia, «questo non significa che dobbiamo entrare in vasca già con l’idea di essere delle vittime sacrificali. Anzi, voglio tutto l’impegno possibile da parte dei miei ragazzi e credo che con abnegazione e disponibilità potremo anche sopperire ad alcune mancanze tecniche. Puntiamo a rendere la vita difficile a tutti i nostri avversari».

Per poter rendere al meglio servirà un gruppo compatto e sereno, anche a livello mentale. «Il mio lavoro va oltre l’aspetto sportivo di tattiche e schemi. Riuscire a far rendere al meglio un giocatore quando vive un momento difficile al di fuori della vasca: quella è la vera sfida. Mi piacerebbe poter essere un punto di riferimento per i miei atleti. Una persona alla quale rivolgersi e a cui confidare i propri problemi, siano essi lavorativi, familiari o di altro genere. È il compito più difficile, ma se riesci a svolgerlo bene, sei già a buon punto del percorso», conclude Argentiero.

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