Tiri liberi

La triste coperta corta delle Tigri bianconere

La scialba prova contro il Monthey ha messo una volta di più a nudo i limiti di un Lugano costretto a... fare le nozze coi ‘fichi secchi’

La delusione di coach Nikolic
(Ti-Press)

Desolatamente ultimi, i Lugano Tigers si trovano in una situazione che, a memoria, non hanno mai vissuto nel passato. La squadra è stata retrocessa per questioni non sportive per cui l’abitudine è sempre stata quella di avere i bianconeri fra i primi della classe. Il declino è certamente legato alla questione finanziaria che attanaglia la società da qualche anno. Il presidente Cedraschi deve fare le nozze con i “fichi secchi”, senza voler offendere nessun giocatore perché l’espressione è legata alla carenza di denaro e non alla qualità, anche se le due cose viaggiano in parallelo. La scelta di questa stagione, tribolata sin dall’estate e non solo per la pandemia, è stata quella di risparmiare, visto e considerato che non ci saranno retrocessioni, per dare più spazio ai giovani e preparare un certo terreno per il futuro. Aver rinunciato per esempio ad Aw e a Steinmann (due pedine tuttora libere ma che lo scorso anno avevano dato un buon contributo ad arrivare sesti) è stata fatta in prospettiva. Nel contempo la società ha detto chiaro che occorre rinnovarsi e trovare persone vogliose di fare parte di questa avventura per arrivare fra qualche anno ad avere un ruolo importante e, possibilmente, vincente.

Già, perché la prova offerta dal Lugano contro il modestissimo Monthey, reduce da otto sconfitte consecutive, è stata cosa assai triste. La mancanza di playmaker in grado di innescare i compagni, ma anche capaci di aprire le difese con un buon tiro, si sente eccome. Cafisi può ricoprire questo ruolo ma per un tempo limitato, a Togninalli non si possono chiedere miracoli e Stevanovic è una guardia, non un ‘play’. Chiaramente tutta la squadra ne soffre perché, essendoci pochi pericoli sul perimetro, visto che Criswell non ha un movimento costante fuori dall’area dei tre punti, le difese avversarie hanno facile compito a chiudere vicino a canestro. Se Humphrey e Robertson, che devono stare in campo 40 minuti come il loro compatriota, non sono in giornata di grazia, i Tigers pagano. E sono nella stessa condizione quando uno dei tre stranieri torna in panca per qualche minuto a rifiatare. Insomma, i Tigers sono una coperta corta, molto corta. Non resta ai coach che trovare le migliori soluzioni per dare maggior efficacia con il gruppo che hanno, senza pretendere miracoli. Ai tifosi il computo di non far mancare tutto il sostegno.

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