ATLETICA

I dubbi su Cheptegei e Gidey. Due record più che 'à la carte'

La nuova frontiera dell'atletica, ben oltre le corse cucite su misura: dalle scarpette rivoluzionarie al fascio luminoso che trasforma le 'lepri' in metronomo

Non solo superuomini (e superdonne)
8 ottobre 2020
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Gli incredibili exploit di Joshua Cheptegei e Letesenbet Gidey, che mercoledì a Valencia hanno polverizzato i record mondiale dei cinque e dei diecimila metri, non potevano non far discutere. Anche perché vi hanno concorso più fattori, a dimostrazione dell'evoluzione che sta vivendo l'atletica a livello di punta. Inevitabilmente qualcuno ha pure cominciato a sollevare dubbi riguardo al doping, in uno sport che in passato si è dovuto confrontare con numerosi (e clamorosi) casi, ma è pur vero che in carriera né l'ugandes, né l'etiope non hanno mai destato sospetti.

Dopo aver rivoluzionato le corse su strada, l'azienda americana Nike di recente ha messo sul mercato due paia di scarpe per gli specialisti della pista che sembrano migliorare sensibilmente le performance degli atleti. Si tratta di due modelli freschi di commercializzazione (l'Air Zoom Victory, per distanze tra gli 800 e i 1500 m, e lo ZoomX Dragonfly, fino ai 10'000 m) utilizzati tuttavia da un annetto da alcuni atleti, che hanno potuto testarne i prototipi. «Queste scarpe rivoluzionano le falcate, ma è ancora presto per stabilire quale potrebbe essere il vantaggio in termini cronometrici» spiega Vincent Guyot, che frequenta un master in Competenze sportive di alto livello all'Istituto francese dello sport e della performance (Insep), e che sta raccogliendo il maggior numero di dati possibile legato a questi picchi. Guyot, tuttavia, può già testimoniare un cambiamento in atto da quando questo tipo di scarpe viene utilizzato. «In Francia, ad esempio, i risultati sono crollati nella maggior parte delle discipline dell'atletica, a causa delle peggiori condizioni di allenamento causate dal lockdown. A parte nel mezzofondo però, dove la situazione ha retto. Ciò che sembra incredibile». Secondo Guyot, il 62% di quegli atleti indossava i due modelli in questione all'ultimo meeting di Monaco ad agosto, tra cui quel Cheptegei che era riuscito a battere il primato mondiale dei cinquemila.

Appena due secondi tra il giro più veloce e il più lento

A Valencia, mercoledì, Gidey e Cheptegei dovevano soltanto preoccuparsi del tempo. In una corsa in cui tutto è stato fatto su misura per loro: concorrenza ridotta all'osso e, quale punto di riferimento, tre 'lepri' ciascuno. Ed è vero che nell'atletica le corse ad hoc per il miglioramento di un record non sono certo una novità, e gli esempi si sprecano: dall'australiano Ron Clarke nel 1965 (10'000 m), al britannico Bannister nel 1954 (miglio) fino addirittura al francese Jules Ladoumègue, negli anni Trenta. Tuttavia, Cheptegei e Gidey oltre alle 'lepri' classiche, hanno potuto beneficiarne di una quarta che non era in carne e ossa: infatti a disposizione hanno avuto anche la 'lepre luminosa', cioè un fascio di luce a velocità costante - naturalmente infaticabile - che detta il ritmo costante durante la corsa, e lo fa a una velocità sostenuta. L'innovazione era apparsa per la prima volta due anni fa in Olanda, ma nel frattempo è stata praticamente sdoganata.

Secondo un analisi fatta dal coach francese Pierre-Jean Vazel, mercoledì a Valencia la mezzofondista etiope Gidey ha percorso i suoi 12 giri e mezzo di pista con regolarità estrema, totalizzando appena due secondi di scarto fra quello più lento (68,9 secondi) e quello più veloce (66,7). A titolo di paragone, la precedente detentrice del primato mondiale sui cinquemila - Tirunesh Dibaba, etiope pure lei - quando batté il primato al Bislett di Oslo del 2008, i suoi crono tra un giro e l'altro oscillavano tra 64,2'' e i 71,6'', quindi con una differenza superiore ai sette secondi.

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