SPORT

Il mondo delle scommesse ha l'acqua alla gola

In Gran Bretagna senza competizioni si stima una perdita di 100 milioni per azienda e le società sportive tremano. Ma l'opinione pubblica offre poca solidarietà

12 aprile 2020
|

Un mondo senza competizioni sportive significa, tra le altre cose, anche un'assenza praticamente totale di scommesse. E l'industria britannica del settore, tra le più sviluppate al mondo, inizia a fare i conti con mancati guadagni che potrebbero finire con il ripercuotersi sulle singole società sportive, in particolare quelle di calcio. In effetti, molti sono i club che hanno quali sponsor principali proprio le società di scommesse. Dall'approvazione nel 2007 del Gambling Act, legge voluta per liberalizzare l'industria del gioco d'azzardo in Gran Bretagna, il settore ha conosciuto una crescita costante, ma oggi minacciata, perché senza partite di calcio ed eventi live viene a mancare la linfa che ha reso quello delle scommesse un volano economico molto lucrativo.

Nel 2018 il prodotto lordo dei giochi – vale a dire la differenza tra quanto scommesso e le vincite pagate – ha raggiunto i 14,4 miliardi di sterline (17,1 miliardi di franchi), contro gli 8,4 miliardi (10 miliardi di franchi) del 2011.

Nel bel mezzo di un panorama che comprende casinò in linea, lotterie nazionali, gratta e vinci, casinò veri e propri e bingo, il settore delle scommesse (sportive o no) rappresenta una vera manna dal cielo con 5,2 miliardi di sterline guadagnati nel 2018, dei quali 1,5 miliardi legati al calcio.

Perdite stimate attorno ai 100 milioni per azienda

In Gran Bretagna è possibile puntare praticamente su tutto. Come dimostra il caso di Peter Edwards, il quale nel 2000 aveva scommesso 5 sterline che suo nipote di 3 anni avrebbe un giorno vestito la maglia della Nazionale del Galles. Tredici anni più tardi, quando Harry era diventato il più giovane nazionale gallese, Peter aveva intascato 125'000 sterline (148'000 franchi).

L'impatto sul mondo delle scommesse della sospensione delle partite di calcio, ma anche di quelle di rugby e cricket, senza dimenticare le corse dei cavalli, altro bastione delle tradizioni britanniche, è stato violento e immediato. William Hill, per il quale il 53% delle entrate proviene dalle scommesse sportive, ha annullato il versamento dei dividendi e ha stimato in 110 milioni di sterline l'impatto della crisi sanitaria sui suoi introiti. Flutter Entertainement's, casa madre di Betfair o Paddy Power, è ancora più esposta sul fronte delle scommesse sportive, dalle quali deriva il 78% dei suoi benefici. Anche in questo caso la perdita stimata si aggira tra i 90 e i 110 milioni di sterline.

L'annullamnto del Grand National, la celebre corsa ad ostacoli che si disputa a inizio aprile nei pressi di Liverpool, amputerà di qualcosa come 100 milioni di sterline la cifra d'affari dei vari bookmakers, secondo Barry Orr, portavoce di Betfair. «Mai, eccezion fatta per il tempo di guerra, avevamo assistito a tali turbolenze – assicura William Woodhams, presidente di Fitzdares –. È un colpo durissimo per l'industria dello sport e ne pagheremo le conseguenze per numerosi anni a venire. Si tratta di una vera catastrofe, molti faranno fallimento, in particolare le piccole società e gli indipendenti», ha concluso.

Poca solidarietà dall'opinione pubblica

Nonostante la passione per il gioco e le scommesse, non c'è da attendersi grande partecipazione emotiva da parte dell'opinione pubblica britannica di fronte alle difficoltà dei bookmakers. L'industria del gioco e in particolare quella delle scommesse è spesso bersaglio di critiche per un certo lassismo nei confronti delle varie forme di doping, così come per l'invadente presenza nel mondo del calcio e del rugby. In Premier League la metà delle squadre (10 su 20) portano il nome di una ditta di scommesse quale sponsor principale sulla maglia, mentre in Championship (la serie B), dove lo sponsor istituzionale è l'operatore Skybet, la proporzione è di 17 su 24. Dal canto suo, il campionato di rugby XIII, denominato SuperLeague, è patrocinato da Betferd. Inoltre, tribune e stadi interi portano il nome di questa o quella impresa di scommesse, come ad esempio il Bet365 Stadium dello Stoke City.

Il ruolo giocato dal casinò online 32Red nell'arrivo di Wayne Rooney al Derby County (D2) – per pagare il suo futuro numero 32 alla società era stata concessa una sovvenzione speciale – viene visto come una distorsione della concorrenza. Il settore delle scommesse è per altro stato escluso dall'aiuto governativo per la salvaguardia degli impieghi. In questi giorni, insomma, un'intero settore economico, formato da 8'300 ricevitorie per 50'000 impieghi, trattiene il fiato e spera in una rapida soluzione della pandemia che possa far ripartire la gallina dalle uova d'oro delle competizioni sportive.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔