SPORT PARALIMPICO

Bocciata all'antidoping: 'Per colpa di una crema'

Portabandiera ai Giochi di Rio, l'italiana Caironi positiva al Clostebol. 'Volevo chiudere una ferita che non si rimarginava. Lo dissi al medico federale'

Fernando Frazão/Agência Brasil [CC BY 3.0]
6 novembre 2019
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L’italiana Martina Caironi, medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Londra nei 100 metri e portabandiera della delegazione azzurra a quelle di Rio, è risultata positiva a un test antidoping effettuato a sorpresa dall’agenzia italiana. La sostanza proibita è il Clostebol, un metabolita di steroide anabolizzante. L’atleta, però, si difende: «Conosco la sostanza in questione – dice Caironi –, è contenuta nella crema cicatrizzante che ho acquistato a gennaio dopo tre mesi di sofferenza per un’ulcera all’apice del moncone. Una ferita aperta che nessun farmaco era riuscito a richiudere». E Caironi spiega di averne dichiarato l’utilizzo: «A gennaio avevo chiesto al medico federale la possibilità di usare questa crema e mi era stato detto che essendo impiegata localmente e a piccole dosi non era necessaria l’esenzione per uso terapeutico. Dopo un test antidoping negativo a luglio, siccome la ferita si era aperta altre due volte decido di continuo con piccole dosi, sicura di non incorrere in alcuna infrazione, tanto è vero che all'ultimo controllo di ottobre l'avevo dichiarata». Venendo però bocciata.

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