Tecnologia

Addio all'analogico

29 marzo 2014
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L’annuncio è epocale, nel senso che pone fine a un’epoca: Swisscom entro fine 2017 vuole abolire la telefonia analogica, ultimo baluardo a resistere ancora alla digitalizzazione. Ciò significa nuovi servizi in arrivo per i clienti, ma anche qualche effetto negativo. Nel frattempo la Confederazione dovrà rivedere il concetto di servizio universale.

Swisscom promette: la transizione sarà dolce. Eppure portare di peso 2 milioni di utenti in meno di quattro anni là dove in quattro anni ne sono giunti in modo ‘naturale’ solo 260mila non sarà certo una passeggiata.

Sia come sia, la scarpinata s’ha da fare, perché vuolsi così colà dove si puote, vale a dire nella sede centrale dell’ex regia federale a Berna. È deciso: entro fine 2017 basta con la telefonia analogica. Tutti gli apparecchi fissi dovranno quindi passare al digitale.

Conseguenze? Per gli utilizzatori, nuovi servizi, qualità audio maggiore, ma anche l’impossibilità di telefonare se manca la corrente elettrica e il rischio di perdere parti del discorso quando la rete internet è intasata da altri dati. Per la compagnia, risparmi sulle infrastrutture e una sola tecnologia di cui preoccuparsi. Per la Confederazione la necessità, peraltro già esistente, di rimettere mano al concetto di servizio universale in modo da adeguarlo alle esigenze del prossimo decennio. Servizio universale attualmente gestito da Swisscom, ma che verrà rimesso a concorso proprio a fine 2017.

Tendenze e risparmi

«La tendenza verso i servizi su Ip è mondiale – spiega il portavoce di Swisscom Mauro Feller quando gli chiediamo il perché del passaggio forzato al digitale –. Grazie a questa tecnologia potremo offrire ai nostri clienti un servizio integrato comprensivo di internet, telefono e televisione. Il tutto su un unico vettore moderno. E siamo solo all’inizio». Già oggi gli utenti dell’ex regia federale vengono indirizzati sul ‘Voice over Ip’ (VoIp) quando sottoscrivono un pacchetto integrato. Entro il 2017, come detto, la transizione sarà completa. «È la fine di un’era – prosegue Feller –. Non ci sono altri motivi alla base della transizione».

In realtà un motivo ulteriore per tagliare l’analogico ci sarebbe. D’altronde l’ha lasciato intendere pure Heinz Herren, responsabile della rete Swisscom, quando ha comunicato la decisione alla stampa. Il 18 marzo Herren aveva fatto notare come in un mondo dove tutto è digitale solo il telefono continui ancora a funzionare in gran parte in modo analogico. Tradotto: è l’unica cosa che continuava a tenere in piedi un sistema altrimenti in disuso, con tutti i costi di manutenzione collegati. «In generale il passaggio al digitale abbatte le spese a carico della compagnia – spiega l’esperto Andrea Tedeschi –. Attualmente per garantire la connessione analogica è necessario mantenere un’infrastruttura che, come concetto, risale agli anni 20». Infrastruttura cui si è affiancata la rete internet dove attualmente passano tutti i dati digitali. «Convertendo il telefono al digitale, la vecchia infrastruttura potrà essere dismessa con conseguenti risparmi». Un vantaggio che potrebbe essere ribaltato sugli utilizzatori finali sotto forma di riduzioni tariffali o tramite l’introduzione di ulteriori servizi.

Nella nuova era del telefono digitale potrebbero però non esserci solo vantaggi. Innanzitutto sarà impossibile chiamare  o ricevere chiamate durante un blackout siccome la connessione è possibile solo se il router casalingo è acceso. Una differenza significativa rispetto alla contropartita analogica, alimentata separatamente. C’è poi il fatto che, come succede con cellulari e internet, il sistema non funziona sotto elevato traffico dati. In quei casi parte della conversazione potrebbe perdersi per strada finendo per generare un effetto del tutto simile a quello prodotto da un cellulare che non ha abbastanza campo. «Per fortuna la rete internet in Svizzera non è intasata come altrove, quindi non dovrebbero esserci problemi», precisa Tedeschi.

Servizio universale da rivedere

Intanto l’Ufficio federale delle comunicazioni dovrà affrontare altri problemi. Tra questi anche quello di sapere se e come ridefinire la lista dei servizi di telecomunicazione da considerare come “basilari” per la popolazione e quindi da includere nel servizio universale. Il passaggio completo al VoIp annunciato da Swisscom pone qualche domanda in più in questo senso. «Abbiamo grossi dubbi da risolvere – confessa la responsabile della comunicazione dell’Ufcom Caroline Sauser –. Uno dei principali è la necessità, imposta per legge, di poter identificare il luogo di partenza delle chiamate in caso d’emergenza». Il digitale, da questo punto di vista, si presta a falsificazioni e imprecisioni. «Esistono delle eccezioni alla norma proprio per quanto riguarda le telefonate tramite internet, tuttavia se l’eccezione diventa la regola sarà necessario rimettere mano alla legge».

Dubbi da risolvere prima di dover rimettere a concorso il servizio universale a fine 2017, proprio quando l’ex regia federale ha deciso di abbandonare l’analogico. «Il nostro compito ora è di definire le esigenze comunicative di base degli svizzeri dal 2018 al 2027. È possibile che quanto previsto oggi sia già sufficiente, tuttavia se – come probabile – dovessimo accorgerci che ci sono aspetti da aggiornare, allora bisognerà cambiare le norme». A Bienne non nascondono che ciò possa rivelarsi un compito difficile. «Certo che siamo preoccupati: dobbiamo configurare il servizio universale per 10 anni a partire dal 2017. Con l’attuale velocità del progresso tecnico dobbiamo lavorare a fondo per creare delle disposizioni il meno dipendenti possibile dalla tecnologia». Dopo tutto si tratta pur sempre di un cambio d’epoca, per quanto la transizione possa essere dolce.


Come funziona

Linea telefonica, rete internet: la differenza è già tutta contenuta nel nome. Perché la prima è una linea da punto a punto, mentre l’altra è un’intricata ragnatela di nodi capaci di far rimbalzare un messaggio dal mittente al destinatario senza necessariamente seguire lo stesso percorso durante l’intera trasmissione.
Ai suoi albori la comunicazione telefonica non era nient’altro che un filo ininterrotto tra due apparecchi e le prime centrali fungevano da centri di smistamento, con operatori che fisicamente collegavano con un pezzo di cavo gli spinotti corrispondenti a chiamante e chiamato. Il processo è stato poi automatizzato introducendo degli ‘scambi’ elettrici invece degli operatori. Con l’avvento della tecnologia digitale giunge il primo cambiamento di concetto, almeno tra centrale e centrale dove, sino alla digitalizzazione, il numero di chiamate gestibili in contemporanea era uguale e limitato al  numero di cavi di collegamento. La digitalizzazione ha permesso di sfruttare ogni singolo cavo per più conversazioni, dividendo i segnali audio in pacchetti di piccole dimensioni. Con l’arrivo del VoIp quanto accaduto tra centrali accadrà tra casa e centrale: come tv e internet anche l’audio partirà dalle abitazioni spezzettato in pacchetti. Il disguido? Se l’autostrada digitale risulta troppo trafficata la comunicazione potrebbe rallentare, un po’ come accade quando un cellulare ha poco campo.

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