Racconto della settimana

Antò

8 ottobre 2015
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I messaggi erano tutti di vitale importanza. I primi quindici erano della sua attuale fidanzata. Dicevano cose come “ciao Nio” oppure “ben svegliato?” oppure “c’è il sole anche da te?” oppure ancora “ci vediamo dopo al solito posto”. Leggendoli gli tornò subito il buon umore. Jessica stava con lui da un mese. L’aveva conosciuta in chat, apprezzata in foto, ammirata in video e alla fine toccata di persona. Ora era sua e poteva godere appieno della sua spettacolare bellezza. Non appena ebbe finito di leggere, Antonio digitò con foga le risposte. Scrisse frasi come “ciao Jessica” oppure “ci vediamo in pausa pranzo?” oppure “sto andando alla stazione” oppure ancora “oggi mi sono vestito bene per te”. Quest’ultima frase non corrispondeva del tutto alla verità: il completo lo aveva infatti scelto per impressionare il suo capo, nella speranza di venir scelto per un progetto importante. Una piccola bugia lo avrebbe però aiutato a rendere ancora più lieta la pausa pranzo, che avrebbe trascorso insieme a Jessica in un magnifico ristorante sul lago. Lui amava infatti viziarla e sorprenderla con sorprese e regalini. I messaggi che non provenivano dalla fidanzata gli erano stati inviati dai compagni di partito che, per importanza, venivano secondi soltanto ai colleghi di lavoro. Antonio li catalogò per importanza e, concentrato, rispose a tutti. Più pigiava e più si rilassava. Mentre il corpo, abituato a muoversi autonomamente, lo portava dritto verso la stazione, la sua testa era concentrata nella formulazione di frasi a effetto. Scansò ogni ostacolo alla perfezione, senza commettere errori. L’incidente avvenuto pochi minuti prima era già dimenticato. Si sentiva di nuovo in pieno controllo. Una volta giunto alla stazione l’ennesimo “ding” attirò la sua attenzione. Si trattava di un invito a una riunione straordinaria di lavoro. Non appena lo lesse si rese conto che, con il treno, non sarebbe giunto a destinazione in tempo. L’immediata reazione fu quella di scrivere un rapido messaggio esplicativo e di scuse, assicurando la sua presenza il più velocemente possibile. Poi si mise in attesa. Il treno aveva un ritardo di cinque minuti. Considerò se i ritardi dei treni potessero costituire un valido argomento di discussione alla prossima riunione di partito, ma scartò immediatamente l’ipotesi. I mezzi pubblici non avevano mai destato grande interesse. Controllando continuamente l’eventuale consegna di un messaggio di risposta, si sedette su una panchina e maledisse il giorno in cui aveva smesso di fumare per liberarsi dell’alito cattivo e risultare più attraente. Ora di una sigaretta ne avrebbe avuto davvero bisogno. Il cellulare restava muto e del treno neanche l’ombra.

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