laR 25 anni

La pelliccia di volpe

16 settembre 2017
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Un vero must, ancora in quegli anni quando gli animali, almeno alle nostre latitudini, erano e restavano esseri viventi asserviti all’uomo in tutto e per tutto. Pelle compresa. Anzi, pelliccia. Quella di volpe argentata, in particolare, proveniente dalle steppe russe, che in vari misure (lunga o corta) rappresentava il top del successo. Il mondo femminile si divideva in due: chi l’aveva e chi no. Le prime, poche ed elette, la esibivano già coi primi freddi novembrini – giusto per sottolineare il proprio status – e costituiva, di fatto, il passaporto per entrare nelle stanze che contavano, il giorno giusto con le persone giuste. Sciurette non per forza in età, ragazze ben sposate, donnine esuberanti di larghe e disponibili vedute; tutte impellicciate a fianco del partner. E se il rango scendeva di un gradino, c’era sempre il girocollo da attaccare al cappotto. Rigorosamente di volpe argentata o ermellino, ça va sans dire. Nella bassa Lombardia si erano specializzati con tanto di sfilate, brochuere patinate, vetrine luciccanti che offrivano pellicce di “vera volpe della Kamchatka” a prezzi eccezionali e acquistabili in venti comode rate. La Milano da bere si stava schiantando contro Tangentopoli, siamo in quell’anno lì, ma in Italia e a maggior ragione in Canton Ticino l’euforia del lusso riusciva ancora a far decollare gli estrogeni nelle vene delle donne in carriera (o anche casalinghe).
Poi, quasi d’un botto, la pelliccia fini nel mirino dei buoni, con proteste sanguinolente (ma il sangue per fortuna era solo pittura rossa) che coinvolsero le timide e affrante signore resistenti al pelo d’animale. Secchiate di rosso fuoco imbrattarono così il simbolo della ricchezza e della sopraffazione. Era la rivolta della modesta borghesia e delle sino a quel momento bistrattate pellicce sintetiche. L’animalismo trionfò anche nei solotti radical chic, con la signora dei “miei primi 40 anni” novella Marianna a difesa delle volpi sino a pochi mesi prima indossate. I ricchi iniziarono a vergognarsi d’essere ricchi e i poveri provarono orgoglio della propria miseria. La volpe salvó il pelo e anche il vizio e chi aveva prenosticato a tutte un passaggio, prima o poi, in pellicceria, finì a sua volta impallinato sul banco di Mani pulite. Insomma, una storia di volpi e di polli. L’ennessima puntata.

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