laR 25 anni

Caro tredicenne, un saluto dai miei tempi

(Davide Agosta)
15 settembre 2017
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È uno di quei momenti. Di quelli che s’era giurato di non dire mai ai figli, poiché fa tanto genitore. Che poi è sinonimo di antico, superato, out (si dice ancora?). Quel momento è arrivato quasi a tradimento. «Mamma, cos’è un walkman»? L’oggetto ignoto al tredicenne è sulla lista di aggeggi vietati a scuola, tra il cellulare e una serie di I-vari.

La spiegazione data al paio d’occhi sgranati, su quello che il giovane classifica subito come reperto archeologico, dà il la a una rievocazione d’altri tempi. «Ai miei tempi…». Ecco, l’ho detto. Il 1992, i ‘miei tempi’, è un’era geologica fa. Prendiamo le telefonate – sì, sì, c’era già il telefono, caro spiritoso adolescente dal sorrisetto ironico; e serviva per parlarsi, pensa un po’ –. Iniziavano con «ciao, come stai?».

Poi in pochi anni il cellulare è passato da gadget carissimo a finire nelle tasche di tutti. Libero da cavi, ha liberato noi (su questo potremmo disquisire, ma sarà per un’altra volta) e il saluto s’è distorto in «dove sei?», il ‘ciao’ come optional. Altri pochi anni, il telefonino è divenuto smart e, come il PacMan coi puntini nel labirinto, s’è mangiato tutto. Sms e messaggerie gratuite con faccine e simboli hanno trasformato i biglietti per Natale o compleanno in specie rara; per non parlare delle lettere vere, razza quasi estinta.

Caro tredicenne, sai che emozione trovare una busta col proprio nome scritto a mano! Aprirla, scoprire le parole che qualcuno s’era preso il tempo di pensare una a una, ché sulla carta mica si cancellava e riscriveva dieci volte. Capitava anche di ricevere una cartolina. Ah le cartoline! Chi ci appiccicava l’etichetta con l’indirizzo già scritto, chi si limitava a ‘tanti saluti dalle mie vacanze’. Eppure quei frammenti di viaggi sembravano piccole poesie; altro che le decine di foto inviate col cellulare in tempo reale dall’altra parte del Globo.

Sappi, caro tredicenne, che di questi tempi, i tuoi tempi, se trovi una busta in buca è quasi certamente una fattura. Però se chiami qualcuno, chiedigli «ciao, come stai?». Questo non ha prezzo. Né tempo.

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