laR 25 anni

Quando avere la stilografica era un must

15 settembre 2017
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Averla, e magari usarla davanti agli occhi invidiosi degli astanti, era un must. Un chiaro indice di potere. Almeno riconosciuto da chi ti voleva bene. Si trattava infatti del regalo per antonomasia della moglie o della mamma al compleanno del marito o figlio che aveva da poco ricevuto un avanzamento di carriera (obbligatoriamente declinato al maschile in quegli anni). Poco importa, poi, se quella penna stilografica rotondeggiante e griffata sarebbe rimasta praticamente intatta nella solida ed elegante custodia per molti anni a venire.

Anche perché, in verità, mostrarla appariva ai più un atto di arroganza (nei confronti degli astanti di cui sopra), concesso solo al megadirettore galattico di fantozziana memoria. E però, diciamola tutta, ci manca quella stilografica che segnava un confine. Netto. Drastico. Un solco fra chi era di qua – sempre più numerosi, ma bastava far finta di non saperlo – e quelli di là, poco abituati a firmare documenti, se non cambiali.

Cose d’alta classe, mica le pennette d’oggi che s’infilano in un computer nella più totale, per quanto certo democratica, mediocrità. Oggi ne girano ancora. C’è chi ne racconta, come se avesse visto un unicorno in una giornata di foschia. Fra il meravigliato e lo stranito.

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