Derivata dalla Captur, è ampliata nella zona posteriore per offrire più volume di carico, senza eccedere nelle dimensioni
Con l’inedita Symbioz si aggiunge un ulteriore membro alla già larga famiglia crossover del marchio transalpino: l’ultima novità si inserisce a pieno titolo nel segmento intermedio e strizza maggiormente l’occhio alle esigenze della famiglia. La vettura, in buona sostanza, è infatti la versione ingrandita della Captur di ultima generazione, realizzata sviluppando maggiormente il volume di coda, con l’incremento longitudinale di circa 17 cm per assicurare maggior spazio a bordo nella zona posteriore. Lungo 4,41 metri, il modello eredita dunque meccanica e contenuti della “donatrice”, con un design pressoché invariato fino alle portiere anteriori cui si aggiunge l’inedita porzione posteriore dai volumi più pronunciati. Lo stile rimane contemporaneo, mostrando un solido equilibrio con un profilo che conserva armonia insieme ad un certo slancio.
La meccanica è quella ibrida standard conosciuta, abbinata alla sola trazione anteriore: la sua architettura è sostanzialmente in linea con quella delle concorrenti dirette, differenziandosi però nella tipologia di trasmissione. Cuore dell’unità è l’1.6 benzina aspirato da 94 cv, supportato dall’unità elettrica principale capace di erogare 49 cv; a bordo lavora poi una terza unità a corrente costituita dal generatore/motorino di avviamento, in grado di aggiungere per breve istanti ulteriori 24 cv. La batteria al litio viene rigenerata automaticamente in marcia sfruttando l’energia recuperata in rallentamento e offre una capacità di 1,2 kWh. Quanto al cambio, Renault adotta sulle sue ibride una soluzione particolare: due specifici rapporti sono destinati al propulsore elettrico e funzionano in maniera unicamente automatizzata, mentre quattro – a innesti frontali senza frizione, ma la percezione al volante è quella di un automatico convenzionale – sono invece dedicati all’unità termica, dando origine a quattordici combinazioni tra i due motori che il sistema di gestione sfrutta per ottenere la miglior efficienza.
L’ibrido francese è infatti pensato per assicurare principalmente il massimo rendimento. La partenza da fermo avviene sempre in modalità elettrica e la marcia urbana è possibile fino a circa l’80% in questa modalità; ad andatura autostradale livellata, invece, il sistema a corrente viene disconnesso per limitare lo “spreco” elettrico, inutile in questo specifico frangente. Inoltre, a bordo è attivabile con un apposito pulsante la funzione “E-Save”, che mantiene il livello di carica della batteria a un minimo del 40% in modo che sia sempre disponibile sufficiente energia elettrica per aiutare il motore a benzina nell’affrontare ad esempio salite o sorpassi specie in velocità, limitando al contempo le scalate di marcia intempestive. Senza prestare attenzione a questa risorsa, ad accumulatore esaurito le prestazioni in effetti tendono a scemare vistosamente, specialmente lungo i tratti in salita dove il guadagno di velocità diventa un’impresa decisamente faticosa.
Con batteria adeguatamente carica la guida della Symbioz si mostra invece gradevole e piuttosto spigliata; la presenza dei soli quattro rapporti appare un po’ meno limitante rispetto ad altri modelli ibridi Renault provati in passato e la vettura accetta di buon grado ritmi di marcia briosi, con buone capacità di ripresa. L’auto è gradevole e godibile anche tra le curve, dove mostra una buona agilità combinata ad una solida tenuta, il tutto accompagnato dalla sensazione di una certa scioltezza d’insieme. Sempre a patto di non forzare il passo oltre misura: cercando le massime prestazioni si fanno notare lo scatto da fermo non proprio fulmineo, i cambi marcia un po’ esitanti e distanziati e il ronzio più marcato dell’1.6 obbligato ai regimi alti. Valida comunque l’insonorizzazione livellata a tutte le andature, mentre in città si apprezza la manovrabilità, nonostante il lunotto posteriore piccolo imponga di affidarsi principalmente a sensori e telecamere per le manovre nello stretto. I consumi, nel complesso, si mostrano interessanti senza eccessi: in media attorno a 6 l/100 km registrati su percorsi di varia natura, con conduzione calibrata e attenta.
Riuscita l’accoglienza a bordo, che sfrutta la base della Captur. La plancia è moderna e corredata di cruscotto digitale personalizzabile nelle schermate, nonché di un ampio schermo centrale multifunzione da 10”4; quest’ultimo mosso da sistema operativo Android con tutte le funzionalità avanzate dei servizi Google. Piacevoli i rivestimenti dei sedili in similpelle, con le poltrone anteriori di foggia lievemente sportiva. Dietro, si apprezzano la libertà di movimento per le gambe e la presenza di bocchette di aerazione, oltre alla versatilità del divano scorrevole longitudinalmente per 16 cm. Cresce il bagagliaio, con solida cubatura minima che parte da 492 litri.
Modello | Renault Symbioz |
Versione | E-Tech Full Hybrid 145 Esprit Alpine |
Motore | Sistema ibrido con 4 cilindri benzina 1.6 litri e unità elettrica |
Potenza, coppia | 143 cv, 149 Nm |
Trazione | Anteriore |
Cambio | Automatico robotizzato 4+2 rapporti |
Massa a vuoto | 1’551 kg |
0-100 km/h | 10,6 secondi |
Velocità massima | 170 km/h |
Consumo medio | 4,7-5,0 l/100 km (omologato) |
Prezzo | 35’500 Chf |