La formica rossa

La differenza tra sindacati forti e quelli supini

La polemica sul patrimonio di Unia nasconde in realtà il desiderio recondito di qualcuno di annichilire le ambizioni dei lavoratori

(Depositphotos)
18 ottobre 2021
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In caso di una vertenza con il datore di lavoro o di rinnovo del contratto collettivo, da chi vorreste farvi rappresentare? Da un sindacato ‘francescano’ e supino agli imprenditori o da un sindacato finanziariamente forte, politicamente coerente e con un patrimonio solido frutto di una gestione oculata pluridecennale delle quote dei propri associati? La domanda è retorica. Nessuno darebbe mandato a un avvocato – mettiamola così – povero in canna e noto per accordarsi al ribasso con la controparte. Eppure per molte anime belle di questo cantone dovrebbe essere proprio il contrario. Non è concepibile che un sindacato come Unia, dichiaratamente di sinistra e quindi di default anticapitalista, sia anche ricco. Una situazione che manda in confusione chi sa di essere in malafede. Si dimentica volutamente che i contratti collettivi di lavoro sono frutto di negoziati tra forze contrapposte. Se uno dei due in campo è debole, gli accordi sono solo a favore del più forte che non è il lavoratore. O forse è quello che in realtà si auspica: docili sindacalisti portati a manina da chi vede nei lavoratori fastidiosa zavorra da pagare il meno possibile.

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