laR+ IL COMMENTO

Chiasso e dintorni: il (sottile) confine tra narrazione e realtà

Ci sono alcune situazioni problematiche a ridosso della frontiera e come tali vanno affrontate, idealmente senza strumentalizzazioni

In sintesi:
  • Solo tre persone su cento, tra quelle che arrivano alle nostre frontiere, depositano una domanda d'asilo 
  • Le richieste d’asilo sono in crescita ovunque in Europa, ma non in Svizzera, dove rimangono stabili
‘La stragrande maggioranza degli ospiti si comporta bene’
(Ti-Press)
3 novembre 2023
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Da Aristotele a Elisabeth Baume-Schneider, passando da Immanuel Kant, Otto von Bismarck e Juan Domingo Perón, la loro premessa è la medesima: l’unica verità è la realtà. La consigliera federale socialista, a capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia (Dfgp) dal primo gennaio di quest’anno, in un’intervista rilasciata in esclusiva a laRegione a pochi giorni dalla sua visita a Chiasso, a proposito del tema “caldo” dei migranti in Ticino invita tutti alla prudenza: “Atteniamoci ai fatti – suggerisce –, focalizziamo la discussione su ciò che accade veramente, senza affidarci a una narrazione che tende a instillare nella popolazione una sensazione di paura”.

Guardiamo le cifre, prima di tutto. Solo tre persone su cento, tra quelle che arrivano alle nostre frontiere, depositano una domanda d’asilo in Svizzera. Le restanti novantasette sono di passaggio verso altri Paesi. È vero, tra i migranti ci sono alcuni soggetti che commettono dei reati. Si è parlato infatti di recente della presunta violenza sessuale ai danni di una ragazzina su un treno in viaggio tra Lugano e Chiasso; c’è stata poi una reazione violenta da parte di un paio di richiedenti l’asilo la settimana scorsa durante un intervento di polizia al Centro federale d’asilo di Pasture nell’ambito di un’inchiesta per furti. Tali gesti sono effettivamente da condannare, sia dal profilo giudiziario, sia da quello dell’opinione pubblica. Ma ciò non vuol dire che tutti gli ospiti dei centri di accoglienza presenti sul nostro territorio siano dei criminali, comprovati o potenziali. Anzi – assicura la ‘ministra’ socialista –, “la stragrande maggioranza degli ospiti si comporta correttamente”.

Altri elementi fattuali. Le richieste d’asilo sono in crescita ovunque in Europa, ma non in Svizzera, dove rimangono stabili. I controlli alle frontiere sono stati reintrodotti in alcuni Paesi, soprattutto per combattere il flagello della migrazione illegale gestita dai passatori: per esempio in Germania tale misura è stata presa dopo che sette migranti hanno perso la vita su un minibus in un incidente stradale.

Ci sono in effetti alcune situazioni problematiche a ridosso del confine e come tali vanno affrontate, idealmente però senza strumentalizzazioni: i Comuni di Chiasso, Balerna e Novazzano porteranno al tavolo delle discussioni con la consigliera federale Baume-Schneider la richiesta di rispettare i patti riguardanti il numero massimo di 350 posti nel futuro Centro di Pasture a partire dalla primavera del 2024 (oggi gli ospiti sono circa 600).

Nonostante ciò che alcuni – per mero opportunismo politico – pretendono di farci credere, non c’è nessuna invasione in corso al confine sud della Confederazione. Chiasso non è Gaza, né Lampedusa, né tantomeno Ventimiglia (punto di sbarco e di snodo della rotta migratoria che siamo andati di recente a vedere con i nostri occhi – a dire il vero, con quelli dei colleghi Martinoni e Golay). Ci sono sì degli esseri umani che bussano alle porte del nostro Paese e dell’Europa in generale, spinti dalla disperazione: chiedono accoglienza, invocano il diritto umano a una vita dignitosa. Uomini, donne e bambini che fuggono dalla fame e dalla violenza; dalla miseria più estrema, che è anche il rovescio della medaglia del nostro benessere. Pure questa è la realtà.

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