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Le bare di Cutro e il karaoke

I migranti morivano, il ministro Salvini si esibiva in un karaoke a due passi dal confine svizzero

In sintesi:
  • C'è l’Italia dei Mattarella e quella che smania per le canzonette fuori tempo
  • Dov'è la pietas?
  • Non basta cantare De André per stare dalla parte dei deboli
Quel che resta del naufragio
(Keystone)
13 marzo 2023
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Venerdì le correnti nelle acque rabbiose del litorale calabrese ancora smuovevano due corpicini, li sballottavano per il quindicesimo giorno consecutivo, lentamente li avvicinavano alla riva, infine decidevano di consegnarli ai soccorritori che dal giorno della strage possono solo recuperare e contare nuove salme (79 finora).

Sempre venerdì, nelle stesse ore, in un albergo del Comasco, a Uggiate Trevano, due passi dal confine svizzero, si imbandiva la sala banchetti per l’arrivo di un centinaio di ospiti illustri. Invitati per fare una bella sorpresa di compleanno all’ignaro neo-cinquantenne Matteo Salvini. Festa con la partecipazione degli altri due leader della coalizione di governo, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi.

Serata di brindisi con vino rigorosamente padano, paccheri al sugo bianco, filetto, torta ai frutti rossi, e karaoke (che piace tanto al Cavaliere), con esibizione del duetto Meloni-Salvini impegnato a interpretare anche ‘La canzone di Marinella’ di Fabrizio De André, storia di una ragazza prostituta... fatta annegare da mano assassina.

Da togliere il fiato, e non certo per la qualità dell’interpretazione canora. Ma per l’infame inevitabile accostamento: gli annegati di Cutro, l’esibizione canora della destra. Nonché: per il fatto che nemmeno era passato un giorno dalla lugubre trasferta in Calabria del Consiglio dei ministri in corpore; per quei peluche lanciati contro il lungo corteo ufficiale di auto per protestare contro il possibile ma colpevolmente mancato salvataggio dei naufraghi, di cui molti bambini; per il rifiuto della ‘sorella d’Italia’ Meloni di incontrare superstiti e famigliari delle vittime, di partecipare ai funerali, anche solo di raccogliersi davanti alla lunga fila di bare, in particolare quelle piccole e bianche. Lei «madre, italiana e cristiana», che invece di manifestare ‘pietas’ lancia l’improbabile guerra patriottica agli scafisti criminali in tutto il ‘globo terracqueo’.


Meloni e Salvini a Cutro (Keystone)

E poi per tutto quello che aveva preceduto questa ennesima strage nel Mediterraneo: rinnovato contrasto alle Ong del mare (in verità inaugurato da un precedente ministro Pd), le poche imbarcazioni ancora operative delle organizzazioni umanitarie costrette a prolungare il viaggio fino alle regioni governate dal centro-sinistra; le dichiarazioni sconcertanti del ministro degli Interni Piantedosi, che dei migranti già aveva incredibilmente parlato come di «carico residuale» e arriva poi a imputare la tragedia del 28 febbraio alla «irresponsabilità dei genitori», che chissà quali e quante insopportabili tragedie spingono ai notoriamente pericolosi viaggi della speranza.

Un abisso di decisioni, dichiarazioni, insensibilità, facce feroci. Dentro cui il governo della destra post-fascista ritiene di poter infagottare e maciullare e nascondere di tutto: la verità sull’accaduto e sulle responsabilità, le cifre reali della presunta emergenza (l’Italia è in realtà a metà classifica dei Paesi Ue in fatto di richieste d’asilo accolte), e naturalmente quell’assenza di partecipazione al dolore che ha sconvolto anche la sensibilità degli abitanti locali, e di una parte almeno di Paese.


Le lacrime sulle bare (Keystone)

Solo distacco. E calcolata confusione. Italia pronta, spara il ministro Mezzogiorno (quello dell’Agricoltura e ovviamente della ‘sovranità’ alimentare), Italia «pronta ad aprire a 500mila nuovi immigrati». Boom. Viene presto smentito. Eppure è esattamente la richiesta avanzata dalla Confindustria italiana, che sollecita lavoratori a basso salario. E secondo gli ultimi calcoli del Centro di ricerca Idos, è anche il numero degli stranieri illegali nella Penisola. Ma guai a parlare di regolarizzare questi ultimi. Più della ragionevolezza può il pettoruto orgoglio.

C’è Sergio Mattarella. Un altro pianeta. Un presidente che, lo sguardo fisso sulla fila straziante dei sarcofaghi, senza pronunciare una sola parola, ha portato subito a Cutro la partecipazione e il cordoglio dello Stato. L’altra Italia no. Quella aveva voglia e fretta di esibirsi al karaoke.

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