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Tbilisi in piazza contro Mosca

In Georgia si protesta da giorni contro una legge liberticida, figlia del colonialismo russo che pilota un governo antieuropeo

In sintesi:
  • La legge ‘sugli agenti stranieri’ imbavaglierebbe stampa e ong, come già accade in Russia
  • A sostenerla, un governo pilotato da un oligarca filorusso
  • Ma l'opinione pubblica guarda all'Europa e alla Nato
(Keystone)
11 marzo 2023
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Da giorni le strade della capitale della Georgia, Tbilisi, sono affollate di dimostranti che sventolano bandiere del loro Paese e dell’Unione europea. Le forze dell’ordine li contrastano duramente. L’oggetto contro il quale levano la loro voce è una legge cosiddetta "sugli agenti stranieri". Il provvedimento impone alle organizzazioni finanziate con capitale estero di qualificarsi come agenti d’influenza esteri. Poiché riguarda anche i media, la legge è destinata a strozzare la libertà di stampa. Le prospettive da cui guardare i fatti sono tre.

La prima concerne i rapporti tra Georgia e Russia. Per il Cremlino le repubbliche del Caucaso, così come gli altri Stati ex sovietici, sono parte del Russkiy mir ("mondo russo"): un’etichetta sotto la quale Vladimir Putin rivende l’abito coloniale dell’Unione sovietica nei confronti delle popolazioni non etnicamente russe che ne furono parte. In Moldavia e nella stessa Georgia il Russkiy mir cerca di imporsi con l’occupazione militare di territorio. In Ucraina lo sta facendo con una guerra su larga scala.

La legge contestata in Georgia è simile a una già in vigore in Russia. Applicata ai media, li obbliga a dichiararsi "agenti stranieri" con vistosi avvisi ai lettori. Le testate giornalistiche interessate subiscono restrizioni e possono essere chiuse, spesso decidono da sole di trasferirsi all’estero. Lo stesso destino tocca alle organizzazioni per i diritti umani, in Russia chiuse in gran numero. L’approvazione della stessa legge in Georgia è il primo passo per realizzare il medesimo scenario in questo Paese. Limitando l’azione della stampa e delle organizzazioni indipendenti, il governo punta a far virare l’opinione pubblica, oggi favorevole all’avvicinamento all’Unione europea e alla Nato, per orientarla a favore della Russia.

La seconda prospettiva degli eventi è europea. La promulgazione di una legge di tale natura, che limita diritti fondamentali, è un ostacolo all’adesione della Georgia all’Ue, che la Russia vede come fumo negli occhi. La Georgia non ha ancora ottenuto lo status di Paese candidato, anche a causa delle condotte del governo, che non cela la sua vicinanza a Mosca. La legge "sugli agenti stranieri" è un tentativo manifesto di rallentare o fermare la procedura di adesione del Paese all’Ue.

La terza prospettiva è quella interna georgiana. Il partito al governo – Sogno georgiano – ha vinto le elezioni dicendosi favorevole all’integrazione europea. A indirizzare di fatto le sue azioni, però, è l’oligarca Bidzina Ivanishvili, ex primo ministro e ricco imprenditore dalle strette relazioni d’affari con Mosca.

Ci si può chiedere perché il governo abbia lanciato un progetto di legge che si sapeva tanto sgradito. Secondo Mauro Voerzio, conoscitore della regione e osservatore dell’Unione europea in Georgia, la mossa è servita a saggiare la reazione dei cittadini di fronte a un provvedimento ostentatamente liberticida e filorusso.

La nuova legge è stata stigmatizzata anche dalla presidente della Repubblica georgiana, Salomé Zourabichvili. Il suo veto, però, può essere scavalcato da un voto del parlamento. Viste le proteste, il governo ha sospeso l’iter del provvedimento, ma non lo ha ancora bloccato in via definitiva. Secondo Nona Mikhelidze, ricercatrice georgiana attiva in Italia, dalle prossime azioni in materia si vedrà in quale misura il governo di Tbilisi sia asservito a Mosca.

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