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La nipote di Mubarak

L’assoluzione di Berlusconi dalle accuse di corruzione verso le cosiddette ‘Olgettine’ chiude una storia da cui escono male tutti, magistrati inclusi

In sintesi:
  • una sentenza che non toglie lo squallore dell’intera storia
  • errori e pochezze della politica, ma anche dei pm
(Keystone)
18 febbraio 2023
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Il prossimo passo per Karima el Mahroug, alias Ruby Rubacuori, già riempita di soldi da Silvio Berlusconi perché tacesse sulla sua partecipazione, all’epoca in cui era ancora minorenne, alle "festicciole" postprandiali del magnate di Arcore, potrebbe essere quello di farsi riconoscere dagli eredi di Hosni Mubarak quale discendente in linea diretta del defunto presidente egiziano. Dopo la sentenza con cui il Tribunale di Milano ha mandato assolto l’ex premier italiano, accusato di corruzione in atti giudiziari, dopo un’inchiesta della quale Ruby rappresentava uno degli elementi fondamentali, manca solo quell’elemento per rendere ancora più paradossale quella che apparve, all’epoca, come una squallida storia di prostituzione minorile. D’altronde, nell’aprile del 2011, ben 314 parlamentari italiani avevano certificato che l’anno precedente Silvio Berlusconi, mentre si trovava in visita di Stato a Parigi, aveva chiamato per ben sette volte la Questura di Milano perché rilasciasse Karima el Mahroug, arrestata per furto, in quanto nipote dell’inconsapevole Mubarak.

Insomma, Ruby potrebbe sventolare l’esito di quel voto per accreditarsi "de relato" quale una Mubarak a tutti gli effetti. "In un Paese normale – ha detto Frank Cimini, uno dei più autorevoli cronisti giudiziari milanesi – sarebbero bastate quelle telefonate per porre fine alla carriera politica di Silvio Berlusconi". Il quale invece, nonostante a suo tempo sia stato pure condannato e fatto temporaneamente decadere dalle cariche politiche per evasione fiscale, ha oggi il suo bel seggio di Senatore della Repubblica Italiana ed è uno dei pilastri della maggioranza che sostiene il governo di Giorgia Meloni. Fosse stato condannato a sei anni, come richiesto dall’accusa, quel seggio avrebbe iniziato a traballare in quanto, in caso di sentenza definitiva, in base alla Legge Severino che non a caso il centrodestra vorrebbe abolire, sarebbe stato di nuovo espulso dal Parlamento. E invece esulta, dichiarando che gli è stato restituito l’onore e parla di "fine di un massacro". Per soprammercato hanno festeggiato, in Parlamento, i suoi fedelissimi. Gli stessi che nel 2011, battendo i tacchi, spergiurarono che l’allora 17enne Karima el Mahroug era davvero la nipote di Hosni Mubarak.

In realtà Berlusconi deve la propria assoluzione a un collegio di avvocati di prim’ordine che ha saputo cogliere un errore della Procura di Milano, che aveva convocato la ventina di cosiddette "olgettine", abituali frequentatrici con Ruby delle cene del Cavaliere, in qualità di testimoni e non di indagate. Per cui non potevano venire condannate per corruzione e, di conseguenza, neppure Berlusconi si poteva condannare quale corruttore. Costui ha ammesso di averle lautamente retribuite, non per ottenere una loro falsa testimonianza, ma per risarcirle del danno d’immagine conseguente all’eco mediatica dello scandalo.

Da questa storiaccia si può dire escano male tutti. Dei "Berluscones" si è detto, ma anche i Pm che, complice la politicizzazione della magistratura, non sempre sono cavalieri senza macchia. Si pensi all’infelice ritratto che la procuratrice Ilda Boccassini fece di Ruby: "Una ragazza di furbizia orientale, abile a mentire".

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