laR+ IL COMMENTO

Che giri fanno due Festival

Il Locarno Film Festival, nella persona del suo presidente, prende le distanze dal meno colto Sanremo, luogo di perdizione

In sintesi:
  • Dello sparare a zero sul Festival di Sanremo, atteggiamento non più elitario
  • Di chi non conosce il cinema guatemalteco ma non per questo parla male del Guatemala
‘Roarrr’
16 febbraio 2023
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"La volgarità, l’eccesso, le iperboli nel linguaggio e nelle esibizioni". "La mancanza di limite in tutto; un’organizzazione pressapochista e non professionale e questo voler apparire a ogni costo. Un apparire per apparire, a spese del vero e del profondo. Mentre ciò che si va a creare attraverso il Locarno Film Festival è una proposta senza iperboli; basata sulla sobrietà e il rifiuto del volgare". Letto così, parrebbe che Marco Solari, presidente in partenza del Locarno Film Festival, se la stia prendendo con un festival concorrente. Magari con la Mostra del Cinema di Venezia, o con la notte degli Oscar, dove si va per apparire (a meno di non farsi spedire la statuetta tramite corriere espresso, si chieda a Woody Allen). E invece, leggendo l’articolo per intero, si arriva al Locarno Film Festival come "espressione di un Locarnese ‘anti sanremese’", e alla speranza che la rassegna cinematografica "rimanga un momento di ricerca di contenuti, profondità e serietà". È quanto Solari ha espresso introducendo lo scorso martedì ‘FestivaLLibro’, una sorta di festival della letteratura, non del cinema e tanto meno della musica.

Premesso che, per dirla con la canzone vincitrice, i due Festival fanno due giri diversi (a Locarno si vedono i film e a Sanremo si ascoltano le canzoni), premesso anche che a Locarno non servono co-conduttrici, comici e ballerini, per mancanza di spazio tralasceremo qui la mezz’ora di educazione civica portata sul palco da Roberto Benigni, perché per contestare l’accusa di mancanza di contenuti a Sanremo potrebbe pure bastare la musica. Il popolo svizzero, è noto, si spella le mani per il canto italico di ogni livello artistico e contenuto letterario, da Cristina D’Avena a Jovanotti fin su al professor Vecchioni al Lac e a Ennio Morricone nella Piazza Grande piena come alla prima di ‘Bullet Train’. Anche i giovani rapper ticinesi nutrono una certa riconoscenza verso la scena rap italiana, nella quale ambiscono di "apparire" un giorno. Quanto alla volgarità, se ne può discutere (è un festival italiano, non svizzero), tenendo conto però che oggi la trasgressione non è più la virginale Gigliola Cinquetti che non ha l’età o il mascara di Bobby Solo. Quanto invece all’"apparire per apparire", Sanremo è da sempre occasione d’incontro verso la quale converge l’industria musicale tutta, non solo italiana; negli hotel e nei bar della città dei fiori si gettano ogni anno le basi per i progetti futuri e dentro strutture come Casa Siae s’incontrano e si confrontano autori, artisti, editori, produttori, discografici e giornalisti. Casa Siae è un luogo nel quale quest’anno si è parlato di composizione, creatività digitale, di musica e intelligenza artificiale, di licensing, del diritto d’autore nei mercati esteri. E di Pino Daniele.

Scritto con tutta la personale stima per il Presidente, sparare a zero su Sanremo è atto gratuito se rapportato a quel salotto che è il Locarno Film Festival (da noi palesemente stimato), oltre che gesto un tantino scortese verso il pubblico meno colto, quello che magari non ha le basi per apprezzare il cinema guatemalteco ma non per questo parla male del Guatemala. Scevro da qualsiasi implicazione artistica, Sanremo non è più grave di una delle molte, incomprensibili, schizofreniche consuetudini di ogni popolo: per tradizione, nelle Isole Far Oer si ammazzano le balene e i delfini; in Spagna ancora s’infilzano i tori o dai tori ci si fa rincorrere ed eventualmente infilzare; in Finlandia si corre con le mogli in spalla, in Gran Bretagna ci si butta giù per i pendii inseguendo forme circolari di formaggio, rompendosi l’osso del collo. La Svizzera ha la lotta svizzera, al termine della quale la polizia locale dirama un dettagliato bollettino dei disordini prodotti dall’alcol. L’Italia, terra tristemente perfettibile, ha scelto di cantare, azione che non produce né morti né feriti. E, così come per le balene, i tori, le mogli in spalla, il formaggio di collina e la lotta tra energumeni, nessuno è obbligato a partecipare alla festa. Sanremo, addirittura, offre un’alternativa più colta chiamata ‘Premio Tenco’, dove al massimo può capitare che Achille Lauro faccia a pezzi ‘Vedrai, vedrai’ del fu Luigi, cosa alla fine assai più oltraggiosa di due uomini che si baciano in bocca, evento che da tempo non fa più notizia.

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