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L’altra battaglia nel cuore di Mosca

Gli equilibri di potere decideranno le sorti della guerra quanto il campo. Cani sciolti, militari e Fsb: Putin sa come mettere gli uni contro gli altri

In sintesi:
  • Gruppo Wagner e Kadyrov hanno sempre più potere
  • Gli economisti sono stati disinnescati, i servizi segreti tessono la tela
  • Studiare sempre il passato per capire il presente, soprattutto in Russia
Un murale inneggiante al Gruppo Wagner (Keystone)
1 febbraio 2023
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La crisi ucraina è iniziata a Mosca e a Mosca finirà. Nello spazio occupato un tempo dall’impero zarista e dall’Unione Sovietica, è sempre stato così: i veri "giochi" si fanno storicamente nella capitale. Successe a San Pietroburgo con la Rivoluzione d’ottobre nel 1917 ed è stato lo stesso a Mosca con l’Urss nel 1991.

Adesso che è in ballo il ruolo della Russia come potenza nel XXI secolo non accadrà nulla di diverso. Ecco perché è fondamentale conoscere quali sono le lotte intestine. Le qualità militari dei russi sul campo di battaglia sono arcinote e, lo si sa già: solo una netta superiorità tecnica degli ucraini potrà alimentare la loro speranza di "riconquista" o fermare i bombardamenti delle città.

Dal marzo 2000 Vladimir Putin è l’ago della bilancia del sistema in cui gli economisti liberali – gran parte dei quali provenienti dalla scuola di San Pietroburgo – sono "equilibrati" nelle "stanze dei bottoni" dagli uomini dei ministeri della "forza", ossia militari e funzionari dei Servizi segreti (Fsb). Al Cremlino le due fazioni sono in lotta da anni e il presidente è bravo a regalare o togliere spazio agli uni o agli altri. Dopo la fuga in Germania in primavera di Anatolij Ciubais – di fatto garante degli accordi che tutelavano gli interessi occidentali in Russia – si è capito che l’architettura geo-economica post crollo dell’Urss (leggasi impalcatura energetica verso l’Europa) è finita. La posizione degli economisti si è così di tanto indebolita.


Gerasimov, Putin e Shoigu (Keystone)

Oggi la spina dorsale del potere è rappresentato dall’Fsb, i cui massimi capi – riuniti nel Consiglio di Sicurezza (vero Direttorio del Paese) – sono gli ex colleghi di Putin, anch’essi pietroburghesi. Tra le seconde file sono invece emersi personaggi più giovani, sempre della stessa struttura, che hanno avuto compiti di scorta del capo del Cremlino.

Dopo l’inizio dell’Operazione speciale in Ucraina, i militari hanno acquisito spazi notevoli soprattutto grazie al ministro della Difesa Shoigu e al capo dello Stato maggiore Gerasimov, i quali detengono insieme a Putin i codici dell’arsenale atomico. I recenti passi falsi sul campo di battaglia li hanno, però, ridimensionati. Quindi, in sintesi, da una parte Fsb dall’altra Forze armate. Ma non è così facile.

L’oligarca Prigozhin con il suo gruppo militare privato Wagner e il ceceno Kadyrov con le sue truppe sono le due variabili inattese tanto che blogger fuoriusciti parlano già di "somalizzazione" della Russia. Prigozhin ha conquistato sì Soledar davanti agli occhi delle Forze armate, ma non Bakhmut. Per agire, è difficile credere che egli non abbia avuto il via libera dal presidente in persona.


Il signore della guerra Ramzan Kadyrov (Keystone)

Il "cuoco di Putin" ora se l’è presa pubblicamente con gli ultranazionalisti, in primis con Igor Strelkov. La ragione è semplice: sono proprio loro il maggiore ostacolo verso il tentativo di "congelamento" del conflitto ucraino su cui punta la diplomazia con Lavrov. In conclusione, Putin sta usando gli uni contro gli altri, nella speranza di fare presto e prevenire così che il Paese, oggi isolato logisticamente, si dissangui. Le basse entrate dalla vendita delle materie prime, come ha dimostrato l’economista Gajdar, furono una delle cause della bancarotta sovietica.

Che l’Occidente ristudi la storia russa se vuole evitare catastrofi.

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