il commento

Taiwan, sdraiata su una mina

La visita di Nancy Pelosi è la dimostrazione che ogni mossa eclatante non può far bene all’isola, eppure l’immobilità la condurrà allo stesso destino

Benvenuta a Taiwan, Nancy Pelosi (Keystone)
4 agosto 2022
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C’è un film su un posto disgraziato e conteso che racconta tutti i posti disgraziati e contesi di questo mondo. Ha più di vent’anni e un nome che dice già tutto: "No Man’s Land", ovvero "Terra di nessuno". La storia, ambientata nei Balcani, in una trincea a metà strada fra il fronte serbo e quello bosniaco, si svolge in un microcosmo dolente in cui il tempo sembra schiacciare tutto e tutti, come sempre accade in guerra. Nei personaggi, il soldato serbo e il bosniaco (che si alternano tragicomicamente nel ruolo di vittima e carnefice), la giornalista, il sergente dell’Onu con un cuore e il suo superiore senza, ognuno può rivederci gli attori di ogni conflitto. Poi c’è Tzera, il soldato sdraiato su una mina, in attesa di soccorsi che arriveranno eppure non serviranno a nulla, perché la mina non si può disinnescare.

Tzera, come in un paradosso, è vivo eppure è già morto. Il suo destino è già segnato: se si muove, o qualcuno lo muove, salta per aria, se resta fermo lo attende un’agonia sfibrante e identica sorte.

Taiwan è Tzera, sdraiata sulla mina che le impedisce di fare qualsiasi cosa mentre intorno tutti gli altri armeggiano, minacciano, atterrano, sorvolano, mostrano i muscoli, i trattati, le mostrine: è la Terra di nessuno, e tutti possono muoversi come credono, tranne che per sollevare Taiwan da quella mina, che farebbe saltare in aria pure i loro interessi.


Una scena di "No Man’s Land" di Denis Tanovic (YouTube)

Per questo a Taipei nessuno voleva davvero che arrivasse Nancy Pelosi, eppure l’hanno ringraziata, perché gli americani servono a questa democrazia con gli anni contati (per Pechino entro il 2049, centenario della Repubblica Popolare, deve rientrare nei ranghi). Gli Stati Uniti sono un alleato fondamentale, e senza di loro probabilmente Taiwan sarebbe da tempo qualcos’altro, qualcosa che a loro – che hanno assaggiato la democrazia e che votano davvero i loro governanti, senza vederseli paracadutare dal Partito – non piace.

Ne sa qualcosa Hong Kong, che era dentro un patto simile e non rispettato: ‘Dal 1997 non sarete più parte del Regno Unito, ma non diventerete mai del tutto Cina’. Venticinque anni dopo a Hong Kong ci sono elezioni pilotate, leggi-bavaglio per zittire la stampa non allineata, commando pronti a bloccare ogni gesto di ribellione, retate per mettere in galera, senza equo processo, tutti quelli che pensano a un bivio rispetto alla strada tracciata da Pechino.

A Hong Kong, lo scorso 4 giugno, è stata vietata la storica veglia che ricorda le proteste di piazza Tiananmen: c’erano sempre migliaia di persone, stavolta non c’era nessuno o quasi. I sei che si sono esposti sono stati arrestati. Era una democrazia, doveva diventare Terra di nessuno, ma i cinesi - che ne hanno fiutato la pericolosità - stanno cercando di accelerare il processo di assimilazione in tutte le maniere, comprese quelle forti.


Proteste anti-Pelosi a Hong Kong (Keystone)

A Taiwan, il 4 giugno, c’erano invece centinaia di persone in piazza a ricordare Tiananmen, nonostante Pechino avesse fatto pressione. Si sentono una democrazia, con cenni minimi lo fanno capire ogni volta che possono, ma non possono permettersi gesti eclatanti perché restano sdraiati sulla loro mina e da lì non possono muoversi.

Il gesto di Nancy Pelosi, molto yankee, da elefante portato a fare un rodeo nella cristalleria, rientra nelle cose che non si possono fare. Ma agli americani sembra non interessare il destino di Taiwan, quanto piuttosto la propria presenza nel Pacifico. Così come non interessa a Pechino, che il destino di Taiwan lo ha già deciso. Resta una differenza con il film, dove alla fine tutti si allontanano e abbandonano il soldato, che morirà fuori campo, solo, dopo la scritta "fine". Taiwan, presto o tardi, salterà per aria sotto ai nostri occhi. Bisogna solo vedere se lo farà con gli effetti speciali, all’americana, o nella semioscurità di una lanterna cinese.


Alzabandiera a Taipei (Keystone)

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