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Matignon: trent’anni dopo, una donna

Donna, autorevole, di sinistra e di sensibilità ambientale: Élisabeth Borne è la nuova prima ministra francese

Progressismo ‘tecnocratico’
(Keystone)

Una donna di sinistra che non spaventa la destra. Dal cilindro Emmanuel Macron estrae il nome di Élisabeth Borne, tre volte ministra del suo governo: dapprima ai trasporti, in seguito alla transizione ecologica, infine al lavoro. Una donna a Matignon: non succedeva da oltre 30 anni, da quando François Mitterrand nominò a capo del governo Édith Cresson, effimera premier che non lasciò certamente un ricordo indelebile nella storia della Quinta Repubblica.

La scelta del presidente è indiscutibilmente strategica in vista delle legislative che si terranno fra meno di un mese: dopo aver più o meno annientato il centrodestra ricalcandone il programma, Macron deve ora scongiurare la minaccia che costituisce alla sua sinistra la nuova alleanza che fa capo a Jean-Luc Mélenchon. Il populista giunto terzo alle presidenziali, che trae la propria forza dalle sue abilità retoriche e soprattutto dal malcontento delle classi popolari, elettorato di riferimento anche dell’estrema destra, non ha esitato a denunciare la violenza sociale ed ecologica che incarnerebbe la nuova prima ministra.

Ma si tratta di retorica elettoralistica. In effetti, nulla di più scontato politicamente e di più sbagliato fattualmente: Élisabeth Borne appartiene a pieno titolo all’area di sinistra, seppur moderata e con malcelati accenti tecnocratici. Il suo percorso è quello dei grandi "commis" dello Stato francese: Politecnico e in seguito École nationale des ponts et chaussées, scuola d’élite per antonomasia a livello mondiale per la formazione degli ingegneri. Come dire che sulla sua competenza non ci saranno discussioni.

Che si scateneranno invece sulla sua impostazione rigorosa delle riforme. Nel suo curriculum svetta quella, dalla portata titanica, della società che gestisce la rete ferroviaria nazionale (Sncf). Malgrado tre mesi di scioperi la Borne ha tenuto duro, non si è piegata: ha così cancellato con un colpo di spugna i "régimes spéciaux", pensionamenti accordati più o meno nel bel mezzo del cammin della vita, introducendo anche nel mondo privilegiato del servizio pubblico disposizioni realistiche parificate al resto del Paese. Altre riforme attendono ora la neopremier: la rivalorizzazione dei salari, l’ecologia, la scuola.

Prima donna a ricoprire la carica di prefetto nel 2013, potrà certamente contare sul sostegno di quanti considerano la politica in Francia anacronistica e squilibrata sotto il profilo del genere. Con questa nomina, Parigi si avvicina oggi timidamente a Vilnius, Helsinki o Stoccolma. Nel breve passaggio delle consegne con il suo predecessore Jean Castex, Élisabeth Borne non ha d’altronde sottaciuto questo aspetto: commossa, ha voluto rivolgere un pensiero a tutte le giovani ragazze spronandole a non cedere, a crederci, a lottare, a realizzare i propri sogni.

Donna, autorevole, di sinistra e di sensibilità ambientale: Emmanuel Macron cala un asso abbastanza prevedibile per poter strappare agli avversari più temibili, oggi alla sua sinistra, quei consensi che gli permetteranno di ottenere la maggioranza parlamentare indispensabile per governare.

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