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Rilancio economico, dai partiti più visione e meno capricci

Darsi delle priorità deve smettere di essere uno slogan, chi fatica a pagare l'affitto o non può lavorare a causa delle misure anti-Covid merita risposte

Ti-Press
30 dicembre 2020
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Il rilancio economico a livello strutturale sarà la priorità per il Cantone una volta usciti, definitivamente si spera, dalla fase acuta della crisi sanitaria. Lo ha detto intervistato dal nostro giornale il direttore del Dfe Christian Vitta, e non si può che concordare. La premessa è nota: con un miliardo di deficit messo nero su bianco dal Piano finanziario 2021/2024 i margini di manovra sono limitati. Se il Consiglio di Stato ha il delicato compito di avviare e implementare questo rilancio, con le prime fondamenta che devono essere gettate già nell’anno che sta per iniziare, la responsabilità dei partiti è altrettanto rilevante. Darsi delle priorità, seriamente e una volta per tutte, non deve essere uno slogan né una dichiarazione preconfezionata da consegnare alla stampa. Deve, semmai, essere un nuovo modo di fare politica dove la dialettica e le differenti posizioni non sono mirate alla rendita di posizione e al proprio cortile, ma a una sintesi.

Che ogni partito debba portare il proprio contributo di proposte, idee, progetti è indubbio. Di più, deve essere uno stimolo per partecipare alla ripartenza economica del Cantone. Ma ogni forza in parlamento deve essere conscia di quanto in questo momento non ci sia bisogno di solisti, bensì di un’orchestra. Mettere da parte i protagonismi è la via maestra se si vuole riuscire nel compito. Anche se pure in questo caso la premessa non è delle migliori. Non deve essere derubricato a semplice scaramuccia quanto successo due settimane fa nella Lega con le polemiche dimissioni da capogruppo del decano del Gran Consiglio Michele Foletti, motivate dalla prova di forza del gruppo parlamentare che ha bocciato in aula il Preventivo 2021 dopo il compromesso raggiunto nella Commissione della gestione da Foletti stesso, ma firmato con riserva da Guerra e non sottoscritto da Bignasca. L’auspicio è che la Lega scelga un o una capogruppo che sappia cesellare e interloquire con gli omologhi, non che si ponga come finalità politica lo sbattere la porta se non viene accolta l’integralità della proposta. Il capriccio, anche se accompagnato dalle migliori intenzioni figlie di una legittima visione della società, è quanto di più fuori luogo possa esistere oggi, davanti a una crisi che è bene ricordare non è solo sanitaria. Il discorso vale per tutti i partiti: quanto più coesa sarà la proposta che uscirà dal parlamento tanto più semplice sarà trovare una via per il rilancio e percorrerla.

Non è semplice e lo sappiamo. Assumersi costi e spese che pagheranno le future generazioni non è allettante. Anzi, è pericoloso. Ma se questo assunto può essere valido in tempi di pace, deve essere aggiornato a quelli che stiamo vivendo: tempi di crisi dove le ricette che conosciamo hanno bisogno di continui aggiustamenti dovuti a una realtà a noi sconosciuta fino a un anno fa. Il mercato del lavoro subirà contraccolpi, avere paura per il proprio reddito non è più solo un sentimento comune ai meno abbienti e al ceto medio, ma è vieppiù diffuso. Ci sono lavoratori indipendenti senza possibilità di lavorare, e quindi di percepire un salario, con Indennità di perdita di guadagno risibili da primavera. Il precariato rischia di allargarsi a macchia d’olio, così come i problemi a livello di occupazione che incontrano le donne. A queste persone vanno date risposte. È anche per loro, per il rispetto che merita chi fatica a pagare l’affitto, il leasing dell’auto, i premi di cassa malati, che la politica deve dare prova di maturità, concertazione e visione.

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