laR+
logoBol

I genitori a Kiev, i figli in Ticino. Le mosse del Cantone

Minori non accompagnati al foyer della Croce Rossa a Paradiso. Per chi è da parenti e amici di famiglia serve la prova che i genitori sono d’accordo

Minori non accompagnati al foyer della Croce Rossa a Paradiso. Per chi è da parenti e amici di famiglia serve la prova che i genitori sono d’accordo

25 marzo 2022
|

La guerra porta a decisioni altrimenti impensabili che dividono molte famiglie. Diverse mamme ucraine stanno mandando i figli al sicuro nel resto dell’Europa e rimangono nel loro Paese a combattere. C’è chi li affida ad amici o parenti all’estero; c’è chi si perde scappando; c’è chi li mette su un minivan diretto in Svizzera. In questo marasma, i rischi per i minori si moltiplicano, le autorità alzano le antenne – il Ticino ha appena messo a punto un piano per i minori non accompagnati – e si attrezzano per un’accoglienza sicura. Intanto il flusso aumenta. A inizio marzo sono arrivate in Ticino le due adolescenti Oxana ed Elena che vivono da Natalia (da 20 anni in Svizzera), una manager del Luganese. La sua migliore amica le ha affidato le figlie con una promessa. «Quando la guerra sarà finita verrà a riprenderle. Era la mia compagna di banco. Mi ha chiesto di occuparmi delle sue due ragazze». Natalia ha una lettera della madre dove attesta che le ha affidato le figlie, c’è il timbro di un avvocato, c’è la fotocopia del passaporto della donna. «È stato molto complicato, in Ucraina non funziona più quasi nulla, ma sono riuscita ad avere un documento ufficiale». Il timore ora è avere problemi con le autorità ticinesi. «È importante che restino con me, metterle in un centro dopo quello che hanno vissuto, sarebbe davvero crudele», teme Natalia che, tra mille timori, ha comunque iniziato la procedura. «Senza permesso S non possono andare a scuola». Come Oxana ed Elena, altri minori ucraini sono stati accolti in Ticino lontano dai loro genitori. Tutti casi che l’autorità per ora ignora perché c’è molto timore a esporsi, a registrarsi.

Siamo andati a cercare delle risposte. Pur muovendosi al buio e non sapendo quanti numeri dover gestire, il Dipartimento della sanità e socialità (Dss) ha appena approntato un piano di accoglienza per i minori non accompagnati. Ce lo spiega Sabina Beffa, capoufficio dell’Ufficio dell’aiuto e della protezione al Dipartimento della sanità e socialità. «Invitiamo tutti ad annunciarsi al Centro di registrazione di Chiasso per avere un permesso S, che permette ai bambini di andare a scuola, di avere un’assicurazione sanitaria e perché dobbiamo evitare che malintenzionati accolgano i minori. Perché purtroppo questi rischi esistono», ci spiega.

La solidarietà è bellissima ma bisogna anche essere realisti soprattutto quando ci sono di mezzo dei minori. «Non sappiamo quanto durerà questa emergenza, accogliere un adulto è diverso che accogliere un minore, l’impegno è davvero diverso. Dopo tre mesi inizia un impegnativo iter per diventare famiglia affidataria», precisa. Vediamo come e perché con Sabina Beffa.

Quanti minori ucraini non accompagnati sono arrivati in Ticino?

Al Ticino non è stato ancora attribuito nessun minore non accompagnato. Tutto è nuovo, ci stiamo muovendo anticipatamente con un piano di accoglienza. Per ora non c’è ancora una linea nazionale, anche se dovrebbero giungere delle indicazioni dalle autorità federali competenti nell’ambito della protezione dei minori.

Dove vengono accolti in Ticino i minori non accompagnati?

La legge sull’asilo prevede che i minorenni non accompagnati e senza nessun legame vengano alloggiati separati dagli adulti. Una volta registrati, questi minori vengono attribuiti a un Cantone ed è il Cantone che è responsabile della loro presa a carico. In Ticino saranno alloggiati al foyer della Croce Rossa di Paradiso che avrà spazi dedicati, personale supplementare e formato. Ciascun minore avrà un curatore.

Che cosa succede ai minori ucraini non accompagnati dai genitori ma accolti da parenti, amici di famiglia in Ticino o semplicemente da ticinesi con l’ok dei genitori?

Fino a 3 mesi, l’accoglienza gratuita di un minore da parte di persone che non sono i suoi genitori non è soggetta ad autorizzazione. Se la guerra dovesse terminare prima, e i ragazzi rientrare in Ucraina, non si tratterebbe di affido familiare.

Serve comunque il permesso S per andare a scuola, per avere la cassa malati?

L’invito è quello di registrarsi, per avere le prestazioni previste con l’attribuzione del permesso S. Ci serve anche per monitorare il fenomeno ed evitare che malintenzionati accolgano i minori. Rischi di questo tipo purtroppo esistono.

Avviando la procedura, si rischia che i minori non accompagnati vengano tolti da queste famiglie che li hanno accolti?

Le situazioni sono diverse e complesse. Quei profughi adulti che arrivano col figlio dell’amica, della sorella, della nipote e hanno fatto il viaggio insieme, restano insieme nel contesto dove sono accolti. Lo stesso vale quando c’è un legame di parentela: chi risiede in Ticino e accoglie ad esempio il figlio della sorella rimasta in Ucraina. Anche per i minori sino a oggi accolti in Ticino da amici dei genitori, si terrà conto della convivenza in atto se è nel loro interesse. Per tutti comunque dopo tre mesi iniziano le verifiche previste nell’ambito dell’affido familiare.

Ci sono auto e minibus che partono dal Ticino con cibo e prodotti sanitari e tornano dalla Polonia, Romania, Moldavia con adulti e anche bambini soli… in fuga dalla guerra. Che cosa ne pensa?

Vorremmo scoraggiare questo tipo di accoglienza se ci sono di mezzo minori soli. Il rischio più grosso è legato alla durata, se dopo due mesi l’accoglienza partita con le migliori intenzioni non funziona più, dove finisce il giovane? Trasferirlo al foyer della Croce Rossa può significare altra sofferenza, che vorremmo evitare. Non è una passeggiata, le difficoltà possono essere molte: la lingua, la relazione non facile, le problematiche legate al vissuto traumatico.

Che cosa succede dopo tre mesi di accoglienza di minori non accompagnati? Quali verifiche fate?

L’ordinanza sull’affiliazione prevede che ogni affido sia autorizzato, chi accoglie deve rispettare determinati vincoli e criteri. Inoltre serve un consenso da parte dei genitori, bisogna avere una lettera di affido, una delega da parte dei genitori. Sappiamo che con la guerra tutto è più difficile, ma ci serve una prova.

In Ucraina è permessa la maternità surrogata, ci sono tante procedure di adozione in corso e molti orfanotrofi. Che cosa succede per chi aspetta un bimbo?

Le domande di adozione sono bloccate, perché non è più possibile assicurare che le misure di tutela nell’interesse del minore siano garantite in Ucraina. Inoltre chi accoglie in Ticino un orfano non potrà automaticamente adottarlo. Questo è bene saperlo.

Attiverete anche famiglie affidatarie?

Non nell’immediato, perché non ne abbiamo una riserva di idonee e disponibili e la procedura per diventare famiglia affidataria richiede tempo.

E mentre il Cantone, tra sicurezza e accoglienza, si organizza al meglio Natalia ci aiuta a capire come una madre può restare in Ucraina, inviando i figli in un altro Paese. Sono sacrifici enormi: «La mia amica sa di essere più utile in Ucraina. Le sue figlie saranno più fiere di lei sapendo che è rimasta. Mi ha detto: ‘Se oggi scappo come posso insegnare loro l’amore per l’Ucraina? Scappare è da vigliacchi’.