Tribuna libera

Finma, confessione di impotenza

(Keystone)

Il 19 marzo 2023 l’Ubs ingoia il Credit Suisse. Il 19 dicembre 2023 la Finma pubblica la sua autodifesa: 89 pagine per descrivere i problemi del Credit Suisse, le misure adottate dalla Finma e le soluzioni future. Trattasi di uno strumento indispensabile per i partiti politici i quali, confrontati con l’Ubs come rischio sistemico raddoppiato dopo il marzo 2023, dovrebbero adottare misure di urgenza. Attendere i risultati della Commissione parlamentare d’inchiesta, che in ogni caso saranno comunque colorati secondo le maggioranze politiche, potrebbe rivelarsi tragicamente tardivo. Questo Rapporto della Finma è stato qualificato da parte di un commentatore del Centre de Droit Bancaire dell’Università di Ginevra come una confessione di impotenza. In effetti, la Finma proclama di aver fatto tutto il possibile e di avere esaurito tutti i mezzi previsti dalla legge. Ma è proprio la Finma che ha il compito di proporre, mediante intermediazione del Consiglio federale, tutte le riforme legali necessarie per garantire l’efficacia della sorveglianza sulla piazza bancaria e finanziaria svizzera.

Oggi la montagna partorisce il topolino: torna il ritornello di ottenere il potere di infliggere le multe, benché, in questo settore, le multe non avranno mai nessun effetto di prevenzione, né generale, né speciale, poiché in ogni caso vengono pagate dalle banche e non dal banchiere che è responsabile di errori e negligenze. Prova: le colossali multe pagate dal Credit Suisse negli Stati Uniti non ebbero nessun effetto e non hanno minimamente ridotto l’appetito al rischio dei suoi manager: infatti, a causa delle perdite e delle multe, durante gli ultimi 15 anni il Credit Suisse aveva fruttato soltanto 800 milioni di utili, pagando però, nello stesso periodo, circa 40 miliardi di bonus a favore di questi medesimi manager.

Le misure fortemente annacquate da parte del parlamento conseguenti alla volontà popolare espressa mediante l’approvazione dell’iniziativa Minder, garantiscono in realtà l’inefficienza di qualsiasi intervento da parte degli azionisti del Credit Suisse e, allo stato attuale, dell’Ubs. Si vedrà nel bilancio e nel Rapporto sulle remunerazioni del 2023 a quanto ammonta l’importo colossale dei bonus incassati dai quadri superiori dell’Ubs, proprio nell’anno in cui hanno decretato il licenziamento di migliaia di dipendenti.

Da parte sua, la Finma continua a dimostrare il suo timore reverenziale: avrebbe potuto ordinare la confisca (art. 35 della Legge federale sulla Finma) di tutti i bonus incassati dai manager colpevoli, che erano già stati identificati grazie alle 14 procedure di enforcement condotte negli ultimi anni nei confronti del Credit Suisse proprio da parte della stessa Finma. Purtroppo, il rapporto Finma non prevede nessuna misura legale per almeno calmierare il sistema dei bonus. Ma non facciamoci illusioni: da decenni, la maggioranza liberal-populista delle Camere federali ha fatto di tutto per limitare i poteri della Finma. In realtà è il sistema svizzero, cosiddetto dualista, della sorveglianza sia pubblica che privata, che ha mostrato i suoi limiti, come già constatato dal Fondo monetario internazionale in un suo rapporto del 2019.

Ma quali sono le responsabilità delle società di audit incaricate della revisione ordinaria e straordinaria del Credit Suisse? Quali sono stati gli interventi da parte dell’autorità federale di sorveglianza sulle società di revisione bancaria? Questa autorità, che deve cooperare mano nella mano con la Finma, presenterà anch’essa un rapporto con le lezioni che deve tirare dal disastro del Credit Suisse? E c’è di peggio: fra il 2018 e il 2022 la Finma ha inoltrato ben 16 denunce penali riguardanti manager del Credit Suisse, un record che avrebbe dovuto comportare la sospensione immediata dei manager denunciati, applicando loro il divieto di esercitare l’attività bancaria, con il medesimo rigore che la Finma ha già applicato nei confronti di banche più piccole, fra le quali, notoriamente, anche qualche banca ticinese. Ma qual era l’autorità destinataria di tutte queste denunce penali? Il Dipartimento federale delle finanze oppure il Ministero Pubblico della Confederazione, oppure entrambi? E quale è stato il seguito che queste due istanze penali hanno attribuito alle 16 denunce inoltrate da parte della Finma? Un simile record di denunce penali non avrebbe dovuto comportare l’estensione d’ufficio anche ai crimini finanziari previsti dal Codice penale?

“Una banca come la Svizzera” sta cartellonando dovunque Ubs drappeggiandosi nella bandiera svizzera. “Prudenza, tradizione e rigore”. Ma il parlamento svizzero, il Consiglio federale, la Finma, l’autorità di vigilanza sulle società di revisione, l’autorità giudiziaria penale e le società di revisione, quando pubblicheranno se e come saranno in grado di sorvegliare efficacemente il rispetto di questi buoni propositi da parte dell’Ubs, ossia del maggior rischio sistemico della storia bancaria svizzera?

Questo articolo è stato pubblicato in francese sulla ‘Tribune de Genève’

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