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Oltre la destra e la sinistra

I valori della tradizione occidentale, quali: le libertà di pensiero, di associazione, di iniziativa, di imprenditorialità; la separazione dei poteri; la responsabilità e la tolleranza, vanno ripensati alla luce delle attuali sfide. Il vuoto lasciato dalla sinistra e dalla destra tradizionali è stato riempito da nuove categorie ideologiche contrapposte: nazionalismo, regionalismo, ecologismo, femminismo, radicalismo, antiglobalismo, populismo, euroscetticismo, sovranismo e tanti altri "-ismi".

Queste correnti fanno leva sulle seguenti contrapposizioni: "noi e loro" (nazionalismo e sovranismo); "vicino e lontano" (regionalismo); "avanti e indietro" (ecologismo, femminismo, antiglobalismo); "sotto e sopra" (populismo). Secondo Amartya Sen, Premio Nobel per l'economia nel 1998, ci sarebbe una dicotomia ancor più pertinente quale quella fra possessori di opportunità e chi ne è privo. Il filosofo italiano Dario Antiseri ritiene invece che destra e sinistra sono ormai due parole inutili, perché non ci permettono di differenziare chi tende a rifugiarsi sotto il mantello protettivo dello Stato e chi ama la competizione, il rischio e l'innovazione. Meglio, secondo lui, utilizzare l'opposizione fra "conservatori e liberali", fra chi si orienta verso la necessità di adattamento a un mondo in continuo movimento e chi invoca protezione dai cambiamenti, dalle aperture nazionali e dalla messa in discussione dei parametri tradizionali.

Credo che Antiseri abbia qualche ragione anche per il nostro contesto politico, perché da noi la collocazione dei partiti a destra o a sinistra è alquanto riduttiva, per non dire semplicistica. Anziché piangere sugli esiti della scheda non intestata e sulla frammentazione politica del Gran Consiglio (proponendo addirittura una soglia di sbarramento), i partiti farebbero bene a porsi la questione su come recuperare un ruolo significativo per il Paese. Ci sono certamente delle cose che vale la pena di mantenere ferme, quali alcuni valori fondamentali della nostra tradizione occidentale; ma ci sono delle esigenze di cambiamento che sono ineludibili, pena il ristagno in una situazione di minorità socio-economica rispetto al resto della Svizzera. Al di là delle contrapposizioni ideologiche, i partiti dovrebbero porsi la questione su quale indirizzo vogliamo per il Paese, e non correre a testa bassa nell'affermazione delle loro prerogative ideologiche avulse dal contesto. Io credo che il prossimo futuro richiederà sempre più collaborazioni (non necessariamente alleanze) fra di essi, differenziandosi per aree divergenti (maggioritario?) fra chi vuole imprimere una svolta progressista e chi si arrocca su posizioni nostalgiche e conservatrici; fra chi auspica maggiori aperture e chi difende posizioni tutto sommato anacronistiche.

L'affermazione di una società aperta ha fin qui orientato la moderna democrazia verso i diritti fondamentali dell'uomo, la libera iniziativa e il potere creativo dell'individuo razionale che osa, crea, agisce come libero agente, diventando così l'unità di misura della crescita della società.

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