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Il tedesco a scuola e il salto dello squalo

Nel 1977 la serie TV “Happy Days” era ormai stanca, e gli autori erano a corto di trovate. Decisero così di girare una puntata ambientata al mare, e di mettere Fonzie su due sci nautici. Il resto è storia della cultura popolare. La trovata del “salto dello squalo” diventò sinonimo di un punto di non ritorno, che arriva quando un creativo esaurisce la sua vena e deve inventarsi qualcosa di completamente inverosimile.

L’editoriale di giovedì scorso sull’anticipo del tedesco a scuola forse non sarà ricordato come il “salto dello squalo” per il direttore de laRegione, ma l’impressione è che come minimo stia calzando gli sci d’acqua. Di certo, in questo ennesimo attacco c’è più che altro la stanchezza di una campagna contro il Plr che ormai è più bollita di un carrello alla piemontese.

E lo fa distorcendo la realtà, perché la proposta di anticipare l’insegnamento del tedesco nelle Scuole medie non è dettata dal mondo economico e non è confezionata per questa campagna elettorale, ma viene da molto lontano. È stata avanzata sei anni fa dai Giovani liberali radicali ticinesi, confrontati con la realtà ticinese e d’Oltralpe. Una proposta coerente con quanto discusso e deciso recentemente dal Consiglio cantonale dei giovani (che vorrebbe l’anticipo alle Elementari!), e confermata poi anche dal “Piano strategico” di Aiti. Sul tema, insomma, in Ticino si discute da anni, e in maniera trasversale.

A proposito di invenzioni, sarebbe poi bello anche prendere congedo dalla demagogia di chi denuncia la presunta svolta aziendalista della scuola. Non abbiamo proposto di insegnare “social media marketing” ai dodicenni, ma una lingua: uno strumento culturale che apre verso nuovi luoghi, orizzonti culturali, significati. Tanto più che parliamo di un idioma nazionale, che fa rima con coesione nazionale – la lingua di Goethe, non della Siemens o della Bosch.

Altrettanto subdolo è stato nascondere al pubblico che quella approvata martedì non è un’iniziativa parlamentare elaborata e non definisce a tavolino cosa il Decs debba fare. Ben conoscendo la complessità della griglia oraria, ci siamo limitati a chiedere che il Consiglio di Stato presenti una proposta – magari sulla base di alcune alternative – su cui poi rifletteremo insieme al mondo della scuola. Pur sapendo di ripetere l’ovvio, mi sembra necessario ricordare che l’anticipo del tedesco verrà discusso in combinazione con il cantiere del secondo biennio della Scuola media. Il passo in avanti approvato dal Parlamento, insomma, è stato determinato ma anche prudente. I costrutti di carta velina bagnata sono ben altri, come il superamento dei livelli con esperienze “volontarie” impossibili da mettere a confronto, che nemmeno El Profesor avrebbe mai azzardato.

Infine, non mi resta che constatare come l’editoriale abbia ripetuto per l’ennesima volta, a scopo divisivo, la tesi per cui il Plrt sarebbe ormai assoggettato ai manovratori oscuri della “destra”. La verità è che il nostro partito si sta costruendo una identità politica chiara: questo ci permette di valutare le proposte altrui, in tutti gli ambiti, senza paura di perdere noi stessi. A tutti gli altri partiti ogni tanto diciamo sì, altre volte no: lo dice la cronaca politica e parlamentare, anche quella recentissima, per chi ha voglia di leggerla con onestà.

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L’assioma di Don Chisciotte vale anche per Speziali. Con l’aggravante che la sua relazione “extraconiugale” con l’Udc è ormai alla vista di tutti; pure quando il presidente liberale-radicale (radicale?) prova a “cambiare canale”.

Daniel Ritzer

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