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Scuola media: prima l’inglese poi il tedesco

L’idea di introdurre l’insegnamento del tedesco dalla prima media ha, fortunatamente, incontrato l’opposizione, del tutto ideologica, solo del Ps. La stessa dimostra, ancora una volta, delle spinte verso il basso per quanto attiene alla formazione obbligatoria, il tutto in nome dell’inclusione, quasi fosse l’unico valore in gioco nella scuola che peraltro, come tale, non rappresenta un bene assoluto per i nostri ragazzi.

L’idea è tuttavia oggettivamente valida ma impone una riflessione più ampia a fronte della debordanza del dialetto svizzero-tedesco nel nostro Paese.

In effetti, è evidente che faticare per anni per imparare la lingua tedesca, quella scritta, quella che si può apprendere sui libri di scuola e poi doversi forzatamente confrontare con un dialetto così pervasivo può ingenerare frustrazione, almeno in chi vi scrive, e rappresenta anche un oggettivo problema di comunicazione.

La mia vuole, quindi, essere una riflessione su un passo che andrà quanto prima compiuto per il bene dei nostri ragazzi, guardando ad un futuro prossimo e soprattutto al riguardo dell’atteggiamento oggettivamente poco rispettoso dei nostri connazionali svizzero-tedeschi che applicano il loro dialetto come vera e propria lingua nazionale. Il tutto in spregio delle importanti ragioni di coesione nazionale.

Si tratta, quindi, di prendere con urgenza in considerazione l’introduzione, già dalla prima media, dell’apprendimento della lingua inglese, la quale, stante questa rigidità e chiusura dei nostri connazionali dialettofoni, diventerà giocoforza la lingua di comunicazione a livello nazionale, come peraltro sta già avvenendo per le nuove generazioni, così poco inclini ad imparare il tedesco rispetto alla ben più universale lingua di Shakespeare.

Qualcuno potrà obiettare che non voler apprendere in maniera approfondita e generalizzata la lingua tedesca potrebbe significare mettere in discussione la cosiddetta coesione nazionale. Ebbene, se c’è qualcuno che ostacola la coesione nazionale non è certo il Canton Ticino dove i ragazzi hanno sempre fatto enormi sforzi per imparare le lingue nazionali: il francese già dalle Elementari e poi il tedesco dalla seconda media. Tutto al contrario dell’atteggiamento della maggioranza, come detto dominante, e poco rispettosa dell’altra Svizzera. Un po’ più di modestia da parte degli svizzero-tedeschi non danneggerebbe certo: il loro idioma è parlato solo da 6 milioni di persone a fronte dei 100 milioni di tedeschi in Germania ed è una lingua che non può essere imparata, dico io anche per fortuna, dai libri.

Del resto vi sono corsi di dialetto che i malcapitati italofoni sono a volte chiamati a seguire per lavorare in aziende svizzero-tedesche che si fregiano di essere internazionali. Questo avverrà sempre meno, per fortuna, proprio a causa di questo dialetto così provinciale e limitativo ed anche così variato nel territorio.

Quindi, ben venga anticipare lo studio di una lingua già dalla prima media. I nostri ragazzi hanno, senz’altro, la capacità di affrontare questa sfida, peraltro molto stimolante per loro perché li proietta nel mondo.

Tuttavia, la scelta dovrà giocoforza cadere sulla lingua inglese, l’unica a dare garanzie a lungo termine.

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