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La dignità non ha prezzo

(Ti-Press)

Quando andiamo al supermercato ci chiediamo in che condizioni quella carne è stata prodotta? Spesso siamo di fretta e pensiamo già a cosa cucineremo e tutto il resto sembra non essere così rilevante. Già siamo con la mente alla pubblicità della bella grigliata che mette allegria.

Se ci chiedessimo invece dove e come ha vissuto l’animale che ha prodotto quella carne, potremmo scoprire che anche se di origine svizzera, è stato allevato in condizioni sicuramente legali ma non sempre per questo rispettose della sua dignità. Magari era un maiale che è rimasto rinchiuso in uno spazio molto ristretto, ammassato con altri animali altrettanto stressati, senza mai poter uscire a respirare aria fresca o avere lo spazio per sgranchirsi le gambe e distrarsi godendo di un po’ di luce solare e che per questo ha sofferto molto durante la sua breve vita. Poi è arrivato il suo turno ed è stato macellato.

Tutti noi abbiamo sofferto durante il Covid per essere stati costretti in casa anche per qualche giorno senza poter uscire a fare due passi all’aria aperta, poi per fortuna le cose sono cambiate e siamo finalmente tornati a uscire per godere dell’aria aperta, perché nessuno si sognerebbe di vivere per tutta la vita all’interno e magari in uno spazio molto ristretto. Ma questo il più delle volte non succede agli animali da allevamento e l’iniziativa "No all’allevamento intensivo in Svizzera" chiede che in un tempo di 25 anni ci si organizzi per dare agli animali d’allevamento un po’ più di spazio vitale e il diritto di prendere una boccata d’aria anche all’aperto, perché grazie alla loro seppur breve esistenza ci nutrono con la loro carne. Di sicuro la qualità della loro vita e di conseguenza della loro carne non potrà che essere migliore.

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