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No all’imposta preventiva, incentivo all’illegalità

La proposta in votazione il 25 settembre prevede la defiscalizzazione delle rendite delle obbligazioni, mentre i nostri conti risparmio continueranno a essere sottomessi all’attuale imposta preventiva del 35%. Si tratta di una palese disparità di trattamento che favorisce solo chi possiede i mezzi necessari per investire il proprio denaro nelle obbligazioni, non rispettando i principi di giustizia fiscale contenuti nella Costituzione federale.

L’imposta preventiva ha come funzione principale la garanzia che le imposte dovute siano effettivamente pagate. È un deterrente contro la frode fiscale: se le condizioni legali sono rispettate, è restituita. Ogni privato, ogni azienda che dichiara correttamente il rendimento dei suoi risparmi o delle sue obbligazioni recupera integralmente l’importo di questa imposta anticipata, che non è aggiuntiva, ma è richiesta a titolo cautelativo. Si paga esclusivamente se la dichiarazione non è corretta o non rispetta l’insieme delle condizioni legali nel tentativo di eludere il fisco.

Un’abolizione avrebbe un costo molto alto per le collettività pubbliche: con una risalita a condizioni più normali dei tassi d’interesse la perdita è valutata fra i 600 e gli 800 milioni di franchi, una parte molto consistente dei quali finirebbe nelle mani dei grandi gruppi stranieri e uscirebbe dal circuito economico svizzero. Favorite sarebbero le aziende o i privati che acquistano questo genere di titoli e che oggi preferiscono pagare l’imposta preventiva che dichiarare questo reddito nel loro paese: i grandi evasori internazionali.

Dobbiamo rifiutare una riforma iniqua che priva le collettività pubbliche svizzere di centinaia di milioni per il profitto di grandi gruppi stranieri che desiderano nascondere le loro rendite al fisco a danno dei contribuenti onesti!

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