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Basta tirarci delle zappe sui piedi!

Da un recente studio della Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale emerge come l’allevamento animale in Svizzera in caso di accettazione dell’iniziativa il 25 settembre verrebbe letteralmente stravolto. Il dato più clamoroso è sulla produzione della carne di pollo in percentuale al suo consumo attuale: già oggi è solo il 58% e con l’iniziativa si ridurrebbe a un misero 5%. La produzione di uova si contrarrebbe del 30%. Stesso discorso per la carne suina, che passerebbe dal 92 al 50%. Come confermato dallo studio, la carne di pollo e di maiale svizzera costerebbero molto di più e diventerebbero prodotti di nicchia per pochi. Il turismo degli acquisti invece sì che ne beneficerebbe! Diventeremmo massicciamente dipendenti dalle importazioni estere, con tanti saluti alla sicurezza e alla sovranità alimentare e a una produzione di prossimità i cui standard di allevamento e di benessere animale sono già nettamente superiori rispetto ai Paesi vicini. E la crisi del Covid prima, le conseguenze della guerra e della grave siccità ora, mostrano chiaramente cosa significa dipendere da forti importazioni estere… Sebbene i favorevoli all’iniziativa dicano che per le importazioni devono vigere gli stessi standard che vogliono imporre all’agricoltura svizzera, ciò è inattuabile e va contro gli accordi internazionali. Gli iniziativisti in realtà mirano solo a diminuire il numero di animali da reddito in Svizzera, demonizzando le nostre abitudini di consumo alimentare. Delle migliaia (!) di posti di lavoro che si perderebbero, delle leggi svizzere in costante aggiornamento e di quanto i contadini svizzeri fanno quotidianamente per il benessere degli animali, importa loro ben poco. Bocciamo questa inutile e assurda iniziativa sull’allevamento intensivo.

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